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L'architetto Piero Lissoni: «Ecco perché mi piace la 500»

di Serena Danna

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2 luglio 2007

«Finalmente una macchina non volgare». Piero Lissoni, pilastro del design made in Italy, promuove a pieni voti la nuova 500, una macchina «allegra» e «life oriented», che secondo l'architetto milanese recupera un senso estetico che negli ultimi anni il settore automobilistico aveva perso.

«Negli ultimi trenta anni le aziende automobilistiche hanno sfornato automobili che sembravano ispirate ai robot dei cartoni animati, dice. Macchine orrende, con forme spaziali e una fisionomia da Ufo Robot».

Per il «poeta del minimale» del design italiano, la nuova 500 è invece una «macchina chic», un «bel progetto» destinato a diventare un oggetto cult. «Mi piace questa idea di evoluzione che c'è alla base del progetto. Spesso funziona di più del disegno tout court.

Piuttosto che dare forma a un'idea astratta, sono partiti da un oggetto concreto, un modello, che ha fatto da guida per la sua rivisitazione. Hanno recuperato un alfabeto che viene dal passato ma che è in grado di sprigionare una freschezza nuova». Ma non chiamatela operazione nostalgia: «Nostalgia ha un sapore troppo legato al passato, la nuova 500 è invece una macchina che sa anche di futuro».

Certo, l'architetto ammette che senza quel nome e soprattutto senza l'immaginario al profumo di canzonette anni Cinquanta e primi baci legato al marchio, l'automobile sarebbe stata «l'ennesima city car». Invece, la nuova Fiat 500 è già un mito. Che può ancora attraversare, come faceva in passato, tutti gli strati sociali. «Perché la 500 non è mai stata uno status symbol, piuttosto è legata a uno stile di vita, che prescinde l'aspetto meramente economico». E proprio questo essere «life oriented», piuttosto che «car oriented» ne fa già un'operazione vincente.

Alla domanda se la nuova 500 sia una macchina femminile, l'architetto milanese risponde che la neonata di casa Fiat non attraversa solo le gerarchie sociali ma anche i generi sessuali: «In questo periodo di confusione di generi e di valori, mi piace l'idea di una macchina di confine, a cavallo tra femminile e maschile, passato e futuro, sacro e profano». Per l'architetto anche la possibilità di personalizzazione dell'auto, già praticata da diversi marchi, è una carta vincente: quello che di solito è riservato alle macchine di lusso, diventa possibile anche per una city car. Lissoni non ha dubbi: «Poter decidere come "vestire" la propria auto, scegliendo gli interni e gli optional in base ai propri gusti ed esigenze, per di più a un prezzo accessibile, fornisce una ragione ulteriore per preferirla ad altre macchine».

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