D'Amato: «Non mi candido perché manca un impegno riformista»
Non c'erano i presupposti corretti per un suo ingresso in politica: così Antonio D'Amato spiega il suo "no" alla candidatura per il Pdl. L'ex presidente degli industriali aveva inizialmente dato la sua disponibilità soprattutto per la «gravità e drammaticità della situazione che sta vivendo il Mezzogiorno».
«Credo che sia doveroso per chi può dare un contributo al cambiamento - ha aggiunto D'Amato - ma perché questo sia possibile, occorre anche un impegno riformista e una voglia di cambiare più forte di quello che io oggi individuo nella politica e, quindi, non ricorrono i presupposti affinché ci sia quella svolta che io ritengo necessaria e che sarebbe l'unica per la quale io davvero potrei entrare in politica». Quale sarebbe il compito attuale della politica per l'ex leader di Confindustria? «Credo che sia necessario un impegno per il Sud molto forte - ha spiegato - una voglia di cambiare e soprattutto quella determinazione ad affrontare le riforme che sono necessarie al nostro Paese e che sono assolutamente indispensabili per il Mezzogiorno».
D'Amato ha anche sottolineato che dietro il suo no al Pdl di Berlusconi «non ci sono affatto questioni di incarichi e di ministeri». «Non è questa la partita in campo -ha detto- non sono un politico e non voglio essere un politicante, se devo dare il mio contributo ci devono essere le condizioni per un cambiamento vero. Berlusconi mi ha pubblicamente offerto ruoli e posizioni, e di questo lo ringrazio, ma non vedo l'impegno riformista e la determinazione a cambiare».