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SPECIALE ELEZIONI 2008
Più polemiche che consensi per le «figurine» delle liste Pd
di Guido Compagna

Se, annunciando le candidature del Pd in anticipo, Walter Veltroni voleva dare al suo partito una settimana in più di campagna elettorale e una in meno di polemiche e veleni interni, non c'è dubbio che l'obiettivo è stato mancato. Basta guardarsi intorno. I prodiani sono sconcertati del fatto che il candidato indicato come simbolo per rimontare del Nord, Massimo Calearo, a una delle sue prime uscite televisive, non abbia trovato di meglio che elogiare Mastella per aver fatto cadere Prodi e consentito così il decollo del Pd, del quale bene o male Prodi è il presidente. Quanto all'alleanza con i radicali, questa più che difficile e faticosa, si presenta conflittuale: Pannella è in sciopero della sete in nome del rispetto della parola data, ma al tempo stesso i candidati radicali firmano le candidature perchè non vogliono dare armi a chi dal Pd li vuole cacciare. Fin qui i casi più rumorosi e vistosi.

Certo, l'assurda legge elettorale con la quale si vota, offre un potere enorme a chi prepara le liste. Non si decidono soltanto i candidati, ma gli eletti, visto che questi non dipendono dal voto degli elettori, ma dalla posizione che hanno in lista. La quale viene definita da un ristrettissimo gruppo dirigente che quindi è portato a privilegiare, tra gli altri, i propri fedelissimi. E così è stato anche nel Pd, con un non trascurabile numero di «candidati sicuri» presi dagli staff degli attuali dirigenti del partito. Emanuele Macaluso sul "Riformista" ha parlato, con crudo ed efficace sarcasmo di «figli, figliocci, segretarie, amanti, assistenti, amici e ruffiani». Insomma nell'album delle figurine di Veltroni c'è qualcosa che ricorda l'assemblea nazionale del Psi craxiano, quella composta «di nani e ballerine», secondo la urticante definizione di Rino Formica.

Naturalmente, ed è doveroso ricordarlo, non mancano lodevoli eccezioni a cominciare dalla prestigiosa candidatura di Umberto Veronesi. E non è detto che il Pdl si prepari a presentare liste brillantissime. Ma, guardando i candidati del Pd nel loro complesso (a proposito c'è un 40% di donne, ma il più delle volte in posizione di ineleggibilità) non si può fare a meno di chiedersi se davvero era indispensabile sacrificare Ciriaco De Mita e non soltanto lui, sull'altare delle regole e del rinnovamento.




6 marzo 2008

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