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23 giugno 2007

Prove d'intesa dopo il voto di martedì al Senato

di Marco Bellinazzo

La partita è aperta. Dopo le indiscrezioni circolate giovedì negli ambienti governativi (anticipate ieri dal Sole-24 Ore), prende corpo la "road map" per gli studi di settore con l'obiettivo dichiarato di riallacciare il dialogo con i ceti produttivi e il popolo delle partite Iva. Soprattutto con quelli residenti al Nord che alle ultime elezioni hanno voltato le spalle all'Unione (oggi a Treviso è in programma un'altra manifestazione di protesta).
Martedì prossimo, dopo il voto al Senato sulle mozioni di maggioranza e opposizione, potrebbero partire le convocazioni dirette a organizzazioni di categoria e professionisti per riavviare le trattavive sugli studi. Se, come tutto lascia pensare, l'Unione approverà la mozione depositata ieri a firma di tutti i capigruppo, le cinque confederazioni che rappresentano Pmi, artigiani e commercianti si siederanno al tavolo in una posizione di forza rispetto al ministero dell'Economia. Da via XX Settembre si rivendica la continuità fra l'iniziativa parlamentare e la politica fiscale seguita in questo primo, non facile, anno di governo. Ma il "mandato" di Palazzo Madama che impegna l'Esecutivo a interpretare in modo sperimentale i nuovi indicatori di normalità, a prorogare al 30 settembre l'invio telematico di Unico e a esonerare le Pmi dal nuovo obbligo di trasmissione degli elenchi Iva clienti e fornitori rappresenta un campanello d'allarme per Tommaso Padoa-Schioppa e Vincenzo Visco.
Come ha notato Francesco Distefano vicepresidente del Consiglio nazionale dei ragionieri: «La mozione presentata dalla maggioranza è una novità positiva, da cui potrebbe derivare una sostanziale inversione di marcia nelle politiche fiscali. A un'attenta lettura questa mozione si rivela essere una clamorosa sconfessione dell'operato del Governo». Anche la Lapet, l'associazione nazionale dei tributaristi, presieduta da Roberto Falcone, ha apprezzato per la ripresa del dialogo chiedendo di partecipare al confronto sugli studi. Più cauti i dottori commercialisti, che in queste settimane hanno incarnato l'ala dura della rivolta, minacciando di ritardare l'invio online delle dichiarazioni. Attendono che Palazzo Chigi tramuti in atti concreti i buoni propositi.
Martedì, dunque, si annuncia come un giorno decisivo per il Governo Prodi, anche in vista della presentazione del Dpef (28 giugno), all'interno del quale, stando a quanto anticipato mercoledì scorso alla Confcommercio dal segretario Ds, Piero Fassino, potrebbe già trovare posto una soluzione della querelle sugli studi. In contemporanea al voto sulle mozioni il 26 giugno scatterà la non-stop sulla destinazione del tesoretto. E che le due questioni siano ormai intrecciate lo ha ammesso lo stesso Padoa-Schioppa. Così se la "calcolatrice" non potrà essere usata al tavolo sulle pensioni, la farà da padrona nel negoziato sugli studi, la cui probabile "manutenzione" sta generando molti timori sul gettito stimato in Finanziaria (2,7 miliardi di euro).
Nessuno dubita del fatto che, a questo punto, qualsiasi opzione si scelga per rendere più "flessibile" l'applicazione degli studi avrà effetti negativi sulle entrate. Ecco perché appare impraticabile la sospensione tout court dei nuovi indici di coerenza richiesta nella mozione di Forza Italia e in un Ddl depositato proprio ieri dalla Lega.
Sul campo restano allora altre ipotesi. Come quella di un pagamento delle imposte in due rate. Si potrebbe ammettere entro il 9 luglio il versamento del saldo 2006 e dell'acconto 2007, calcolati sulla base dei "vecchi" studi. Nel frattempo con l'aiuto delle categorie sarebbero rivisti indici e meccanismi di calcolo e l'eventuale maggiore imposta dovuta sarebbe versata a novembre ma senza penalizzazioni. Oppure si potrebbe considerare (ed è l'ipotesi al momento più accreditata) ai fini della correttezza delle dichiarazioni 2007 solo gli indici di congruità, "sterilizzando" gli indicatori di normalità. Si potrebbe, cioè, stabilire che lo scostamento da questi ultimi non conduca a un accertamento automatico per il contribuente non in linea, ma serva al Fisco solo per costruire liste selettive ai fini di future verifiche.



 
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