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4 novembre 2004

Noam Chomsky

E’ la persona vivente che può vantare il più elevato numero di citazioni nelle pubblicazioni di tutto il mondo. Ha scritto più di settanta libri e oltre un migliaio di articoli, spaziando dalla linguistica alla filosofia, dalla politica alla scienza cognitiva alla psicologia. E’ stato nominato professore associato al Massachusset Institute of Technology all’età di 29 anni ed ordinario a 32. Ha rivoluzionato la linguistica. Ha mantenuto per tutta la vita posizioni politiche “radicali”, e ciò ha portato moltissima gente, negli Stati Uniti e all’estero, a considerarlo, a seconda dei casi, un punto di riferimento o un traditore, un persona comunque della quale discutere, anche accanitamente.
Tutto questo è Noam Chomsky, uno dei più noti intellettuali statunitensi e, allo stesso tempo, uno dei maggiori esponenti del pensiero politico libertario, nonché spietato fustigatore dei mali della democrazia a stelle e strisce. Dopo essere stato pubblicata in Canada, negli Stati Uniti, in Francia e in Germania, esce ora in Italia, per le edizioni Datanews, una biografia firmata da Robert Barsky, professore all’Università Western Ontario, in Canada, che ripercorre la vita e l’impegno scientifico di Chomsky, collocandoli nel contesto politico e sociale che ha fatto da sfondo all’attività del grande linguista: dalle lotte contro la guerra in Vietnam e per i diritti civili in America, alle mobilitazioni per la pace, alle azioni in sostegno dei diritti del popolo palestinese.
Ebreo americano di origine russa – è nato a Filadelfia nel 1928 – allievo all’Università della Pennsylvania di Zellig Harris e di Roman Jakobson, Chomsky ha insegnato, nel corso della sua carriera, al Mit di Boston e nelle università di Harvard e Princeton. E’ considerato il più grande linguista vivente, essendo il fondatore della cosiddetta scuola “generativista”, la quale mira a spiegare le leggi che governano il prodursi del linguaggio, in contrapposizione al più tradizionale approccio strutturalista, che si limita a descriverne il funzionamento. Opere come Syntactic Structures (1957), Logical Structure of Linguistic Theory e Reflections on language (1975), sono tradotte e studiate nei dipartimenti di linguistica di tutto il mondo. Chomsky, però, non è noto solo per questo: è conosciuto, infatti, dappertutto anche per le sue battaglie politiche radicali, che lo hanno sempre caratterizzato come esponente originale della sinistra libertaria. Nel suo testo, ricco anche di informazioni sull’ambiente familiare del giovane Noam e di curiosità sulla sua vita personale, Barsky identifica nell’anarchismo la matrice del pensiero politico del famoso linguista, che sarebbe testimoniata dall’interesse per la vicenda della guerra civile spagnola, per la figura e l’opera dello scrittore inglese George Orwell (in particolare Homage to Catalonia) e dalla precoce critica al comunismo sovietico, considerato un regime oppressivo e tirannico, assolutamente inadatto alla liberazione delle masse proletarie.
Un aspetto della riflessione di Chomsky attentamente illustrato nel libro di Barsky è quello relativo al cosiddetto “antisionismo” dell’intellettuale statunitense. Severamente contestato da molti ebrei conservatori, Chomsky non solo ha sempre valutato l’operato del Governo di Tel Aviv con lo stesso metro con il quale giudicava le scelte di qualsiasi altra nazione, ma non si è mai nemmeno schierato con i sostenitori del carattere ebraico dello Stato di Israele. Ha sempre auspicato, invece, la costituzione di uno Stato binazionale, sognando il modello di una repubblica socialista di lavoratori, ebrei e arabi. Nel 1953, Chomsky, che aveva già criticato la costituzione, nel 1948, dello Stato ebraico, trascorse un periodo di sei settimane in un kibbutz israeliano con la moglie Carol Schatz.
I due coniugi sperimentarono il modello di vita di una comunità della sinistra libertaria, nella quale le persone erano impegnate sia nel lavoro manuale (Noam era lavoratore agricolo) sia in quello intellettuale. L’esperienza fu così positiva che i Chomsky pensarono di trasferirsi definitivamente in Israele, anche se, «per una ragione o per l’altra», questo non accadde mai.
Sono state, infine, soprattutto le battaglie per la libertà di espressione, portate spesso fino alle estreme conseguenze, quelle che hanno visto Chomsky protagonista, nel bene e nel male, sulla scena del dibattito politico e culturale negli Stati Uniti. Due i casi eclatanti in questione. Il primo ai danni del medesimo Chomsky e di Edward Herman, i quali si sono visti ritirare dal mercato un libro già pubblicato, intitolato Counter Revolutionary Violence, perché sosteneva la tesi che «gli Stati Uniti, nel tentativo di soppressione dei movimenti rivoluzionari dei paesi sottosviluppati, fossero divenuti la fonte principale di violenza contro le popolazioni indigene». Il secondo caso riguarda la difesa d’ufficio operata da Chomsky nei confronti di uno studioso francese, Robert Faurisson, citato in tribunale per alcuni scritti che negavano l’esistenza delle camere a gas nella Germania nazista e mettevano in dubbio lo stesso Olocausto. Il famoso linguista, dopo aver firmato una petizione a sostegno di Faurisson, pubblicò un articolo per chiarire la distinzione tra il supporto alle idee di qualcuno e il suo diritto ad esprimerle, secondo lo spirito di Voltaire e del primo emendamento della Costituzione americana. Quest’ultima scelta costò comunque non poco alla popolarità di Chomsky.
Tuttavia, egli rimane, nell’immaginario collettivo, il critico feroce delle democrazie occidentali, l’oppositore della globalizzazione neoliberista, “l’uomo del dissenso” che si batte contro le strategie delle multinazionali. Pacifista radicale e fautore di un’educazione delle masse che contrasti le deformazioni dei media, della scuola, della cultura e della propaganda dominanti, Chomsky resta un agguerrito avversario del proprio stesso Paese, quell’America che ha definito “nazione terrorista”, che accusa di utilizzare abusivamente e illegittimamente la forza contro vittime spesso innocenti, e di cui continua a contestare la politica estera, specie dopo l’11 settembre. Negli Usa del (riconfermato) presidente George W. Bush non sarebbe facile trovare una personaggio più distante dall’immagine del Paese diffusa in tutto il mondo dall’attuale Amministrazione americana.

Robert F. Barsky

Noam Chomsky.Una vita di dissenso

Edizioni Datanews, 302 pagine - euro 16,20

Invia una emailMassimo Donaddio



 

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