24 giugno 2005 |
||
Diario di viaggio con immagini |
Un diario di viaggio scandito da descrizioni di immagini, un taccuino di aforismi visivi che ci accompagna in un viaggio lento e profondo alla scoperta di un’Europa, dove convivono contraddizioni, paure e conflitti. Con “Sguardo nomade” (Archinto Editore) Moreno Gentili, affermato fotografo (vincitore nel 2002 del premio Internazionale “Mosaique”), poliedrico artista, antropologo fra immagine e immaginario, ci guida lungo un cammino sospeso fra realtà e visione.
Alcuni brani di “Sguardo nomade” hanno aperto il convegno, che si è svolto a Udine il maggio scorso, “Vicino/Lontano, identità e differenze al tempo dei conflitti”, dedicato a Tiziano Terzani. Quale legame sente con il grande giornalista recentemente scomparso?
Un legame fondamentale è la curiosità della conoscenza. Viaggiare in senso trasversale allo spazio, non solo penetrare angoli di territorio, luoghi o suggestioni di paesaggio, ma anche l’anima e la coscienza delle persone. Tanto incontrare chi vive il territorio, quanto vedere come poi è vissuto realmente il paesaggio. Il filo rosso che ci unisce idealmente è, quindi, la ricerca della conoscenza o dell’armonia, mentre si osserva quello che gli altri stanno facendo, come stanno vivendo e che cosa stanno cercando.
Per quale motivo, sia in “Sguardo nomade”, che in “Europe Terminal” e “Do Not Cross”, suo ultimo lavoro che la impegna in termini di performance pubbliche in difesa della natura, l’Europa “amara e dolce insieme, bruciata nel dubbio, unita nel metodo piuttosto che nel principio…” è al centro della sua riflessione?
L’Europa è il mio territorio, dove sono cresciuto, dove cresciamo: è la grande scommessa del futuro di questo nostro Occidente. Quello che mi interessa è dare visibilità agli interrogativi del presente: dalla questione dell’euro, fino ai nazionalismi, ancora purtroppo esistenti in alcune nazioni e regioni europee (per regioni intendo anche la Lombardia). Mi soffermo sui problemi di natura reale e attuale. Mi interessa studiare il fenomeno della parola e quindi del dialogo, non più solo fra Europei, ma fra Europei e il resto del mondo. Un resto del mondo che preme alle porte dell’Europa e continua, in buona parte, a vederla come un Eldorado da percorrere o da raggiungere.
Nel suo viaggio si accenna spesso al concetto di confine. Quali sono i confini più pericolosi che ha trovato nell’“opulento Eldorado dell’Europa”?
Esiste un confine esterno che è quello geopolitico, dove le esperienze si scambiano in modo costruttivo o meno. Tuttavia i confini sono anche quelli interiori, la cui conoscenza porta a scoprire questioni fondamentali nel loro divenire. Se oggi non esiste più un confine territoriale in Europa, difendibile con la forza, viceversa esiste un confine interiore complesso, che si confronta con i bisogni, le abitudini, le culture non sempre conosciute nella loro ricchezza di valori. Il confine interiore è un problema di animo o di coscienza. Poggia sull’istruzione, non solo quella scolastica primaria, ma l’istruzione del quotidiano, quella oggettiva della vita di tutti i giorni. Infatti, una persona mediamente istruita possiede strumenti e risorse per capire. La mediocrità culturale genera, invece, un’aggressività che è destinata ad aumentare paradossalmente in rapporto alla diminuzione dei bisogni. E’ fondamentale, quindi, l’attenzione all’istruzione, poiché la trasmissione delle conoscenze, che la tecnologia o l’informazione mediatica permettono, non arriva sempre nel modo giusto. L’Italia ne é un esempio: se cerchiamo tra i quotidiani e le emittenti televisive presenti, troveremo programmi, progetti editoriali e qualità dei contenuti scadenti, in assenza di un linguaggio adeguato. La qualità dell’istruzione è, quindi, il primo grande passo per il superamento dei confini interiori. Se le persone che si incontrano possiedono una formazione culturale è possibile il dialogo, altrimenti è difficile.
Il suo pellegrinare è un susseguirsi continuo di “incontri rapidi e improvvisi come suoni”. Chi sono stati i suoi compagni di viaggio?
“Pellegrinare” è un termine che richiama una dimensione spirituale nella quale non mi ritrovo. Possiamo usare la parola pellegrinare, se la intendiamo come mobilità nella scoperta di un territorio e di possibili compagni di viaggio. Si può incontrare chiunque e si scoprono anche figure che, pur rimanendo all’interno del territorio in cui vivono, sanno essere mobili nel linguaggio e nel pensiero. Sono di solito gli intellettuali che sanno trasmettere informazioni. Molte persone, che ho incontrato, mi hanno permesso di capire le specificità dei luoghi, i linguaggi, la divulgazione delle culture. Sono quindi gli stanziali i migliori compagni di viaggio: stanziali perché ti prendono, ti accolgono come dei porti, dove è possibile entrare, conoscere e ripartire. Le altre sono persone con cui si scambiano delle opinioni o delle informazioni sul percorso.
Il suo percorso artistico può essere riassunto con la frase: dall’immagine alla parola.
Che relazione esiste fra Moreno Gentili fotografo e Moreno Gentili scrittore?
Possiamo dire che la caratterizzazione di una persona che scrive e fotografa è quella che si avvicina di più al concetto di antropologia. Oggi forse la parola mi dà la possibilità di riflettere maggiormente su quello che sento. In realtà ho sempre scritto: ho curato libri, sviluppo progetti scritti per diverse realtà economiche, dal Touring Club italiano, alla Bracco, fino al Toroc di Torino per le Olimpiadi del 2006. La scrittura non mi è, quindi, estranea. Ciò che ora mi appassiona della scrittura è la possibilità di riflettere su determinati concetti esistenziali, come ho fatto in passato anche con la fotografia. Per me non c’è nessuna differenza ed è per questo che non mi costa fatica. Il mio libro del resto è una serie di descrizioni di immagini, di aforismi visivi. Credo che la parola dia la possibilità di aggiungere all’informazione (che offre la fotografia) il sogno. In “Sguardo nomade” ciò che ho visto ho scelto magari di non fotografarlo per paura o scelta etica, per non disturbare, perché non ho potuto in quel momento, perché l’ho ricordato o forse l’ho solo sognato. La molla di fondo è che il mio è un muovermi nervoso nella cultura dell’immaginario. In termini istintivi, in questo passaggio dalla fotografia alla scrittura, la differenza è soltanto di mezzo, non di metodo. Dall’immagine alla parola il viaggio è stato breve. Porterò le due esperienze parallelamente. L’importante è tenere fede al proprio progetto di etica e di fedeltà dei luoghi e delle persone. Per riassumere il mio modus operandi possiamo dire che ci sono autori che vivono il reale e altri che ne fanno parte, io ho scelto di appartenere a questo secondo gruppo.
Moreno Gentili
Sguardo nomade - Nell’Eldorado dell’Europa
Archinto Editore, 13,00 euro
Le Top News del Sole 24 ORE sul telefonino. | TOP al 48224 |
|
23 ottobre 2007
La fiducia di Prodi a Mastella sventa la crisi
23 ottobre 2007
L'euro forte non frena il turismo a Roma
23 ottobre 2007
Pavarotti, la Procura di Pesaro apre un'inchiesta sul testamento americano
23 ottobre 2007
Consiglio dei ministri Prodi: «Piena fiduciaal ministro Mastella e alla magistratura»