Dopo una breve pausa, legata al miglioramento del clima negli Stati Uniti, il frumento ha ripreso a correre, riportandosi ai massimi da undici anni al Chicago Board of Trade e aggiornando il record storico sui mercati europei. Primati preoccupanti, che – uniti ai forti rincari di altri prodotti agricoli – stanno alimentando quella che è già stata battezzata «agflazione» ossia inflazione di origine agricola. A innescare il rally del frumento sono state soprattutto preoccupazioni di ordine meteorologico: dopo la grave siccità che ha devastato le coltivazioni nell'Est europeo (soprattutto in Ucraina, uno dei maggiori «granai» del Vecchio continente), un'ondata di freddo e pioggia ha rallentato – e molto probabilmente deteriorato – il raccolto in Francia, Gran Bretagna e Germania. Anche gli Usa hanno avuto qualche problema climatico ma la situazione si poi è rivelata migliore del temuto. E l'export si è impennato: secondo il dipartimento per l'Agricoltura americano (Usda), nella campagna commerciale iniziata il 1° giugno gli ordini dall'estero sono aumentati del 44% rispetto a un anno fa. In questi giorni molti Paesi nordafricani, colpiti dalla siccità, sono a caccia di grano. E gli Usa, favoriti dal dollaro debole, dominano le vendite. La concorrenza europea deve ancora completare un raccolto che, agli occhi degli analisti, appare sempre più risicato. Mentre bisognerà attendere fino all'autunno per l'arrivo sul mercato del grano canadese e australiano.