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22 aprile 2005

Infrastrutture elettriche, i rischi sono evitabili

Che ci troviamo a vivere in un mondo complesso e globalizzato è una realtà di cui tutti facciamo esperienza giorno dopo giorno. L’immenso e sempre più rapido progresso scientifico e tecnologico ha agevolato per molti versi la vita quotidiana, dotando l’uomo di potenzialità e risorse sempre più vaste, che hanno l’effetto di modificare i contorni delle attività umane, da quelle più semplici a quelle più complesse. La tecnologia e le conoscenze di cui disponiamo hanno dato vita ad enormi strutture (dalle reti informatiche a quelle elettriche) che presiedono a molte operazioni divenute quotidiane, come il navigare in internet, accedere a delle banche dati, utilizzare energia per finalità casalinghe o per far funzionare uno stabilimento o una rete di computer.

Il principale motore della vita moderna e delle sue potenzialità di sviluppo può essere riconosciuto, in ultima analisi, proprio nel connubio tra energia elettrica e tecnologie dell’informazione e della comunicazione. Sono queste infatti le forze che permettono alla nostra società di proseguire nel suo cammino: la condivisione delle informazioni e le potenza energetica che sostiene questo movimento. Per questo motivo l’emergenza rappresentata dal cosiddetto millennium bug rivestiva un particolare significato, con il suo paventato blocco informatico. Per questo i blackout che hanno recentemente coinvolto l’Italia e gli Stati Uniti (per limitarci a due aree per noi significative) hanno dato vita a una serie di legittime e gravi preoccupazioni circa la sicurezza delle infrastrutture energetiche, ed elettriche in particolare.

Un’interessante e autorevole contributo su quest’ultimo problema ci viene proposto in queste settimane da uno studioso e professionista di lunga esperienza come Augusto Leggio. Ingegnere, esperto di sistemi informatici, già coordinatore del team che ha gestito per conto della Presidenza del Consiglio dei Ministri l’emergenza del millennium bug, Leggio ha dato alle stampe un agile saggio per conto dell’Associazione italiana per la sicurezza informatica (Clusit) dal titolo Sicurezza e futuro delle infrastrutture elettriche. In questo quaderno l’autore riflette, dopo i frequenti k.o. subiti negli ultimi anni dalle reti elettriche di molti paesi industrializzati, sulle cause dell’instabilità di questi sistemi, cercando di individuare gli aspetti su cui concentrare l’attenzione, in vista non solo di un miglioramento di prestazioni, ma addirittura della preservazione delle potenzialità espresse fino ad ora, oggi più che mai a rischio.

Leggio sostiene che le condizioni di instabilità siano diventate più critiche con la crescita della domanda energetica, le avvenute liberalizzazioni e la globalizzazione del settore elettrico, dettate dal gioco della concorrenza e dall’esigenza di sviluppare l’economia. Si è infatti creato un mercato dell’energia più ampio dei precedenti (che operavano su scala locale e nazionale) in cui viene ricercata energia a prezzi inferiori anche in luoghi lontani, facendo fluire lungo l’infrastruttura enormi flussi energetici. I sistemi di trasmissione, che costituiscono il cuore dell’infrastruttura e ai quali spetta il controllo dell’equilibrio elettrico, non sono però sempre in grado di reggere un traffico così intenso; vengono, quindi, spesso oltrepassati i limiti di sicurezza e l’intera rete diviene instabile.

La stessa instabilità, inoltre, viene gestita – ricorda Leggio – con tecniche automatiche, semiautomatiche o anche manuali, spesso in tempi troppo lunghi per contenere efficacemente un fenomeno che può compromettere ampie porzioni dell’infrastruttura energetica. La condizione di instabilità spesso degenera in tempi rapidissimi: a questo punto ci possiamo trovare di fronte ad un effetto blackout.

Questo esito non è di poco conto, ammonisce Leggio. In effetti interrompere l’erogazione di energia significa paralizzare nel modo più completo la società tutta. Le infrastrutture elettriche sono controllate severamente, dotate di sistemi di sicurezza, e precisi limiti vengono posti alle transazioni commerciali. Eppure i blackout si verificano lo stesso. Perché? Nel suo stimolate saggio, Leggio fornisce numerose e diversificate risposte a questo interrogativo. Innanzitutto, per l’autore, le attuali infrastrutture elettriche risultano troppo accentrate: un maggior decentramento dovrebbe garantire un servizio superiore e più sicuro. Le fonti rinnovabili sono ancora troppo sottovalutate, mentre i consumatori non si pongono il problema del risparmio, continuando a richiedere energia in maniera superiore alle esigenze reali. La liberalizzazione del mercato si è sviluppata rapidamente, ma ad essa non è seguito un adeguato rafforzamento della reti di trasmissione. Partecipano spesso al mercato, poi, soggetti che non si sottopongono alle regole, peraltro violate a volte anche da coloro che le hanno sottoscritte. Alcuni produttori, invece, bloccano i propri impianti per andare a cercare l’energia dove costa meno, per poi rivenderla dove avranno più alti profitti (caricando così aggiuntivamente la rete di trasmissione). A tutto ciò si aggiungono anche la mancanza di sanzioni adeguate per chi mette a repentaglio il funzionamento delle infrastrutture, oltre alla scarsa manutenzione delle reti di trasmissione, degli stessi sistemi di rilevazione delle anomalie e dei generatori di riserva. Infine, non sono stati sviluppati fino ad ora - aggiunge Leggio – sistemi di information communication technology per gestire in maniera completa e tempestiva la complessa realtà delle infrastrutture elettriche.

È possibile intervenire, cercando di sanare in qualche modo queste situazioni di squilibrio? Leggio propone qualche suggerimento, con l’avvertenza, però, che è essenziale agire in fretta e non rimandare ulteriormente i problemi. Nel breve termine – scrive l’autore – non si può fare altro che verificare le vulnerabilità del sistema e attenuare i principali rischi attraverso un primo intervento istituzionale, normativo, tecnico e organizzativo; nel medio termine (cinque - dieci anni) sarà necessario procedere sulla via della ricerca e dello sviluppo per dare forma ad una infrastruttura elettrica ad alta affidabilità, decentrata, servita da fonti alternative e diversificate, che utilizzi intensamente le tecnologie dell’informazione e della comunicazione per creare un sistema sicuro, in grado di adattarsi automaticamente e tempestivamente alle variazioni esterne ed interne. Infine, nel lungo termine (dieci – venti anni), sarà essenziale concentrare la ricerca e lo sviluppo verso le soluzioni per le quali si può prevedere una concreta evoluzione tecnica ed economica, affiancata al massimo livello di efficienza e sicurezza.

Tutto ciò non potrà che avvenire in tempi molto lunghi. Considerato però l’enorme incremento della domanda energetica mondiale, il progressivo esaurirsi dei combustibili fossili e le falle all’attuale sistema infrastrutturale, il problema non appare più rimandabile.

Nel testo di Leggio si avverte anche, palpabile, la preoccupazione per il futuro delle fonti energetiche. Quale strada percorrere? Pompare a ripetizione barili di petrolio sempre più costosi fino ad esaurimento scorte? Tornare a puntare sul nucleare, con tutti i suoi pericoli? Dare credito alle fonti alternative, malgrado i dubbi che ancora le circondano? Confidare in qualche straordinario risultato scientifico, che contribuisca al superamento del problema? Tutte queste soluzioni sembrano incontrare motivi di favore quanto di dubbio. Le preferenze di Leggio vanno senza dubbio nella direzione delle energie rinnovabili, per motivi ecologici, economici, di flessibilità, di equità e di allargamento del mercato. Le energie rinnovabili dovranno però saper dimostrare di vincere la sfida dell’efficacia e dell’efficienza, oltre che quella dell’ecologia e della democrazia economica. Cambiare un intero paradigma industriale – ammette Leggio – appare ancora oggi un’impresa titanica, ostacolata dai più vari interessi di natura ideologica ed economica. Realisticamente, Leggio ipotizza il pieno sviluppo delle fonti rinnovabili quando le riserve di carbone, gas e petrolio saranno prossime all’esaurimento, o quando la frequenza dei black-out sarà divenuta ormai intollerabile.

Augusto Leggio
Sicurezza e futuro delle infrastrutture elettriche
Quaderni Clusit, 114 pagine



 

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