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Nella prova sul campo informazioni con limiti

di Luigi Dell'Olio

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Lunedí 12 Novembre 2007


C'è chi stampa un preventivo su carta non intestata e chi segue pedissequamente il modello Esis che rappresenta lo standard europeo. C'è il consulente allo sportello che si limita alle informazioni minime «perché poi ne parliamo meglio se davvero è intenzionato» e quelli che si dilungano in disquisizioni sulle doti, vere e presunte, del tasso fisso. E infine c'è il canale online, che segue procedure standardizzate, offre informazioni chiare, ma paga lo scotto del mancato contatto personale.
Un giro tra gli istituti di credito italiani – divisi tra grandi città e province, uffici centrali, altri di periferia – e il canale Internet, rivela una realtà frastagliata, in cui ognuno si comporta come meglio crede. E non sempre a vantaggio del consumatore. In tutti i casi ci siamo presentati con lo stesso profilo: un 30enne che si appresta ad acquistare un bilocale da 220mila euro a Milano; 70mila li mette di tasca propria e i restanti 150mila li chiede alla banca, da rimborsare in 30 anni. Per il resto, per farsi guidare nella scelta dei tassi e nella documentazione, si affida allo sportellista. Abbiamo preso come esempio tre esperienze, le più significative, in altrettante banche visitate durante la scorsa settimana.
Primo caso: la banca è vuota, l'impiegato s'informa brevemente sul costo della casa, sulla tempistica del rimborso e chiede se ci sono preferenze tra fisso e variabile. «Mi consigli pure lei». Senza farselo ripetere due volte indica il fisso, che «costa qualcosa in più, ma evita brutte sorprese in un contratto di lungo periodo come questo». In ogni caso, e senza richiesta specifica, il bancario stampa due simulazioni, una con il tasso fisso e l'altra con il variabile, e mostra le differenze di costi: omette però di specificare che la fotografia dell'oggi non necessariamente corrisponderà ai mesi e anni a venire, quindi può anche darsi che il variabile torni a essere decisamente meno dispendioso del fisso. La sorpresa maggiore è nella forma del preventivo: niente carta intestata o utilizzo del modello Esis. Mancano quindi, solo per citare le omissioni principali, nome dell'istituto, descrizione del prodotto e informazioni sulle spese accessorie. Né è evidenziato con la dovuta rilevanza l'indice sintetico di costo.
La seconda tappa significativa richieda una lunga anticamera, due ore di fila. Questa volta il prospetto informativo europeo fa subito capolino, evidenziando le caratteristiche (e il nome) del mutuo, i costi e le spese accessorie (istruttoria, perizia e così via). Tuttavia «insieme con il mutuo è obbligatoria l'apertura del conto – precisa l'impiegata, ribadendo peraltro una posizione comune a quasi tutte le banche italiane –. In più chiediamo l'accredito di almeno uno stipendio e una polizza vita». «Ma come una polizza?». «Non è automatico, ma la banca ne richiede la sottoscrizione quasi sempre, come garanzia. Sono circa 9.800 euro in tutto, ossia 55 euro in più al mese. Ma se vuole possiamo finanziarli allo stesso tasso del mutuo». Insomma, la banca finanzia il risparmiatore affinché questi investa in un prodotto della stessa banca e allo stesso tempo la tuteli dagli imprevisti.
Ultima prova: il sito di una banca online. La grafica è essenziale e i passaggi sono comprensibili a tutti: una volta compilato il modulo relativo alle condizioni del mutuo appare una schermata che ricalca il modello Esis. Rispetto alle proposte avanzate allo sportello non ci sono spese iniziali, né di istruttoria o perizia. Le copertura assicurative sono gratuite e non è richiesta l'apertura di un conto corrente apposito. Anche le diverse voci di costo (Tan e Isc) sono espresse in maniera chiara. Resta un limite: via Internet è del tutto assente la consulenza che può fornire l'operatore allo sportello, ma non è detto che manchi più di tanto. A patto di avere dimestichezza con le tecnologie e con il linguaggio della finanza.

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