| Berlusconi è favorito, ma si comporta da sfidante
di Guido Compagna
Che nella corsa elettorale Silvio Berlusconi sia stato in testa sin dal principio il primo a riconoscerlo è Walter Veltroni, quando parla della «strepitosa» rimonta del Pd che lo avrebbe portato, quando manca una settimana al voto, a un incollatura dal favorito. Eppure il candidato premier della Casa delle libertà ha seguito sin qui una strategia che si adatta (in teoria) più all'inseguitore che al primo in classifica, più allo sfidante che al campione. Di solito, e vale nello sport come nella politica, chi è in testa ed è favorito per la vittoria finale osserva una condotta di gara guardinga, tesa soprattutto a mantenere il vantaggio e a non concedere varchi al concorrente.
Berlusconi invece è stato sempre all'attacco: sui brogli denunciati con ossessiva continuità, sulle schede a suo giudizio fatte per indurre in errore, e soprattutto sul comunismo inteso come caratteristica principale di chi gli contende palazzo Chigi. In questo modo ha consentito a Veltroni di giocare di rimessa di approfittare dei toni aggressivi del suo competitore per attribuirsi il ruolo di un candidato moderato tranquillo, che alla polemica a tutti i costi, preferisce parlare dei problemi del Paese, e che se qualche volta deve scendere a livello di rissa (naturalmente solo politica e oratoria) è solo perchè è Berlusconi a tirarlo in mezzo. In pratica è stata una campagna elettorale a parti invertite. Con il leader del Pd, che ha usato la tattica del favorito e il leader del Pdl, in testa nei sondaggi, che ha preferito colpire duro, come di solito fanno gli sfidanti. Su un solo punto il Cavaliere ha messo in chiaro di essere lui in testa alla corsa: nel rifiuto del faccia a faccia televisivo, che come è noto non conviene soprattutto a chi è, o si ritiene, più forte.
Del resto la condotta di gara di Berlusconi potrebbe essere stata tutt'altro che dissennata. Ai suoi tifosi, spesso cresciuti a «Grande fratello» e veline, i toni forti al limite della battutaccia sono sempre piaciuti. Evidentemente, forte dei suoi sondaggi, il leader del Pdl è convinto che gli basti contentare i suoi per vincere. | |