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SPECIALE ELEZIONI 2008
Veltroni: gli sbagli dell'Unione nel Nordest
di Lina Palmerini


Vicenza, due anni dopo. Da quel convegno di Confindustria che vide l'arrivo a sorpresa di Silvio Berlusconi – improvvisamente guarito da una lombosciatalgia – accolto da un'ovazione di tutta la platea di industriali vicentini sono passati, appunto, quasi due anni. Siamo ancora in campagna elettorale ma quello che è cambiato – decisamente – si riassume con un flash: la foto della stretta di mano e dell'abbraccio tra Massimo Calearo e Paolo Nerozzi.Nessuno l'avrebbe immaginato nel 2006. Nè l'imprenditore di Vicenza, ex presidente di Federmeccanica ed ex sostenitore del centrodestra, nè il sindacalista della Cgil che oggi condivide con Calearo un posto nelle liste del Partito democratico. Una novità, certo, che fa dire a Walter Veltroni che «un muro è caduto nel Nord Est», che un «patto tra produttori è possibile» e che il salto ideologico del Pd è l'essere passati dal conflitto sociale a un'alleanza tra lavoratori e imprese. Il fatto è che tutto è troppo recente, troppo fresco per aver già convinto una parte del Paese che ha ancora tanto da rinfacciare al centro-sinistra. Insomma, non sembra che, come Calearo, siano in molti ad aver attraversato il confine verso il Pd. Veltroni sembra saperlo. «Ci sono le colpe del vecchio centro-sinistra. Mi ricordo lo slogan anche "i ricchi piangano" a cui io ho opposto le parole di Olof Palme: combattiamo la povertà, non la ricchezza. Io ho avuto il coraggio di chiudere una stagione con la sinistra. Ho avuto il coraggio di dire che il re è nudo». È su questo passaggio che il segretario del Pd – ieri febbricitante – fa la campagna elettorale da queste parti. Era stracolmo l'Auditorium Canneti di Vicenza e c'erano una cinquantina di imprenditori al Jolly Hotel Tiepolo raccolti ad ascoltare il primo discorso di Calearo con Veltroni. Oltre a Paolo Marzotto (che era all'Auditorium) e Massimo Carraro si sono visti anche Gianni Zonin (imprenditore del vino e presidente della Banca Popolare di Vicenza), Maltauro (impresa di costruzioni), Sergio Dalla Verde presidente dell'Api, Giancarlo Ferretto, Sergio Rebecca dell'Ascom. E poi nomi meno noti di piccoli imprenditori che erano lì incuriositi ma ancora con qualche diffidenza. «Io sono capolista. Questo vuol dire che ci metto la faccia. Ho cambiato idea perchè ho sentito un'aria nuova. E comincio a divertirmi », dice Calearo ai suoi colleghi prima di passare la parola a Veltroni. Per loro, il segretario del Pd suona uno spartito che si intona a un paesaggio sociale fatto di 90mila imprese sparse in tutta la provincia: un imprenditore ogni otto abitanti. Lo spartito veltroniano parla di una democrazia «leggera», di uno Stato che «incoraggi il rischio che non è una parolaccia ma l'energia vitale di una società ». Note che Veltroni suona in scioltezza ma che sono precedute da una storia – passata e recente – poco coerente. Lo ammette Tiziano Treu, ex ministro del Lavoro nato da queste parti, che però vede un cambiamento: «C'è un interesse che cresce perchè è un linguaggio nuovo: c'è un salto rispetto al Governo Prodi».
Dunque, comincia una traversata in terra di Nord- Est. Mancano molti chilometri da percorrere per voltare pagina ma Veltroni si assume l'impegno di lavorare su un terreno che era stato lasciato incolto, abbandonato. E riprende una a una le critiche che gli arrivano sia pure da una platea amichevole come quella incontrata al Jolly Hotel. Parla di come sia necessario includere nel patto tra produttori le banche «che devono assumersi la loro parte di rischio e agevolare la spinta imprenditoriale», parla di questo periodo di recessione che ha bisogno di «risposte anticicliche » e qui si aggancia al cardinale Bagnasco sulla «necessità di incrementare il potere d'acquisto di salari e pensioni». E indicaanche due settori che possono diventare il cuore dell'economia europea: il biomedico e riconversione ecologica dell'industria.
A Padova c'è il primo test con la piazza. La prima volta che fa un comizio a Nord-Est. C'è molta gente a Piazza dei Signori – non il pienone – che lo ascolta in un pomeriggio di un giorno feriale. E qui può di nuovo sfogarsi contro il Pdl, rinfacciare la candidatura di Ciarrapico «fatta solo perchè i suoi giornali sono amici della Pdl». E poi cita Roberto Baggio che «quando sbagliava il rigore ai Mondiali, Berlusconi era già premier. Ora Baggio fa altro, lui invece è di nuovo candidato ». Non un cenno alla base Usa dal Molin anche se alcuni contestatori, a Vicenza, fanno un blitz in pullman. E non un cenno al federalismo che ormai, dice, è un argomento «consumato pure per la Lega».




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