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Lievi rincari a settembre

di Rosalba Reggio

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13 agosto 2007

L'allarme parte dai produttori e dall'industria della lavorazione ma, per il consumatore, il prossimo settembre non sarà un mese di grandi rincari per il settore alimentare.
I preoccupanti rialzi di alcune materie prime e i problemi di resa dei raccolti dell'ortofrutta facevano temere il peggio per le tasche delle famiglie. La grande distribuzione organizzata, però, getta acqua sul fuoco. «Sul paniere complessivo di prodotti – spiega Massimo Viviani, direttore generale di Federdistribuzione –, dopo l'estate si registreranno moderati incrementi di prezzo, ma i rincari saranno allineati o di poco superiori all'inflazione programmata (1,7%)».
Nessun allarme prezzi, dunque, per le tasche del consumatore, almeno per quanto riguarda gli alimentari. La conferma arriva anche da Dino Abbascià, presidente della Fida, la federazione dei dettaglianti nell'alimentazione, che spiega come, «nonostante l'aumento del latte e i problemi provocati dalla stagione calda, non si prevedano rincari nè sul settore caseario, nè sull'ortofrutta». Il delicato "sistema" di cuscinetto, che permette di non scaricare sul consumatore finale tutti i rialzi accumulati nella filiera del prodotto non può reggere, però, senza contributi esterni. «I problemi legati alla produzione agricola sono strutturali – aggiunge Viviani di Federdistribuzione –, e richiedono forti interventi: l'agricoltura italiana deve modernizzarsi e adeguarsi alle nuove regole di mercato e l'industria deve continuare nel suo impegno di tenere a freno i rialzi. Ma il vero intervento va fatto sugli altri e ben più pesanti costi delle famiglie, primo fra tutti quello dell'energia». Ma se il consumatore non sarà, almeno per ora, interessato dalle tensioni sui prezzi, i produttori denunciano una stagione "calda". I motivi di queste tensioni? Il clima prima di tutto. I prodotti agricoli sono condizionati dal fattore tempo. L'inverno appena trascorso – caratterizzato da poche piogge e da un clima piuttosto mite – ha giocato "contro" la resa di numerosi raccolti. Le punte di calore di luglio, poi, hanno fatto il resto, riducendo il numero dei prodotti, in alcuni casi già inferiori alle richieste di mercato. A ciò si aggiunge la crescente richiesta mondiale, appesantita da economie con crescita a due cifre che sbilanciano gli equilibri esistenti.
La produzione
Il grano rappresenta un esempio emblematico: cresciuto del 67,5 per cento da luglio 2005 a luglio 2007 e scambiato ai massimi storici all'Euronext di Parigi (più di 210 euro a tonnellata), è carissimo anche oltreoceano. L'approvvigionamento di questo cereale rappresenta ormai un problema sia per la scarsità sia per il prezzo. «La produzione nazionale di frumento – spiega Lorenzo Bazzana, responsabile economico della Coldiretti –, non è stata certo favorevole a causa dell'inverno troppo mite. Anche se maggiori superfici sono state impegnate per il grano, la resa è stata minore. Ma il discorso può essere esteso a tutto il settore ortofrutticolo». I rincari alla produzione stimati dalla Cia, la Confederazione italiana agricoltori sono estesi, in diversa misura, a quasi tutti gli alimentari. I maggiori riguardano il pollame (+5/5,5%), i formaggi (+4/7%) e i cereali (+6/9%). Secondo la Cia la crescita dei prezzi alla produzione è influenzata principalmente dall'aumento dei costi dei servizi e dei carburanti, oltre a fattori legati alla debolezza dell'offerta rispetto alla richiesta.
La lavorazione
Il primo anello che risente dei rincari della materia prima è quello dell'industria della lavorazione.
«Il problema dei prezzi dei cereali è mondiale», spiega Ivano Vacondio, presidente di Italmopa, l'associazione industriali, mugnai e pastai d'Italia. «Ma è soprattutto italiano, in virtù dei livelli della richiesta del Paese. L'Italia è infatti nel mondo il cliente numero uno del grano, con un bisogno di 70 milioni di quintali di frumento. Trenta milioni di grano duro, servono per la produzione della pasta, trenta milioni di grano tenero per pane e dolci, e dieci/quindici milioni servono a soddisfare le richieste di alimentazione zootecnica. È ovvio che un aumento così elevato della materia prima si riversi sui prezzi alla produzione. Nel caso della pasta, ad esempio, l'incidenza della semola, sul nostro prezzo è pari al 50 per cento». Diverse motivazioni ma stesso trend, di rialzo, per il settore della carne. «Un aumento dei prezzi nei prossimi mesi è inevitabile – spiega Luigi Scordamaglia, vice presidente di Assocarni e di Federalimentari –. Soprattutto per la carne bovina esiste un problema di disponibilità della materia prima, tanto che la macellazione è calata del 6 per cento nel primo semestre del 2007. Crescono anche i costi di mantenimento e di alimentazione degli animali e solo le industrie di trasformazione di dimensioni adeguate e con tecnologia innovativa, sono in grado di competere sui mercati internazionali».

I NUMERI
70mln
La domanda di grano
Sono i quintali di grano necessari per soddisfare la domanda nazionale: l'Italia è il primo cliente al mondo per consumo e gran parte della materia prima arriva dal mercato estero
-13%
La raccolta di mele
È il calo registrato dalla raccolta di mele nell'Unione europea a 27, ma se si guarda alla Ue a 15 la raccolta registra un incremento del 2 per cento: la produzione italiana tiene, ma ora va verificata la qualità del prodotto

LE POSSIBILI TENSIONI SUI LISTINI

PASTA
Il forte incremento del prezzo del grano duro ha appesantito i costi di produzione della pasta derivati, per il 50%, dal costo della materia prima
PANE
Anche il grano tenero ha registrato forti incrementi di prezzo. Per la produzione di pane l'Italia deve importare il 50% della materia prima
LATTE
La produzione nazionale di latte ha subito un calo. A "stressare" le mucche l'afa e il clima torrido registrati nelle stalle durante il mese di luglio
CARNE
In questo settore pesa soprattutto la poca disponibilità della materia prima. I bovini italiani sono passati da 10 a 6 mln di capi in pochi anni
UOVA
I rialzi dei prezzi alla produzione sono il risultato indiretto dei maggiori costi di alimentazione zootecnica, provocati dai rincari dei cereali
OLIO
Le stime della Coldiretti sulla raccolta delle olive non sono positive. Ma la grande distribuzione prevede leggeri ribassi per il prezzo dell'olio
VINO
Il clima asciutto della passata stagione ha provocato una diminuzione nella produzione di uva, ma il grappolo dovrebbe essere più sano
UVA
Come per il vino, il prezzo dell'uva potrebbe essere condizionato da una produzione al di sotto delle stime e da una buona qualità del grappolo
AGRUMI
Per gli agrumi le stime della raccolta non sono abbondanti. Allarme anche per gli incendi che nel sud hanno distrutto numerosi agrumeti

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