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Effetto Europa per il latte

di Massimo Agostini

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1 agosto 2007

I primi segnali risalgono a marzo-aprile: l'aumento della domanda internazionale di latte e prodotti derivati, a un ritmo del 3% annuo, associato all'esaurimento delle scorte di magazzino, sul mercato europeo e in Germania in particolare ha determinato un progressivo aumento della richiesta di burro e latte in polvere. E di fronte a un incremento dell'offerta che non supera l'1%, i prezzi sono saliti.
Di questi rincari la Commissione Ue è «consapevole e sta seguendo attentamente l'evoluzione della situazione». Anche se per ora non rimetterà in discussione il sistema delle quote latte: in attesa della sua abolizione - nel 2015 - l'anno prossimo saranno adottate eventuali misure di transizione.
«Il nostro mercato di riferimento è quello tedesco – spiegano in Assolatte, l'associazione che riunisce le imprese del settore – e siccome le forniture da quel Paese sono diminuite e i quantitativi di latte in Italia sono in linea con quelli del 2006, è chiaro che anche da noi si avvertono forti tensioni sulle quotazioni delle materie prime». Una situazione di pesantezza che si aggiunge all'aumento del 5% del prezzo alla stalla concordato quest'anno con il mondo agricolo: 0,331 euro il litro, a fronte dei 0,269 euro della Germania e dei 0,282 euro il litro nella media Ue-25.
«Il problema – osserva Luca Ferrarini, direttore approvvigionamenti materie prime di Granarolo, società bolognese leader del latte fresco, con oltre 7,8 milioni di quintali lavorati e un fatturato di 907 milioni – è che ora in Germania le quotazioni del latte alla stalla sono schizzate a 45 centesimi il litro. Di riflesso, questa mattina (ieri per chi legge, ndr) la Camera di commercio di Lodi ha quotato il latte italiano “spot”, cioè quello non vincolato da contratti annuali, oltre i 40 centesimi. E non dobbiamo stupirci se le quotazioni fissate ad Hannover per il burro grezzo influenzano quelle italiane: lunedì, per lo stesso semilavorato, la Camera di commercio di Milano ha segnato un rincaro del 50%».
«Siamo ben oltre la variabilità dei prezzi, nell'ordine di qualche millesimo di euro, che normalmente si registra in questi mesi – dice Vito Orsatti, direttore del Consorzio Latterie Virgilio di Mantova, un fatturato di 338 milioni –. Per ora siamo obbligati a stare alla finestra, ma queste tensioni potranno riflettersi sui prezzi al consumo».
«Siamo stretti nella morsa di prezzi e costi di produzione crescenti – avverte Giovanni Cucchi, presidente della Cooperlat di Jesi (Ancona), altro big del settore, con un fatturato di 250 milioni –: ora bisognerà ritarare la catena del valore tra i diversi passaggi della filiera tagliando i costi superflui».

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