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Il dizionario della memoria collettiva

Ha il sapore di un lessico familiare un Dizionario che, pur rispettando le consuete gerarchie alfabetiche, dalla A alla Z, si apre, tuttavia, con una scattante “A centodòdici” per chiudersi, poi, con un magico “Zurlì”. Attraversando “anni ruggenti” e “anni di piombo”, in compagnia di una esotica “Carmencita” o di una prorompente “Anitona”.
Frutto della capillare e appassionata ricerca di Massimo Castoldi e Ugo Salvi, “Parole per ricordare. Dizionario della memoria collettiva” rappresenta un originale percorso attraverso decenni di trasformazioni e neologismi della lingua italiana, spesso mediati da giornalismo, cinema, pubblicità e televisione. Se i codici di accesso a questa inconsueta Storia d’Italia fatta di nomi, cognomi, marche o soprannomi sono termini di uso meno comune - quali antonomasia, metonimia, evocazione ed allusione - la Presentazione degli autori offre un esauriente supporto al lettore. Per scoprire che, in base alle scelte lessicografiche di questo dizionario che privilegia i significati traslati rispetto a quelli letterali, parole come “l’Avvocato” o “il Cavaliere” sono un chiaro esempio di antonomasia: “figura retorica che consiste nell’adoperare un nome comune o una perifrasi invece di un nome proprio e viceversa”.
Mentre un elegante “borsalino” o un gustoso “chianti” rappresentano quel frequente “trasferimento di un termine dal concetto cui strettamente si riferisce ad un altro con cui è in rapporto di reciproca dipendenza” che prende il nome di metonimia. E se l’allusione, “il parlar coperto, il riferimento che non nomina espressamente l’oggetto del discorso, ma lo richiama recuperando elementi propri del suo contesto storico, sociale o culturale” sono nutrimento di letteratura e pubblicità, l’evocazione, proprio per il suo “richiamare, suggerire o raffigurare episodi, fatti, luoghi, persone” - da “Caporetto” a “arancia meccanica”, da “Lepanto” a “Dallas” - è , forse, l’ideale chiave di lettura di questo agile volume in cui il passato e il presente si accompagnano al ritmo di una frase.
Destinato a lettori di madrelingua, nostalgici o curiosi. Ma anche a stranieri che, studiando la lingua italiana, vogliano orientarsi in quel labirinto di usi figurati che spesso smarriscono, nell’uso comune, l’origine del proprio significato. Sono gli stessi autori a sottolineare, con spirito, che un titolo di giornale quale “il Carroccio è entrato al Viminale” equivarrebbe, se interpretato “ alla lettera, a “il carro da guerra degli antichi comuni italiani è penetrato nel colle di Roma chiamato Vicinale”. A conferma del fatto che nel vitale patrimonio della memoria collettiva il linguaggio, con i suoi slittamenti e le sue sfumature, rappresenta forse la più immediata e affascinante sintesi di ciò che siamo e di ciò che eravamo.

Massimo Castoldi e Ugo Salvi
“Parole per ricordare. Dizionario della memoria collettiva”
Edizioni Zanichelli, pagg. 433, euro 30,00

Invia una emailSilvia Giuberti



 

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