23 dicembre 2004 |
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"Il dolore perfetto" |
Spenti ormai da tempo i riflettori sulla cinquantottesima edizione del Premio Strega, lasciati alla costellazione di editoria e critica pronostici e vittorie annunciate, ci accostiamo al romanzo vincitore “Il dolore perfetto” di Ugo Riccarelli, con serena obbiettività. Incuriositi, innanzitutto, da quel titolo che -in un romanzo in cui, paradossalmente, la bellezza è “qualcosa di impossibile da sopportare” ed ingiuste sono le parole che tentino di descriverla- accosta al dolore l’idea sfuggente e perentoria di perfezione. Due parole: che si ripetono ben diciannove volte nelle pagine del libro, a concludere senza appello nascite difficili o morti ingiuste, percosse o grotteschi suicidi, solitudine o vane attese di persone amate. E ai due estremi di questo ritornello dolente, ecco il segreto dello stile, le ragioni del narrare. “Barocco è il mondo”, sostiene Gadda, in una citazione in apertura del romanzo. E bizzarra, inconsueta, magica e illusoria è, infatti, la saga popolare della famiglia del Maestro, insegnante anarchico di fine ottocento, che, innamoratosi della vedova Bartoli, metterà al mondo, in un’unione illegittima ma consacrata da un amore leggendario, numerosi figli dai nomi stravaganti che evocano ideali e fierezza; e della famiglia Bertorelli, da generazioni commercianti di maiali, che, tra insensibile pragmatismo e fiuto per gli affari, affidano ai nomi tratti dai poemi omerici e ossessivamente tramandati di padre in figli, un improbabile scampolo di poesia.
Nella nota finale -in cui l’autore ricorda lo stupore infantile nel vedere, in una sorta di stanza-santuario presso la casa di lontani parenti, l’intrico di ruote e congegni meccanici che avrebbe dovuto produrre il moto perpetuo- si svela, poi, il senso e l’ispirazione di una trama in cui il tempo si avvolge a spirale, gli eventi ritornano, incontrollabili, magicamente simili pur nello scambio generazionale. E solo il raccontare, intrappolando parole e ricordi in una consegna che è al tempo stesso sollievo e schiavitù, dona ai personaggi l’illusione di dare un ordine alla vita. Di imprimerla nei mattoni, nella storia piccola del borgo antico di Colle, in Toscana, con intorno la Piana, il Prataio e il Padule. Di appenderli ai rami di quel nocciolo vicino ai binari della stazione, planando sui quali, con un magico volo, il piccolo Cafiero in fasce si salvò mentre la madre veniva travolta da un treno. O a quello sotto il quale l’ormai vecchia e smemorata Annina muore, dopo aver ripercorso in un istante la sua vita, ritrovando in un commovente “Ma guarda…” la consistenza di ciò che era svanito “dentro a un dolore perfetto, completamente evaporato nella nebbia”.
Quella nebbia che è anche la Storia, con i fumi delle ideologie e della polvere da sparo. Che si impone con la sua stupida crudeltà -in un borgo dove tutti raccontavano la vita “così come piaceva a loro, e non alla vita”- seguendo la curva delle rotaie della nuova stazione per concludersi, dopo due Grandi Guerre, nel volo spezzato di un aeroplano.
Riccarelli, nato nel ’54 a Cirié (Torino), da famiglia toscana, autore, tra i vari titoli, del premio Selezione Campiello 1998 “Un uomo che forse si chiamava Schulz”, di “Stramonio” e “L’angelo di Coppi”, si è conquistato la definizione, lusinghiera e forse generosa, di Gabriel Garcia Marquez italiano. Il suo è un narrare coinvolgente e incalzante, che accompagna le alterne vicende di due famiglie ostili che un amore –come fantasia comanda- unirà. A tratti epico e poetico, spesso diretto e essenziale, a evocare forse i racconti della nonna, cui l’autore si è ispirato, “Il dolore perfetto” è un percorso “reale e fiabesco” verso l’utopia. Quel luogo che non esiste, ma in cui trovano sempre spazio i sogni e le avventure della storia, piccola o grande che sia. Nel sospetto, perfetto quanto il dolore, che “la vita sia un insieme di attimi che mai una sola volta, neanche una sola volta riusciamo a controllare, che sfuggono, anticipano o ritardano senza preavviso e si prendono gioco di chi tenta di ingannare il dolore riempiendo il cuore di nuvole e cielo”.
Ugo Riccarelli
Il dolore perfetto
Mondadori, pagg. 325, euro 17,60
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