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«Metteremo un argine ai rincari»

di Luca Benecchi

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1 agosto 2007

Non stiamo parlando di salmone o caviale. Ma di pane, pasta e latte. Gli alimenti più semplici, diffusi e necessari. E accessibili a qualsiasi tasca. Nonostante questo i prezzi alla produzione stanno vivendo un periodo di tensioni al rialzo senza precedenti. La causa, spiegano gli esperti, è l'improvvisa e pesante impennata sui mercati internazionali di materie prime come la semola e il latte. Le colpe sarebbero degli andamenti climatici sfavorevoli alle coltivazioni (i lunghi periodi di siccità) e la crescente domanda dei paesi emergenti, Cina in primis.
Secondo le stime di Coop Italia, la più importante centrale di acquisto italiana, nell'ultimo mese gli aumenti della pasta all'ingrosso oscillano tra il 10 e il 20%, mentre per le farine si va dal 20 al 30%. L'incremento del prezzo del latte a lunga conservazione è segnalato invece tra il 10 e il 20%, oltre il 20% per il burro, 15% per i prodotti derivati. Ma non basta, la crescita dei cereali inciderà in modo considerevole sull'alimentazione zootecnica, con le relative conseguenze sui prezzi di uova, carni e pollame. «Stando così le cose prevediamo un aumento dell'inflazione di ulteriori due punti percentuali già da quest'anno, ma la tendenza al rialzo mette una seria ipoteca anche sugli andamenti inflattivi del prossimo anno – spiega Vincenzo Tassinari, presidente di Coop Italia –. Da parte nostra, cercheremo di contrastare aumenti che siano ingiustificati e speculativi, ma le incertezze dei mercati mondiali creano tensioni in una fase già statica dei consumi e incideranno sul potere d'acquisto delle famiglie».
Le aziende della grande distribuzione non nascondono le difficoltà «anzi – sottolinea Paolo Fregosi, direttore generale di Adm, l'associazione che raccoglie tutte le imprese del settore – vogliamo contribuire a rendere l'informazione più trasparente e corretta possibile per evitare alle famiglie italiane tragiche sorprese al rientro dalle vacanze». Fregosi ci tiene a rilevare come la causa di tutto questo sia da cercare al di fuori dei nostri confini e che ci sarà un grande impegno per limitare i danni, anche perché si tratta di prodotti di prima necessità. Anche se la vistosa entità degli incrementi pone un problema da non sottovalutare. «Le strade è obbligata: si passerà dalla riduzione dei margini per le imprese alla dilazione degli aumenti in un arco temporale più ampio. Poi politiche commerciali aggressive e l'inevitabile taglio dei costi». Questa volta proprio l'accentuata concorrenza tra i supermercati potrebbe salvare i consumatori da aumenti ingiustificati. C'è poi da dire che a subire i maggiori rincari saranno gli alimenti di base, quelli con più utilizzo di materia prima, mentre nel caso dei derivati si potranno assorbire in modo meno eclatante. Un impatto, dunque, che sarà sentito maggiormente nei discount.
Salvatore Dina, direttore commerciale gruppo Pam, racconta come «ormai il prezzo di alimenti come il pane o il latte non è più fatto solo dal costo all'ingrosso ma anche da un'attenta verifica di ciò che fanno i concorrenti. Perché è preferibile ridurre i guadagni che perdere i clienti. Se si muovono i grandi anche gli altri li seguiranno». Una delle contromosse per ridurre la spinta inflazionistica è l'uso dello stock. Molte aziende incrementano in modo consistente il deposito di prodotti a lunga scadenza per vendere a prezzi inferiori, fino ad esaurimento delle scorte. Il resto lo fa la contrattazione con i fornitori. «Già ad agosto – dice Dina – i produttori di latte ci hanno chiesto incrementi tra l'8 e il 12%. Noi abbiamo ottenuto di riconoscergli un 4,6% subito e un 4,6% nel mese di settembre». Ma è difficile pronosticare quando avverrà l'aumento del prezzo di vendita perché non c'è nulla di automatico. «Anche se da qualche parte queste risorse pur bisogna recuperarle». Per restare competitivi siamo costretti a stressare al massimo l'efficienza – conclude il direttore commerciale di Pam – riduciamo le spese di trasporto, tagliamo i costi del lavoro e determinati servizi pensati per aumentare la fiducia del cliente».
Mario Maiocchi, presidente di Metro Italia, invece pensa che in fondo le fluttuazioni delle materie prime siano una dinamica naturale. «Quando si creano nuove domande a livello globale i mercati si adeguano. La cosa importante – continua Maiocchi – è che la grande distribuzione continui ad avere un visione di lungo periodo evitando politiche tese alla speculazione sui prezzi che non porterebbero molto lontano». D'altra parte con l'avvento dell'euro e della liberalizzazione del settore «questi comportamenti poco virtuosi che miravano a fare profitto grazie all'inflazione sono stati definitivamente abbandonati».

Dai fornitori alla Gdo

+20 / Semola
+20-30 / Farine
+10-20 / Pasta
+10-20 / Latte a lunga conservazione
+20 / Burro
+5 / Yogurt
+15 / Prodotti derivati dal latte
+20 / Olive sottolio

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