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24 marzo 2005

Gli Angeli e la poesia dell'universo

«Tutti noi attendiamo l’avvento della luce che ci unifica e ci assolve». È con queste parole, altamente evocative, del recentemente scomparso Mario Luzi che Alida Cresti, docente di psicoterapia a Firenze, fornisce la chiave di lettura del suo intenso e originale libro, Mitografie di luce e il colore degli angeli, pubblicato dalle Edizioni Magi di Roma. Un testo che attraversa la storia della letteratura, delle religioni, dell’arte con la lente della psicoanalisi, guidando il lettore alla scoperta di quella “poesia dell’universo” che si esprime in particolare nei simboli propri delle manifestazioni luminose del divino: dagli antichi miti solari e lunari, alle “figure di luce” degli angeli, proprie delle tre religioni monoteiste (ebraismo, cristianesimo, islamismo) ma addirittura preesistenti in varie mitologie e cosmologie antiche in qualità di esseri intermedi, messaggeri (come significato dallo stesso termine angelo, di origine greca) tra cielo e terra, tra divino e umano, tra spirito e materia, tra anima e corpo, tra luce e tenebre, tra bene e male. Proprio il conflitto dualistico tra luce e ombra è infatti il tema portante dell’intero libro: un enigma che pare connaturato alla stessa esperienza terrena dell’uomo, se è vero che da sempre nell’alba e nel tramonto del Sole il genere umano vede il massimo mistero della vita e della morte. Per questo motivo il percorso dell’astro della luce (e della fecondità) era accompagnato fin dai tempi più antichi da riti e feste volti a garantirne la permanenza nel cielo e che venivano a costituire una costellazione di simboli che ruotano, appunto, attorno ai concetti chiave di luce-ombra, chiaro-scuro, vita-morte, ascesa-discesa, bene-male, cielo-inferi. Da allora in poi, spiega bene Alida Cresti, questa simbologia dualistica sarà parte integrante dell’esperienza esistenziale e religiosa dell’uomo, nelle varie e più diverse forme culturali. L’esempio classico è rappresentato dalla festa romana del Sol invictus, - celebrata tra il 17 e il 24 dicembre – la quale derivava da antichissimi miti e riti solari, in seguito passata alla religione di Mithra e infine assimilata dal cristianesimo, che il 25 dicembre celebrò il Natale di Cristo, anch’egli Sol invictus, «sole che sorge per rischiarare quelli che stanno nelle tenebre e nell’ombra della morte», come si legge nel primo capitolo del Vangelo di Luca.

Le immagini di luce rimandano all’incorporeità, alla leggerezza, alla purezza, alla sacralità e alla trascendenza, in contrapposizione con la pesantezza, l’impurità, la perdizione rappresentata dalla tenebre. Questo bipolarismo, che deriva da una visione essenzialmente dualistica dell’essere – e che si riverbera anche nelle categorie di bene e di male – coinvolge anche la dimensione e la rappresentazione del sacro, ben illustrata dalle figure angeliche e da quelle demoniache, che tanto hanno fatto discutere teologi, antropologi e psicologi, e che per alcuni non sarebbero che la proiezione in chiave soprannaturale di un sostanziale dualismo che attraversa la natura umana, con i suoi impulsi ambivalenti e la sua tendenza al conflitto interiore, alla divisione tra ragione e passione, tra intenzione e azione.

Gli angeli, la luce e il colore: nello svolgersi del libro l’autrice guida il lettore nella scoperta della dimensione intermedia di queste figure mistiche e simboliche, che rimandano inevitabilmente al trascendente ma che, pur provenienti dal mondo della luce, entrando nell’universo caduco delle cose viventi, attraversano tutto lo spettro dei colori, “se ne sporcano”, si mescolano al mondo naturale, sempre però mantenendo intatta la loro vera essenza “poetica”. Secondo la psicoanalisi, infatti, gli angeli rivelerebbero il desiderio umano di trascendere la piatta necessità del reale per ritrovare nel sogno e nella fantasia una onnipotenza ormai perduta; esprimerebbero, in ultima analisi, la riappropriazione e la riunificazione in sé di tutte le opposizioni che tormentano l’uomo: psiche e corpo, ragione e affettività, e addirittura le differenze sessuali, come testimoniato dall’androginia delle figure angeliche. Ma ancora, l’angelo, figura dell’eternità, entra in gioco nell’istante mutevole e caduco, si manifesta quando c’è una crisi o un cambiamento, «una faglia improvvisa – scrive Cresti – che si apre nell’identità del singolo o del gruppo lasciando spazio all’imprevisto pronto a generare nuove forme».

Il testo di Alida Cresti si colloca perfettamente anche nella raffinata e intrigante collana “Immagini dall’Inconscio” diretta da Magda Di Renzo, la quale si propone di raccogliere riflessioni, percorsi, idee accomunati dall’obiettivo di rendere il più possibile visibili e comprensibili le sezioni della psiche che più sfuggono al controllo della coscienza, portando spesso conflitti e blocchi allo sviluppo del potenziale umano. «Tutto ciò che sta nell’inconscio vuole diventare evento e anche la personalità vuole svilupparsi dalle sue condizioni inconsce e viversi con interezza». Questa frase di Carl Gustav Jung ben rappresenta lo spirito ideale della collana che ospita il libro di Alida Cresti, il quale si segnala anche per il pregevole apparato iconografico (che occupa tutta la terza parte), illustrato dalle citazioni di grandi scrittori del passato.

Alida Cresti

Mitografie di luce e il colore degli angeli. Simboli e figure della sacralità luminosa

Edizioni Magi, 376 pagine, € 24



 

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