| A 43 anni, con sei Olimpiadi alle spalle e la settima come obiettivo (record assoluto), è quasi normale che remare verso Pechino diventi un gioco di squadra. E allora tutti in camper e via, con i bambini a fare il tifo a riva durante le gare, tuo marito Guglielmo a pungolarti nel difficile ruolo di consorte/allenatore. E tu, Josefa Idem, tedesca di nascita e italiana per amore, in acqua con pagaia e canoa a inseguire la settimana sinfonia, l'ennesima sfida al tempo, alle avversarie, a te stessa.
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Nel palmares ci sono già l'oro olimpico di Sydney 2000, l'argento di Atene 2004 il bronzo di Atlanta '96 conquistate col tricolore sul petto, oltre al bronzo di Los Angeles '84 vinto per la natia Germania. Poi il matrimonio con Guglielmo Guerrini: un amore che ha portato all'Italia una delle più grandi canoiste della storia dei Giochi. Ma lei, si è mai pentita di una scelta così sofferta e difficile?
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Mamma, moglie, campionessa. Difficile far convivere tutti i ruoli nella stessa giornata. E allora la sveglia alla mattina suona presto: un'ora di palestra alle sei del mattino per poi preparare la colazione per Guglielmo, Janek, 12 anni, e Jonas, 5. Poi via all'allenamento, mattina e sera. Ma Josefa, ogni tanto non senti il bisogno di un po' di tempo per te?
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La corsa verso Pechino, pagaiata dopo pagaiata, è scandita da questi ritmi semplici e quotidiani. Cuore, testa, sensazioni dicono che anche in Cina Josefa potrà essere protagonista, pronta alottare per un'altro podio, per un'altra medaglia.
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Dall'84 a oggi le Olimpiadi hanno cambiato immagine e sostanza dello sport moderno. Un cammino che la Idem ha vissuto sula propria pelle, protagonista nel cammino dallo sport semi-professionistico allo show business.
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Partecipare a un'Olimpiade: La meta più ambita per ogni atleta. Per questo Josefa, abituata a guardare sempre oltre la linea del traguardo, non condivide il modo in cui è stato impostato il dibattito sui giochi di Pechino, il mancato rispetto dei diritti umani da parte della Cina, la crisi tibetana e le possibili limitazioni alla libertà d'espressione degli atleti.
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Braccia d'acciaio, un cuore grande così, testa che ama pensare in libertà, quella di Josefa Idem. E allora meglio pagaiare alla larga dai luoghi comuni, magari quelli che recitano che quella italiana a Pechino sarà una spedizione con le donne protagoniste, colorata di rosa. Discorsi che nascondono un pizzico d'ipocrisia che a Josefa proprio non va.
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L'esperienza, il carisma, il ruolo, la carriera. A Josefa, in tutta onestà, non manca nulla per poter ricoprire a Pechino il ruolo più prestigioso: il portabandiera della squadra azzurra nella cerimonia d'apertura dei Giochi, l'8 agosto 2008.
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Il futuro agonistico è un'incognita; le certezze sono Guglielmo, Janek e Jonas: squadra/famiglia vincente, che vale più di qualsiasi medaglia. Ma sognare non costa nulla, e Josefa ormai ci ha abituato alle sorprese. E allora perché non pensare a Londra 2012?
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