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13 maggio 2005

La verità, tutta la verità, nient'altro che la verità sul vino

In vino veritas, dicevano gli antichi. Eppure per pochi altri alimenti o bevande gli uomini hanno tanto disputato tra loro, dividendosi in estimatori e detrattori, sostenendo il valore “divino” e terapeutico del vino oppure accusando il “nettare degli dei” di incentivare il vizio, di provocare gravi patologie e dipendenza, di causare disordine sociale. Come spesso succede quando si sventolano bandiere ideologiche e convinzioni fabbricate a tavolino, la verità è la prima vittima a cadere sul campo di battaglia.
Un libro appena pubblicato per le edizioni Il Sole 24 Ore Edagricole cerca di fare chiarezza sulla questione, offrendo al lettore una seria documentazione, sintetizzata con uno stile agile e piacevole. Si tratta di Vino e salute. Prescrizioni e pareri di un medico sommelier, scritto da Andrea Andreotti, il quale, ad un’onorata attività ospedaliera ha affiancato l’interesse e la passione per il vino, testimoniati dal diploma di sommelier e da una nutrita produzione editoriale di carattere enologico.
Andreotti, pur manifestando chiaramente la sua passione per il vino, non ha scritto un libro apologetico. Ha saputo valorizzare, con una mole significativa di dati, quanto di buono e di positivo l’uomo ha trovato e continua a trovare nel vino, senza tacere i rischi di un potenziale e disastroso abuso della bevanda stessa. Il nostro medico sommelier, nel suo testo, ci ricorda continuamente – confortato in questo da tutta la tradizione antica – come il giusto mezzo, la giusta misura, la moderazione sia il segreto per apprezzare e godere a pieno i benefici del frutto della vite. Come un farmaco, assunto nelle giuste proporzioni, il vino concede sollievo al corpo e allo spirito. Quando però il suo uso diviene smodato, allora il farmaco si trasforma in una vera e propria droga, dall’effetto distruttivo e devastante.
Scopo dichiarato dell’autore, indubbiamente grande amante e conoscitore della bevanda, è anche quello di rassicurare tutti coloro che con lui condividono la passione enologica, permettendo agli affezionati di godere il piacere del vino senza ansia, dimostrando che il bere consapevole non si ripercuote sfavorevolmente sulla salute o sul benessere, piuttosto trova il suo punto di forza nella prevenzione di malattie che si sviluppano con il passare degli anni, quali l’aterosclerosi e i tumori. Addirittura, afferma Andreotti nel suo testo, l’uso moderato di vino può “allungare la vita”. Infatti, soprattutto nel caso degli anziani, tendenzialmente inappetenti e a volte lievemente depressi, il vino stimola l’appetito, fornisce calorie e migliora il tono dell’umore e il benessere generale. In generale, poi, mantiene integre le arterie, garantendo il nutrimento degli organi e rallentandone il decadimento. Il vino, inoltre, agisce contro i radicali liberi, proteggendo le cellule dall’invecchiamento.
Fra le azioni preventive sufficientemente dimostrate, il nostro medico-sommelier cita la riduzione del rischio della malattia di Alzheimer, dei tumori, della cataratta. Nota è l’azione antianemica svolta dal vino, con un miglioramento dell’assunzione di ferro.
Uno studio danese del 1995, citato da Andreotti e ben conosciuto dagli specialisti, che aveva il compito di verificare la correlazione esistente tra il consumo di varie bevande alcoliche e la mortalità tra gli abitanti di Copenaghen, ha rilevato che il rischio di morte si abbassava progressivamente in rapporto ad un crescente uso di vino (naturalmente assunto entro certi limiti). Lo studio dice, insomma, che chi beve un certo quantitativo di vino a pasto, vive di più di chi è completamente astemio (e di chi fa abuso di alcool). Minore sarebbe l’incidenza delle malattie cardiache e di quelle cerebrovascolari. Queste proprietà “protettive” sarebbero, tra l’altro, attribuibili solo al vino. La birra, dice ancora lo studio danese, non fa registrare significativi risultati, mentre i superalcolici, invece, aumentano il rischio di mortalità.
Il vino come antiossidante, dunque, antinfettivo, antidepressivo, anticancerogeno, digestivo, sollievo per il cuore. Il testo di Andreotti dedica a questi aspetti ampi paragrafi, dove il lettore può ritrovare, chiaramente illustrati, i termini dell’azione preventiva della bevanda.
Particolarmente interessante, e vivamente consigliata, la lettura della sezione del libro dedicata agli effetti e alle interazioni del vino con alcuni particolari farmaci. Il consumo alcolico va attentamente evitato in caso di assunzione di barbiturici, tranquillanti, antidepressivi antireumatici e antinfiammatori. Va sfatato, inoltre, il mito del vino come afrodisiaco o aiuto alla virilità. Le potenzialità sessuali, afferma l’autore, non sono aumentate da un bicchiere in più. Gli eventuali benefici sono riscontrabili più sul piano psicologico: il vino aiuta a fare cadere alcune inibizioni e aumenta la “complicità” tra i partner. L’abuso di alcool invece stronca ogni velleità amatoria, riducendo rapidamente il livello degli ormoni preposti all’attività sessuale.
Dopo i consigli agli sportivi (bere moderatamente durante i pasti e lontano dalle gare) e alle gestanti (meglio astenersi), Andreotti spiega la “formula ideale” del consumo di vino, per non privarsi del “nettare degli dei” e dei benefici connessi, senza commettere abusi che trasformerebbero la bevanda in una delle più temibili droghe.
Due o tre bicchieri per le donne, tre-quattro per gli uomini, mai a stomaco vuoto, meglio durante i pasti, da sorseggiarsi lentamente. Chi seguirà il consiglio potrà godere di una vita sana, piacevole e serena, e magari anche molto lunga. Parola di medico.

Andrea Andreotti
Vino e salute. Prescrizioni e pareri di un medico sommelier
Edizioni Il Sole 24 Ore Edagricole, 136 pagine, € 9,50

Invia una emailMassimo Donaddio



 

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