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27 maggio 2005

Storia del sindacato dei giornalisti

Nell’ambito della collana “Storia Storie del giornalismo”, che pubblica studi, ricerche e tesi di laurea premiati dall’Ordine dei Giornalisti della Lombardia sulla storia del giornalismo italiano e sui suoi protagonisti, è fresco di stampa un documentato e stimolante testo che ripercorre la storia del sindacato dei giornalisti dalla sua prima manifestazione (rintracciabile nell’Associazione della stampa periodica italiana presieduta da Francesco De Sanctis) fino ai cosiddetti “anni di piombo”, che hanno visto la barbara uccisione di Walter Tobagi, brillante giornalista del “Corriere della Sera”, presidente dell’Associazione lombarda dei giornalisti, per mano delle Brigate Rosse. Il sindacato dei giornalisti di Federica Mazza, pubblicato da Libri Scheiwiller, è il frutto di una tesi di laurea svolta dall’autrice sotto la guida di Franco Abruzzo, presidente dell’Ordine dei giornalisti della Lombardia, amico e collaboratore per anni alla “Lombarda” dello stesso Tobagi. Proprio nel venticinquesimo anniversario della morte, avvenuta il 28 maggio 1980, questa ricerca ripropone, all’interno della storia sindacale dei giornalisti, l’opera e la testimonianza dell’inviato del “Corriere” come un punto fermo e un modello di serietà professionale, di tensione etica, di capacità di analisi e di penetrazione dei problemi, drammaticamente suggellato da quello che lo stesso Abruzzo definisce un “martirio” in nome del valore irrinunciabile – pagato a carissimo prezzo - della libertà di stampa. Un testo, quindi, che ripercorre la storia sindacale dei giornalisti dagli inizi ottocenteschi alla nascita della Federazione nazionale della stampa italiana, dalla firma del primo contratto collettivo di categoria (1911) agli anni duri del fascismo, dalla recuperata libertà di stampa e di associazione fino ai contratti stipulati e ai congressi celebrati dal dopo guerra agli anni Settanta. Conclude il libro la ricostruzione dell’esperienza sindacale di Walter Tobagi e la nascita della corrente di “Stampa democratica”, un profilo dello stesso Tobagi e di Mario Borsa, il direttore del “Corriere della Sera” degli anni 1945-46 che il giovane collega assassinato dalle Br aveva più volte rievocato nei suoi discorsi e nei suoi scritti, prendendolo a modello di onestà e di serietà umana e professionale.

Attraverso la storia del sindacato dei giornalisti è possibile ricostruire una parte importante della storia del giornalismo italiano del Novecento, la quale si intreccia fortemente con la stessa vicenda della nazione italiana. Una storia che vede personalità grandi e riconosciute quali Luigi Alberini, Alberto Bergamini, Salvatore Barzilai, così come numerosi colleghi meno noti, e però mossi da un ideale comune: lottare insieme in una stessa struttura, a difesa della libertà di stampa e delle condizioni economiche e sociali di chi la esercita professionalmente.

Diverse sono state le circostanze storiche che hanno visto l’informazione e la categoria dei giornalisti protagonista del secolo appena trascorso: dalla battaglia contro i governi repressivi di Rudinì e Pelloux (siamo ancora a fine Ottocento) alle le divisioni politiche in vista della prima guerra mondiale; dall'opposizione al regime fascista nel 1924-25 all’abolizione della Fnsi da parte del giornalista Benito Mussolini, alla sua rinascita il 26 luglio 1943. Una storia fatta anche di conquiste professionali, a partire dal primo, storico contratto collettivo del 1908; e poi le ferie, la clausola di coscienza, le indennità, il trattamento di fine rapporto, i riconoscimenti normativi che sono tuttora alla base della professione, come l'autonomia e la libertà di informazione e di critica, che pur nel rispetto dei limiti della legge, garantiscono – o dovrebbero sempre garantire – al cittadino un'informazione libera e imparziale.

Ma la Federazione nazionale della stampa non nasceva dall’alto agli inizi del secolo. In quanto federazione riuniva in sé le esperienze e radunava i rappresentanti delle varie associazioni di stampa regionali che si erano andate formando già alla fine dell’Ottocento. Il primo sodalizio costituitosi era stato quello dell’associazione della stampa periodica italiana (Aspi), nata nel 1877 con lo scopo di garantire un giurì d’onore per le controversie che mettevano in serio pericolo i giornalisti, i quali venivano spesso sfidati in duello da coloro che si sentivano diffamati da alcune notizie riportate sulla carta stampata. Da questa esperienza nacquero rapidamente le associazioni regionali dei giornalisti, i quali si proponevano di unire le forze per tutelare al meglio la professione e i suoi diritti. Il 1890 vide la nascita dell’Associazione lombarda dei giornalisti, la prima su base territoriale, fondata a Milano, la capitale editoriale italiana. Proprio nell’ambito della “Lombarda”, diversi decenni più tardi si sarebbe speso fino all’ultimo respiro Walter Tobagi, presidente dal 1978 al 1980, anno della morte, sopraggiunta per lui in via Salaino, vicino casa, alla giovane età di 33 anni. Tobagi si batteva, nei convulsi anni Settanta, per un sindacato proteso a salvaguardare la libertà di stampa dai condizionamenti che provenivano dall’esterno, specialmente da quelli che chiamava i “burocrati estranei alla professione”, ossia i rappresentanti e i funzionari di partito. Federica Mazza riporta in proposito uno stralcio di un intervento di Tobagi, appassionato e al tempo stesso equilibrato, come era nel suo lucido stile: «Al coro qualunquista di quanti deprecano l’esistenza dei partiti, riteniamo anzi che i partiti siano elementi essenziali del sistema democratico. Rifiutiamo però una visione, sostanzialmente autoritaria, che tende a far risalire ai partiti ogni potere, in una prospettiva totalizzante. Richiamiamo l’autonomia della società civile, sottolineando che l’esistenza di giornali autonomi e indipendenti è fattore insostituibile come garanzia del pluralismo e della vitalità sociale. Sarebbe ora che i partiti si occupassero di meno di condizionare i giornali, e cercassero piuttosto di leggere quanto di nuovo si muove nella società». Anche l’analisi di Tobagi sulle condizione concrete della libertà di stampa si segnala per la chiarezza e l’incisività: «L’effettiva libertà di stampa si fondi sulla pluralità delle testate, sull’indipendenza economica delle aziende e, dunque, sulla possibilità dell’indipendenza concreta del giornalista all’interno della sua realtà editoriale». Giornalista scomodo, era considerato dai suoi assassini un «dirigente capace di comporre le grosse contraddizioni politiche esistenti tra le varie correnti; questa capacità gli ha consentito di giungere al posto di comando dei sindacato in uno dei poli più pregnanti dal punto di vista politico». Il volantino di rivendicazione dell’omicidio rileva come Tobagi fosse stato ucciso per la sua attività, professionale e sindacale.

Il testo di Federica Mazza contribuisce dunque efficacemente a tenere viva la memoria e l’eredità di un grande giornalista, al quale va un commosso e grato ricordo, e che ancora oggi ha molto da insegnare alla sua categoria, soprattutto ai molti giovani colleghi che non lo hanno conosciuto di persona.

Federica Mazza
Il sindacato dei giornalisti
Libri Scheiwiller, 210 pagine, € 18,00

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