Speciali in evidenza
Speciale Smau
Speciale ambiente
Speciale scuola
Speciale Auto
Un anno di rincari
Speciale mutui
Voli low cost
Speciale ETF
Studi di settore
Risparmio energetico
Auto & fisco
Navigatori GPS
Musica Mp3
Guida alle facoltà
Come risparmiare
XV Legislatura
shopping 24

Servizi

Il Sole Mobile

Servizi Ricerca

Attualità ed Esteri

ARCHIVIO »

24 giugno 2005

Il sonno di coscienza di un'Europa «senza radici»

È malata. Inequivocabile la sintomatologia: sonno di coscienza e identità, patologica autodenigrazione, cecità per ciò che, in essa, è “grande e puro”, paralizzante indecisione e incapacità di un salutare dialogo. È l’Europa. Continente alla deriva su un mare di illusoria calma piatta. Seme di civiltà rimasta “Senza radici”: diagnosi infausta che è anche titolo, puntuale e realistico, del saggio scritto a due mani dal Presidente del Senato, Marcello Pera, e dall'allora Cardinale Joseph Ratzinger, prima di essere eletto Pontefice.
I rispettivi contributi, infatti, risalgono al maggio del 2004: quando, alla Lectio magistralis tenuta da Pera presso la Pontificia Università Lateranense, seguì il giorno successivo - in una concidenza tanto casuale quanto provvidenziale - la conferenza di Ratzinger presso la sala del Capitolo del Senato. Convergenza di opinioni e urgenza dei messaggi contenuti suggerirono l’idea del volume. Un check up, nero su bianco, sullo stato di salute di un’Europa apatica e inerme che, tra metaforici sbadigli e paradossali autofagìe, soffre di «una strana mancanza di voglia di futuro».

Un’Europa che, al di là della autorevole e plausibile teoria di Spengler secondo la quale ogni grande espressione culturale è destinata a cedere inesorabilmente alla “legge del divenire naturale” - dunque all’invecchiamento e alla morte - pare quasi annaspare in una sorta di smarrita adolescenza di ritorno, in cui - come sottolinea Marcello Pera - i capricci si trasformano in desideri e i desideri in diritti. Una cultura “posteuropea” la cui linfa vitale scorre lungo i canali -larghi ma insidiosi- del progresso tecnologico e scientifico, eliminando come scorie nocive i Valori.
Se, dunque, il titolo del saggio richiama le parole accorte e amare - in quanto eluse dal Trattato costituzionale europeo - del compianto Papa Giovanni Paolo II sulla necessità di ritrovare nel cristianesimo le radici dell’identità europea, gli autori pienamente concordano sul fatto che nessun diritto, principio o valore possano stabilmente costituirsi sulla base di una sfumata identità spirituale e religiosa che non connota affatto l’Europa su quello che Pera definisce l’atlante culturale e geopolitico mondiale.
E se è vero che i valori e le conquiste che l’Occidente dovrebbe riconoscere come propri e universali non possono prescindere dalla Verità rivelata, fonte di autentica libertà e dignità umana; se è vero che anche le statistiche confermano che le chiese diventano tanto più attraenti quando, rinunciando ai comodi adattamenti della secolarizzazione, si propongono come forte e chiaro punto di riferimento; se, a dispetto della denuncia di Nietzsche secondo cui la morale cristiana sarebbe un crimine capitale contro la vita, persino gli autori dei Lumi definirono il cristianesimo la religione «che può maggiormente contribuire alla nostra felicità in questo mondo»; se, infine, chi osa oltraggiare la fede di Israele o il Corano viene multato, nella convinzione comune e diffusa «che un mondo senza Dio non ha futuro», non può che apparire irragionevole e rischioso il dilagante relativismo che, smentendo se stesso, si è trasformato, secondo Joseph Ratzinger, in una superdogmatica religione dell’uomo moderno.
È il laico Marcello Pera, con il piglio dell’uomo politico e la competenza del filosofo (è ordinario, infatti, di filosofia della scienza all’Università di Pisa) ad analizzare senza mezzi termini il “morbo” del relativismo. Da quello dei contestualisti - secondo cui non esiste criterio universale per giudicare valori se non all’interno di un contesto culturale - a quello dei decostruttivisti, che attraverso aridi percorsi filosofici pretendono di smascherare l’ambiguità e, di conseguenza, l’inconsistenza dei più nobili concetti. Per approdare, infine, al disarmante relativismo dei teologi, alla secolarizzazione delle molteplici teologie della liberazione di stampo no global, al rischio di apostasia del pensiero debole cristiano.
Affetta da “angelismo”, secondo l’arguta definizione del leader della Catalogna, Pujol, l’Europa ha smarrito il senso autentico del dialogo, dell’integrazione e dell’autoconservazione. Adattamento, libertà di opinione, cieco pacifismo sono i nuovi dogmi contro la presunta arroganza e l’integralismo nel difendere la Verità e il proprio patrimonio di valori. Banditi, dunque, gli aggettivi “migliore” o “preferibile”, la molle difesa della diversità è una sorta di velenoso diluente del nostro luminoso passato.
Analizzato con precisione storica da Ratzinger, che sottolinea come il passaggio dall’Impero romano al Sacro Romano Impero avvenne in forza della consapevolezza di una missione «carica di futuro proprio perché si concepiva in continuità con la storia del mondo fino ad allora ancorata in ciò che permane sempre».
Di fronte al problema della guerra dichiarata all’Occidente dall’Islam o alla controversa negazione del valore di persona all’embrione - temi scottanti trattati nei testi delle conferenze e negli approfondimenti delle due successive lettere che gli autori si indirizzano reciprocamente - all’Europa manca l’orientamento di uno “spirito comune”. Quello che, pur non senza debolezze, puntella la società statunitense. In cui la non statalità della Chiesa e la presenza di chiese libere rappresentano un’imitabile condizione per fondere pubblico e privato in nome della fede.
Ma all’Europa malata terminale di Spengler corre in soccorso l’alternativa teoria di Toynbee, che punta «sulla forza delle minoranze creative e sulle singole personalità eccezionali». Teoria promettente e, in fondo, commovente, che chiama all’appello, in stretta collaborazione con il mondo laico, uomini e donne di buona volontà. Coloro che, sostiene l'attuale Pontefice, hanno trovato la perla preziosa e, con essa, ali che portano in alto. Un contagio di Gioia. Una speranza contenuta in un saggio che a nostro avviso dovrebbe raggiungere i banchi di scuola. Perché, insolitamente, siano i germogli a far spuntare radici.

Marcello Pera e Joseph Ratzinger
Senza radici
Mondadori, pagg.134 euro 7,70

Silvia Giuberti



 

Suggerimenti

>Info quotazioni

A richiesta, via sms, la quotazione istantanea e in tempo reale del titolo che ti interessa

>Flash news

Scarica il programma gratuito, e ricevi sul tuo desktop le ultimissime notizie di economia e finanza

News