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Cento consigli per fare carriera |
Indossare vestiti sgargianti e insoliti può essere una buona idea per chi vuole far carriera. Perché? Semplice, perché è sempre meglio non passare inosservati (anche se a qualcuno giacche e bretelle colorate possono non piacere) piuttosto che non essere proprio notati: se la prima cosa che gli altri ricordano di voi sono le cravatte a farfalla, allora avete fatto centro. Questa asserzione costituisce l’idea numero 28 delle cento che l’autore del libro, con la preziosa collaborazione di top manager di importanti imprese, suggerisce a chi, entrando in azienda, vuole far carriera.
A quanto pare, oggi più che mai servono doti comunicative, relazionali e diplomatiche, che si esaltano con la capacità di gestire gli aspetti della carriera che è possibile controllare e, addirittura, dominare. Le cento idee sono raggruppate a seconda dell’obiettivo che bisogna raggiungere: per avere la meglio nella politica aziendale, per chiarire le regole fondamentali, per ottenere nuovi (e più prestigiosi) incarichi, per distinguersi dalla massa, per far colpo sul comitato di selezione, per condurre un team al successo, per distinguersi tra i dirigenti di più alto livello (quando la carriera è già a buon punto, evidentemente), per spendere con parsimonia e con intelligenza o, perché no, spendere e spandere il denaro dell’azienda, per gestire i progetti, ed altro ancora, fino alle tre idee efficaci per godersi l’ultima tappa della corsa.
Alle qualità richieste a un manager è indispensabile aggiungere una buona dose di cinismo, come dimostra un passo del libro che recita “Quando si ricopre una posizione da subalterno, si tragga vantaggio dal successo del capo. Quando si avanzerà nella scala gerarchica, si potrà approfittare della sua rovina. Si cerchi di trovare un modo per dargli lustro”. Per la cronaca, questa affermazione è contenuta nell’idea numero 5 intitolata “Aiutare gli anziani”, perché parte dal dato che gli alti dirigenti sono ovviamente più anziani della maggioranza dei loro subordinati. Insomma, non si guarda tanto per il sottile: ma per l’autore questo sembra inevitabile se si vuole arrivare in alto. Per capirlo meglio, Langdon (che ha collaborato con importanti società informatiche in tutto il mondo) invita il lettore a dare un’occhiata alla tabella che introduce il libro e che riporta il numero dei dipendenti di ciascun livello di una grande azienda aerospaziale. Dai numeri è facile dedurre quanto impervia sia la scalata della piramide gerarchica: le probabilità statistiche di avanzare dal gradino più basso, quello degli operai, a quello più alto di amministratore delegato sono 1 su 39.999 (il numero degli operai). E anche se si diventa direttore generale (1 probabilità su 8900) solo una persona su 31 riesce a salire fino in cima. Per riuscire, occorrono competenze e capacità, talento e intuito, tutte cose che si possono affinare, ma che non bastano, afferma Langdon: se fossero le persone migliori a ottenere un posto in cima, non esisterebbe il grado di incompetenza presente in molti livelli industriali e in molte organizzazioni. Per questo occorre un piano strategico per gestire i diversi elementi che comporta la costruzione di una carriera. Un piano che deve esulare dalle ipocrisie, avverte Langdon, che accetta la realtà così com’è, e valuta come sia possibile conquistare il maggior controllo possibile su una vita fatta più di forma (ricordate gli abiti sgargianti dell’inizio?) che di sostanza.
Ken Langdon
100 idee per costruire la tua carriera
Sperling&Kupfer, 2004
Pagine 174; euro 14,00
Titolo originale: The 100 greatest ideas for building your career
Traduzione di Roberto Ricca
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