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17 giugno 2007

Scontro aperto sugli studi fra il Fisco e le categorie

di Marco Bellinazzo



Nessun dietrofront. I dottori commercialisti insistono sulla "disobbedienza" fiscale contro gli studi di settore. Il presidente del Consiglio nazionale, Antonio Tamborrino, respinge con parole dure il richiamo al rispetto delle norme contenuto in un comunicatodell'agenzia delle Entrate diffuso ieri. E il messaggio è destinato ai vertici del ministero dell'Economia. «Le larvate minacce dell'Agenzia — afferma Tamborrino — ci lasciano indifferenti. Prendiamo atto che il ministro Padoa Schioppa e il viceministro Visco si nascondono, affidando a un ufficio tecnico la risposta su argomenti di natura politica». I dottori commercialisti, perciò, continueranno la loro battaglia. «Siamo consapevoli — aggiunge il presidente del Consiglio nazionale — che nel Governo ci sono dissonanze e mi riferisco alle dichiarazioni del vicepremier Rutelli che ha auspicato un'azione del Fisco più semplice, senza continui aggravi di adempimenti e moltiplicazioni di scadenze ». Per Tamborrino, nell'esortazione rivolta ai professionisti a compilare fuori dai termini i modelli degli studi e a valutare con i propri clienti l'opportunità di non adeguarsi, non ci sono profili di illiceità. «Respingiamo al mittente le intimidazioni. La nostra protesta— sottolinea — sarà sempre improntata al rigoroso rispetto della legge. Presto ribatteremo con un dettagliato documento ai rilievi dell'Agenzia».
Nessuna tregua, insomma. Gli uffici tecnici di via XX Settembre, a loro volta, stanno preparando un corposo dossier "difensivo" con altre statistiche e simulazioni dalle quali emergerebbero incrementi dei ricavi presunti al di sotto delle percentuali circolate finora (si vedano anche gli esempi in pagina). Per quanto concerne il più contestato, fra i quattro indici di normalità, il valore aggiunto per addetto, risulterebbero livelli inferiori a quelli Istat.
La prossima settimana si annuncia " decisiva" per la politica fiscale del Governo Prodi. In ballo ci sono i 2,7 miliardi di euro che la Finanziaria 2007 collega alle misure sugli studi di settore. I giorni da segnare con il cerchietto rosso sono martedì e giovedì, quando a Roma si svolgeranno le assemblee nazionali di Confesercenti (dove è attesa la partecipazione del presidente del Consiglio) e di Confcommercio. I presidenti delle organizzazioni di categoria "pretendono" atti concreti. «Le correzioni prospettate dall'Esecutivo vanno bene — spiega Marco Venturi, presidente di Confesercenti — ma ora è necessario affrontare i problemi relativi agli studi in modo complessivo. Gli obiettivi sono due: sospenderne l'applicazione per il 2006 e rivedere in maniera radicale il sistema per gli anni successivi».
«Chiediamo una moratoria per il 2006 e un tavolo per riformare in modo concordato gli studi — gli fa eco Ivan Malavasi, presidente del Cna —. Anche perchè così come sono congegnati, questi strumenti non sono in grado di portare allo scoperto chi evade». E rinvia appunto all'assemblea di Confcommercio, il 21 giugno, il presidente Carlo Sangalli: «Aspettiamo che i buoni propositi si traducano in fatti».
I "ribelli" fiscali del resto stanno trovando una sponda bipartisan in Parlamento. La commissione Finanze del Senato, presieduta da Giorgio Benvenuto, continuerà in settimana le audizioni per raccogliere elementi in vista di una modifica degli studi che li renda più aderenti alla realtà economica di Pmi e partite Iva. Saranno sentiti anche gli esperti dell'Agenzia.
Ieri, l'allarme sui rincari da studi è stato rilanciato da Confedilizia, che ha denunciato la forte penalizzazione per le società immobiliari. Secondo un'analisi della Cgia di Mestre poi, applicando per assurdo la metodologia degli studi a un campione di 100 operai metalmeccanici, il 47% sarebbe incongruo e dovrebbe rivedere al rialzo la propria retribuzione in media di 1.430 euro all'anno.



 
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