Il caro-prezzi dei prodotti alimentari sta infiammando questa calda estate, ma il ministro delle Politiche agricole, alimentari e forestali, Paolo De Castro, rassicura: «Gli allarmismi oggi sono ingiustificati. Il Governo, comunque, continua l'attento e costante monitoraggio per bloccare fenomeni speculativi e l'azione di moral suasion su tutti gli attori del mercato».
Il ministro raccoglie però positivamente la proposta lanciata dalla Confederazione italiana degli agricoltori (Cia), che sollecita l'apertura di un tavolo di confronto tra il Governo e l'intera filiera per «individuare – spiega il presidente Giuseppe Politi – le strade più opportune per scongiurare aumenti dei prezzi».
«Appena gli strumenti messi in campo – afferma De Castro – dovessero segnalare fenomeni speculativi interverremo immediatamente non solo convocando la filiera, ma anche con eventuali azioni legislative».
Ma per cominciare il ministro invita a valutare attentamente i dati. «La tendenza al rialzo dei prezzi delle materie prime, dai cereali al latte – afferma – è forte non solo in Europa ma nel mondo, e sta alterando l'equilibrio tra domanda e offerta, ma non è certo l'impegno sul fronte delle agroenergie degli Stati Uniti, del Brasile o della Germania che sta facendo impennare i cereali. Il problema è la domanda della Cina, l'aumento dell'11% del Pil sta provocando un vero sconquasso».
D'altra parte, però, De Castro sottolinea che i prezzi dei prodotti alimentari al consumo continuano ad avere un effetto deflattivo con aumenti decisamente più bassi rispetto al petrolio, ai trasporti e alle telecomunicazioni. Resta comunque un problema strutturale della filiera che, secondo il ministro, richiede interventi forti. E d'altra parte proprio la tempesta sui prezzi di questi giorni ha messo in luce la spaccatura tra i diversi operatori con scambi d'accuse al vetriolo tra agricoltori e industriali. Ma il ministro sostiene che non tutto va male. Alcuni settori (è il caso del sistema avicolo), grazie a una efficiente organizzazione, hanno raggiunto una capacità contrattuale tale da aver scatenato addirittura le proteste della distribuzione italiana ed estera. Ci sono invece casi come l'ortofrutta (solo il 30% del prodotto è organizzato), che mettono a nudo tutta la fragilità di una cronica frammentazione. De Castro cita anche la profonda crisi del comparto suinicolo e quella della linea del vitello a carne bianca messa in ginocchio dall'impennata del 141% del prezzo del latte in polvere. Una situazione dunque assai complessa con un settore agricolo che spesso è costretto ad assorbire gli aumenti del listini per la scarsa capacità contrattuale.
I prezzi dei prodotti agricoli – denuncia la Cia – si gonfiano dal campo alla tavola: nel settore dell'ortofrutta si registrano aumenti anche di venti volte, un litro di latte passa da 0,34 euro alla stalla a 1,40 euro al consumo. E la Confagricoltura incalza: si parla solo dei rincari, ma si tace del brusco calo a due cifre di molti prodotti dall'olio d'oliva (–19%) alla frutta (–47,5% i cocomeri e –28% le pesche). In una valutazione di lungo periodo (dal 2000 al 2006), secondo la confederazione degli imprenditori agricoli, per i prodotti lattiero caseari si rileva una flessione del 4,5%, mentre lievitano i costi di produzione.
Alla filiera serve dunque una scossa. E se l'industria, avverte De Castro, deve utilizzare più materia prima italiana, gli agricoltori devono essere in grado di fornire un prodotto adeguato alle richieste. Intanto il ministro annuncia il via libera a nuovi incentivi per rafforzare la filiera. Sono stati sbloccati, infatti, 50 milioni per nuovi «contratti di filiera», e in pole position ci sono progetti per il grano duro e la carne.