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Dalla Polonia a Roma: il cammino di un vescovo

«Cerco la sorgente della mia vocazione. Essa palpita là, nel cenacolo di Gerusalemme». Comincia così il primo capitolo del nuovo libro di Giovanni Paolo II, che racconta al mondo la sua avventura di vescovo, iniziata a Cracovia una sera dell'estate 1958 - quando il cardinale Stefan Wyszynsky gli annuncia a sorpresa la nomina - e che ancora oggi, a 84 anni, egli porta avanti dalla Cattedra di Pietro. Non è solo un'autobiografia, ma quasi una parabola, un esempio basato sul Vangelo, che fa conoscere meglio le qualità di Karol Wojtyla: dal suo coraggio all'attenzione per gli altri, dal senso religioso della vita al rapporto speciale con i giovani. E' lo stesso papa a ricordare, nell'introduzione, che dopo la pubblicazione nel 1996 di «Dono e mistero» sui primi anni di sacerdozio, in tanti gli avevano chiesto di «mettere per iscritto il seguito di quei ricordi». Il libro è stato in parte dettato e in parte scritto personalmente dal papa nell'arco di pochi mesi, dal marzo all'agosto 2003.

Il titolo riprende il versetto del vangelo di Marco, con cui si chiude anche il libro: sono le parole rivolte da Gesù a Pietro e agli altri apostoli nel Getsemani: «Alzatevi, andiamo! Andiamo fidandoci di Cristo. Sarà Lui ad accompagnarci nel cammino, fino alla meta che Lui solo conosce». Otto anni fa «Dono e mistero» era uscito dalla Libreria editrice vaticana, questa volta invece è pubblicato da Mondadori (già editore nel 1994 del libro-intervista con Vittorio Messori «Varcare la soglia della speranza»), che ne ha fatto un evento mediatico, preannunciato a sorpresa con una conferenza stampa in marzo e fatto uscire in coincidenza con l'84esimo compleanno di papa Wojtyla il 18 maggio.

Evento mediatico
Poco meno di 200 pagine, costo 15 euro: la copertina bianca bordata d'oro raffigura Giovanni Paolo II con in mano un crocefisso stilizzato. La prima tiratura in italiano è di 500mila copie. In contemporanea il libro è uscito in francese, tedesco, spagnolo e polacco, mentre la traduzione in inglese sarà pronta fra breve. Salvo che per la Polonia, dove il Vaticano ha ceduto i diritti alla diocesi di Cracovia, la Mondadori ha acquisito i diritti in tutto il mondo. I proventi di vendita che spetteranno al papa saranno devoluti in beneficenza.

Nel libro non si parla del nazismo per motivi temporali, mentre il comunismo è un avversario con cui bisogna fare i conti tutti i giorni, ma anche convivere. Tra le lotte che il clero polacco dovette portare avanti, una delle più dure fu quella per la costruzione delle chiese nelle zone della nuova Polonia industriale. Battaglie condotte in prima persona dallo stesso Wojtyla, come per la chiesa di Nowa Huta.

Si prosegue con la descrizione dell'attività pastorale svolta nello spirito del Concilio Vaticano II, che era stato annunciato poco dopo la sua ordinazione episcopale: ci sono le visite nelle parrocchie, anche le più sperdute; gli incontri con i giovani, in particolare con gli universitari, e quelli delle famiglie; il coinvolgimento degli intellettuali e dei laici impegnati nell'opera di evangelizzazione oltre al costante ascolto della voce dei sacerdoti, dei loro problemi e delle loro proposte. Un vescovo "proletario": così si definisce lui stesso rispetto alla tradizione di principi arcivescovi di Cracovia.

Sono quattro i movimenti cattolici menzionati in modo speciale: il Cammino neocatecumenale, che ha conosciuto a Roma; l'Opus Dei, che è stata eretta prelatura personale nel 1982 e della quale ha proclamato santo il fondatore, Josemaria Escrivà de Balaguer nel 2002; i Focolarini, fondati da Chiara Lubich, e Comunione e liberazione, promossa da don Luigi Giussani.

Non mancano delle confidenze personali: fin da bambino Karol Wojtyla si è sempre affidato all'angelo custode, recitando la preghiera tradizionale, una presenza che si è andata via via rafforzando. Una devozione che riguarda sia l'aspetto della fiducia, che la protezione: tra gli arcangeli che il papa invoca più spesso ci sono San Michele, San Gabriele e San Raffaele.

Ma dalle pagine del libro emerge anche un vescovo appassionato di lettura, poesia e filosofia, amante del teatro, sua grande passione, e poi sportivo, non solo sciatore e montanaro, ma praticante di sport acquatici come la canoa. Fra gli autori preferiti ci sono Hemingway ed Edith Stein, ma anche Shakespeare e Molière, per non parlare dei poeti polacchi Norwid e Wyspianski. Per quanto riguarda la filosofia, i due filoni sono quello del tomismo aristotelico e della fenomenologia.

Karol Wojtyla poeta e drammaturgo
I suoi primi scritti risalgono a quando aveva 19 anni, nel 1939: sono i versi «Sulla tua bianca tomba» per la madre e un Magnificat, mentre il dramma «David», andato perduto, e i testi teatrali «Giobbe» e «Geremia» sono dell'anno successivo. È' una produzione in gran parte pubblicata sotto lo pseudonimo di Andrzej Jawien, usato ancora nel 1979 quando, papa ormai da un anno, esce in rivista il dramma «Raggi di paternità», scritto molto tempo prima, pochi anni dopo quello che è considerato il suo lavoro creativo di più alta resa letteraria, «La bottega dell'orefice», che è del 1960.

Quest'ultimo, è diventato anche un film con la regia di Michael Anderson e Burt Lancaster nei panni del protagonista, poi un radiodramma con Grassilli, Maestosi, la Buonaiuto e la Vukotic, oltre ad aver avuto varie realizzazioni teatrali anche in Italia, ma non di primaria importanza, come è invece capitato per il suo «Giobbe», messo in scena da Ugo Pagliai e Paola Gassman. Wojtyla partecipò ed è rimasto segnato profondamente dall'esperienza del «Teatro rapsodico» di Cracovia all'inizio degli anni 40. Si trattava di creare spettacoli senza scene e orpelli, perché «elemento fondamentale dell'arte drammatica è la viva parola umana».

Nel 2003 con il titolo «Trittico romano», pubblicato dalla Libreria editrice vaticana, sono uscite le sue meditazioni in forma poetica. Il «Trittico» si chiude con la parte dedicata alla cappella Sistina, che propone uno sguardo sul senso dei conclavi e sulla morte: «La stirpe, cui è stata affidata la tutela del lascito delle chiavi, si riunisce qui, lasciandosi circondare dalla policroma Sistina, da questa visione che Michelangelo ci ha lasciato. Era così nell'agosto e poi nell'ottobre, del memorabile anno dei due conclavi (il 1978, ndr), e così sarà ancora, quando se ne presenterà l'esigenza, dopo la mia morte. (....) E' dato all'uomo di morire una volta sola e poi il Giudizio. Una finale trasparenza di luce. La trasparenza degli eventi. La trasparenza delle coscienze».

Invia una emailPiero Fornara



 

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