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L'arte dell'impresa

Fare impresa è l’arte di comporre dati e tendenze, logica sistemica e indizi presi dal fango. Così risponde Carlo Pelanda, docente presso la University of Georgia, a Mattia Cielo, “catapultato” giovanissimo dal padre alla guida dell’azienda di famiglia. Tra i due si apre un dibattito serrato alla ricerca della figura dell’imprenditore e sulle sue qualità. “Ascolta il vento, ragazzo, e cavalcalo”, dice Pelanda al giovane amico che gli chiede quali scienze deve conoscere l’imprenditore. Come dire che un ruolo poliedrico come quello dell’imprenditore non si presta a essere istruito attraverso conoscenze formalizzate, pur essendo un’impresa o le sue strategie descrivibili e migliorabili con le giuste conoscenze scientifiche. Utilissime quelle che Pelanda definisce le “conoscenze laterali”, e che rende con una metafora: per far crescere bene un fiore devi sapere anche qualcosa sul prato, integrare il tutto in una matrice sistemica. Ed ecco allora la conoscenza laterale che il docente afferma servire al suo giovane amico: la supersinteticità utile a chiarire l’essenza (attenta, convenzionale e quindi utilitaristica) delle idee e delle cose. Prima di arrivarci, bisogna stabilire dei paletti. Come la “quiddità” dell’imprenditore, dove il quid sta nella propensione al rischio e nella tenacia di fronte alle avversità. In questo senso, la figura va inserita dentro la teoria dei valori economici, perché esso è un attore di creazione del valore (nel tempo), il motore principale che sta sopra la tecnica.
Ma c’è un altro quid che distingue chi fa impresa: una buona dose di pazzia, intesa come propensione a intraprendere azioni che alle persone “normali” mai verrebbero in mente. Il colloquio, in molte parti decisamente irriverente nei confronti delle teorie consolidate d’impresa, tocca con vivacità altri punti, riguardanti ad esempio la biopsicologia dell’imprenditore (c’è una genetica dell’imprenditoria nel vicentino, regione dove è nato e lavora Mattia?), per arrivare a interpretare il mercato, in pratica la somma dell’arte dell’impresa e che comprende la gestione del tempo, l’interpretazione del luogo (globale, locale), la competitività comunicativa (il marketing, sì, ma soprattutto il metamarchio, quello cioè che veicola un sistema paese). Nel corso del colloquio, Mattia elabora una sua teoria di conduzione imprenditoriale, in cui imprescindibile è l’addestramento continuo delle qualità umane.

Mattia Cielo, Carlo Pelanda
L'arte dell'impresa - Dialogo tra il professore e il giovane manager sulle qualità dell'imprenditore.
Sperling Kupfer Editori
168 pagine - 18,00 euro

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