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Tra informazione e disinformazione

Vero o presunto che sia, il conflitto d’interessi e il dibattito che ne è seguito ha portato alla ribalta l’importanza che i mezzi di comunicazione hanno nei processi di funzionamento democratico degli stati moderni. Una verità inconfutabile se solo si pensa alla costruzione ideologica che intorno alla stampa e al cinema (e al relativo castello di norme censorie) le dittature sempre hanno realizzato. Oggi, siamo bombardati dal flusso di notizie che arrivano dalle fonti più disparate: espressione di libertà? No, secondo gli autori di questo libriccino, appartenenti alla Escuela Popular “La Prosperidad” di Madrid, un’associazione indipendente che si è posta l’obiettivo dell’educazione critica dei cittadini dell’omonimo quartiere madrileno. Per loro, in una società che si consideri democratica è necessario che l’informazione sembri libera nella forma, non certo nella sostanza. Oltretutto, bisogna considerare che i media sono imprese che hanno forti interessi e obiettivi commerciali, fattori che non possono non avere un peso sulla linea informativa. Il risultato è un sistema ampio e sottile di manipolazione. Tecniche di disinformazione, appunto, individuate dalla Escuela studiando e analizzando per tre anni le tante notizie pubblicate dai principali giornali nazionali spagnoli; un’esperienza locale che può essere generalizzata. Le tecniche di disinformazione utilizzano molti e sottili strumenti. Come la pagina in cui la notizia viene pubblicata, ad esempio.

Se viene pubblicata nelle pagine dispari, per esempio, che sono considerate quelle più visibili e su cui il lettore concentra maggiormente l’attenzione, la notizia ha più risalto. Non a caso un annuncio pubblicitario in pagina dispari costa di più che in pagina pari. Ma non è tutto. Tutti i giornali sono divisi in sezioni, rispondenti in genere a due criteri distinti: sezioni di attualità e sezioni specializzate. Una suddivisione che in realtà non corrisponde alla vera importanza dei fatti. Un esempio? In “El Pais” del 30 maggio 1999, è apparasa in Affari ed Economia, una pagina intera dedicata alla Turchia intitolata “Nonostante tutto Expotecnica va a Istanbul”. Leggendo l’articolo si scopre che non contiene solo dati economici e di mercato, ma informazioni molto dettagliate sulla situazione politica, sui rapporti con la Spagna, sul problema curdo, sul conflitto tra governo basco e Turchia per la questione dell’asilo politico ai curdi fuoriusciti. Insomma, elementi di evidente interesse generale. Aver pubblicato l’articolo in Economia lo ha reso meno rilevante, riservandone la lettura solo a economisti, imprenditori e manager.

I titoli, insieme alle foto l’elemento più appariscente, danno risalto a quegli aspetti della notizia che si vuole rendere più evidenti. Visto che la maggioranza dei lettori di solito legge solo i titoli, la manipolazione dei titoli è decisiva se si vuole disinformare. Un esempio riguarda ancora “El Pais”, edizione del 13 febbraio ’99 (nel libro però sono citati tutti i più importanti giornali spagnoli). Il titolo suona “Izquierda Unida fallisce nel tentativo di raccogliere 500 mila firme per le 35 ore”. Leggendo l’articolo, però, si scorpe che il tempo per la raccolta delle firme non era ancora scaduto. Infatti, tre mesi dopo, alla scadenza naturale, Iu arriverà a raccogliere 700 mila firme. Questi sono solo esempi, il libro analizza anche il linguaggio (scritto, ma anche delle immagini e dei numeri), i contenuti e la selezione degli argomenti. Il tutto, come sottolineano quelli di Escuela, per imparare a difenderci dai media.

Tecniche di disinformazione
Manuale per una lettura critica dei media
A cura della Escuela Popular “La Prosperidad” di Madrid
Traduzione di Manuela Palermi
Datanews, 2004 pag. 101; euro 9,30

Invia una emailPino Fondati



 

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