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Il fisso può costare meno del variabile

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Lunedí 12 Novembre 2007
I tassi

Per la prima volta in Italia le rate di mutui a tasso variabile superano, in alcuni casi, quelle dei mutui a tasso fisso. È un fenomeno nuovo e ancora circoscritto che, in parte, spiega l'aumento della domanda di prodotti a tasso fisso, ora anche più convenienti oltre che – com'è ovvio – slegati dal rischio di mercato.
Dalla tabella in pagina emerge che in alcuni istituti la rata fissa è più conveniente di quella variabile, soprattutto nei mutui parametrati all'Irs a 30 anni. In due casi, bancApulia e Banca per la Casa, la differenza tra fisso e variabile supera i 200 euro, seguono Banca Friuladria (59 euro), Biverbanca (27 euro), Bcc Roma (26 euro), Banca Sella (15 euro), Gruppo banca popolare di Novara (9 euro) e Banca Ucb (7 euro). Se consideriamo la durata ventennale, le banche con rata fissa più bassa della rata variabile sono quattro e lo scostamento è più contenuto (massimo 28 euro, minimo 6).
Quali sono le cause di questo fenomeno? «La crisi di sfiducia generalizzata – spiega Stefano Curti, responsabile prodotti e servizi di Banca per la Casa del Gruppo Unicredit – ha causato, tra l'altro, una crisi di liquidità del sistema, che si è tradotta in un aumento del costo del denaro e, quindi, dei tassi di interesse a breve termine. I tassi a medio e lungo termine sono più bassi di quelli a breve perché scontano aspettative di miglioramento nel futuro. La tensione causata dalla crisi dei mutui subprime, però, al momento non accenna a diminuire. Questo significa che il sistema bancario si presta denaro a un costo maggiore, in virtù del maggior rischio legato alla minor disponibilità di circolante». Le banche italiane sono poco esposte, secondo Bankitalia, ma non si può dire la stessa cosa per tutte le banche della Ue; nell'incertezza, quindi, sale il costo a cui le banche prestano denaro nonostante la Bce abbia mantenuto il tasso al 4 per cento.
Nei mutui a tasso fisso oggi la differenza tra la rata più conveniente e quella più costosa è di 122 euro nei 20 anni (se escludiamo il caso di Bhw che prevede una rata in due fasi, non confrontabile) e di 160 euro nei 30. Il variabile registra uno scostamento maggiore, 181 euro per i 20 anni e 351 nei 30. Se invece si passa a un confronto tra stessa durata e diverso tasso la differenza maggiore (fisso meno variabile) è di 105 euro nei 20 anni (Banca popolare Friuladria) e di 83 euro di Barclays_ Woolwich nei 30. Si tratta però di divari estremi, infatti la metà degli intervistati, sia nei 20 che nei 30 anni, dichiara uno scarto inferiore ai 30 euro.
Che cosa conviene scegliere tra fisso e variabile? Non c'è una risposta valida per tutti. Chi ha bisogno di programmare in modo certo le proprie uscite mensili può avere questa possibilità solo con il tasso fisso; chi invece non ha difficoltà a gestire le oscillazioni del mercato può scegliere il variabile. Contrastanti le opinioni sul variabile a rata costante: per alcuni permette una rata fissa con il vantaggio di fruire di eventuali riduzioni del tasso, per altri si tratta di una grossa incognita che può riservare sgradite sorprese, come una maxi-rata finale o un eccessivo allungamento di durata.

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