Ambientalisti si nasce, non si diventa

di Luca Tremolada

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15 ottobre 2007

Guai a parlare di moda. L'iniezione di verde che sta vivendo l'industria dell'informatica è senza precendenti e, a sentire i diretti interessati, destinata a durare. Almeno così la pensa Fujitsu Siemens, la multinazionale nippo-tedesca che fin dal 1998 ha abbracciato i temi ambientali. «Per noi non c'è nulla di nuovo – ricorda severo Bernd Bischoff, Ceo di Fujitsu Siemens –. Nel 1993 abbiamo presentato il primo Pc verde, nel 2002 abbiamo prodotto le schede madri senza piombo con procedimenti eco-compatibili. E non ci siamo fermati, continuiamo a investire nel risparmio energetico e nel riciclo dei componenti elettronici».
Il credo ambientale però solo negli ultimi anni ha convertito buona parte del settore It. Prima erano le normative sovranazionali a dettare i tempi del rinnovamento tecnologico. Con buona pace dei piccoli produttori di hardware, abili a clonare apparecchiature elettriche senza badare troppo al risparmio energetico.
Negli ultimi mesi invece, prima nelle presentazioni per la stampa, poi nelle pubblicità ha cominciato a farsi largo la preoccupazione per l'ambiente. E come, spiega bene l'istituto di ricerca Forrester, ora un po' tutti i player fanno a gara a mostrare le proprie credenziali ambientali, dando vita a una guerra più di marketing che di sostanza.
Per questo chi è partito per tempo investendo denaro nelle tecnologie "pulite" per l'informatica ora guarda con non poco scetticismo ai nuovi competitor. «Ci vogliono anni di ricerca per ottenere prestazioni in linea con quanto richiede il mercato», spiega il numero uno di Fujitsu Siemens. «Solo oggi – sottolinea – siamo in grado di garantire performance ma soprattutto prezzi sostenibili. Questo perché le competenze non si improvvisano».
Come non si improvvisa la sensibilità ambientale. Lo stesso Bishoff non nega che, nonostante la massiccia campagna di marketing e nonostante i continui allarmi sul riscaldamento climatico, non sono molte le imprese che hanno deciso di affidarsi a un sistema informativo "verde". Soprattutto in Italia dove ancora c'è chi pensa che eco-sostenibilità sia sinonimo di prezzi più alti e performance più basse. «Molto dipende da fattori culturali – aggiunge –. In Germania o in Svezia il mercato è più attento ai risparmi che si possono ottenere riducendo i consumi energetici. Stesso discorso in molti Paesi del nord Europa».
Eppure, i numeri oggi ci sono. E le possibilità di guadagno per una impresa sulla base dei consumi energetici non sono affatto secondarie. Nel 2007, Fujitsu nei suoi stabilimenti di Augsburg si aspetta di risparmiare 500 mila euro all'anno nella bolletta e ridurre di 3.300 tonnellate le emissioni di anidride carbonica. Inoltre oggi i fornitori di It più attenti stanno già offrendo soluzioni ecosostenibili. Non più solo hardware.
Il che moltiplica le economie di scala. Sempre, naturalmente, a patto che non sia una moda.

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