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«Alimentare, rischio-prezzi»

di Nicola Dante Basile

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19 luglio 2007

«È paradossale pensare che mentre da una parte la dieta mediterranea viene proposta come patrimonio mondiale dell'umanità (se n'è fatto promotore internazionale la Spagna, ndr), dall'altra molti prodotti della tradizione alimentare italiana sono oggi a rischio».
Più che indispettito è allarmato il presidente di Federalimentare Gian Domenico Auricchio. È allarmato per la piega che sta prendendo la folle corsa dei listini che negli ultimi mesi dall'America all'Europa ha sconvolto gli equilibri dei mercati delle materie prime agroalimentari e messo a dura prova le imprese italiane che di quelle materie prime sono i principali utilizzatori.
«Stiamo assistendo a rincari mai registrati in precedenza», lamenta Auricchio, che ha dedicato un consiglio della federazione quasi unicamente al problema dei prezzi. E spiega che vi sono materie prime che nell'arco di dodici mesi sono aumentate del 20% (uova), del 30%(latte e oli vegetali), del 40-50% (carni e burro), del 60%(cereali) e perfino del 100% come il latte in polvere. «Alla base di questi rincari – spiega il numero uno di Federalimentare – ci sono la diminuzione delle disponibilità e l'applicazione della nuova Pac che non permettono di approvvigionarsi in modo sufficiente. A questi vanno poi ad aggiungersi i diffusi fenomeni speculativi».
La questione è di vitale importanza per le industrie alimentari. Che a questo punto si trovano in condizione di non potere più fare fronte con i normali strumenti a loro disposizione.
«Finora le imprese sia pure con difficoltà hanno cercato di riassorbire i forti differenziali di costo, finendo per intaccare scorte e margini a disposizione. Ora però questo non è più possibile farlo», lascia intendere Auricchio. E a chi come la Coldiretti, che proprio ieri ha definito «strumentale imputare alle materie prime agricole la responsabilità dei rilevanti aumenti al consumo», il presidente di Federalimentare si limita a osservare che «questi rincari sono un problema internazionale che coinvolge tutti». E dunque sarebbe auspicabile un maggiore dialogo tra le parti.La conferma arriva dalla vicina Francia, Paese di grande tradizione agricola, dove la locale associazione industriali ha indetto un incontro urgente con le altre organizzazioni sindacali per individuare le cause degli aumenti delle materie prime e studiare eventuali strategie comuni.

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