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SPECIALE ELEZIONI 2008
Sondaggio: più giovani al Pdl, parola chiave «merito»
di Davide Colombo

Le attese e le intenzioni di voto

Se ci fosse il «partito del migliore», con un candidato premier impegnato a garantire misure rigorose per introdurre criteri meritocratici nelle scuole, nelle università, nella pubblica amministrazione e casomai anche incentivi alle aziende private che selezionino sulla base del merito i propri dipendenti, allora non ci sarebbe alcun dubbio. I giovani lo voterebbero in massa.
Il risultato più interessante del sondaggio realizzato dall'Istituto Piepoli per Il Sole-24Ore racconta di una voglia assoluta di meritocrazia tra gli elettori con meno di 34 anni. L'88%, secondo lo spaccato del campione dei mille intervistati, dichiara che nella determinazione del suo voto conterà «molto o abbastanza» una politica orientata al merito. E il gradimento per una politica orientata a una maggiore severità nei sistemi di valutazione è all'85%. Il dato non cambia se incrociato con le altre classi d'età o le intenzioni di voto dichiarate per i partiti veri: il desiderio di un Paese in cui conta il merito oscilla tra l'86% degli elettori del Pd al 90% di quelli della Sinistra Arcobaleno, dall'86% dell'Udc all'88% del Pdl. «Il merito è sentito come una necessità assoluta – spiega Nicola Piepoli – è questo il dente dolente del sistema Italia che, nella stragrande maggioranza dei casi, vive ancora seguendo le vecchie dinamiche dello scambio, delle conoscenze personali quando si tratta di assumere una persona o di scegliere chi deve fare carriera. Eppure da alcune realtà aziendali, penso alla Telecom, a quello che sta cambiando in Rai o alla Fiat di Marchionne arrivano segnali che il merito sta facendo strada. Ecco dalla maggioranza assoluta degli elettori viene una domanda di diffusione generalizzata di meritocrazia».

A tre settimane dal voto l'orientamento dei giovani non lascia molti margini di interpretazione: la preferenza per il Popolo della libertà è maggioritaria (36%) con uno scarto di ben 11 punti sul Pd (25%), mentre Udc e Sinistra Arcobaleno si confrontano attorno alla soglia del 5-6%. Si tratta, sostiene Piepoli, di una tendenza che si conferma ormai da un quindicennio: «Cito solo l'ultimo editoriale di Francesco Alberoni sul Corriere di lunedì scorso, dove si diceva che una fetta consistente di giovani sfugge sempre più all'impegno, al sacrificio, allo studio. Ecco, l'offerta che arriva dal centro-destra è percepita come la risposta giusta a questa impostazione: più libertà, meno regole, una diversa possibilità di aver successo nella vita».

A differenza di quanto emerso dal sondaggio Ipr Marketing pubblicato su Il Sole-24 Ore di lunedì (17 marzo), il campione dell'Istituto Piepoli manifesta una minore incertezza all'appuntamento con le urne: i giovani che ancora si dichiarano incerti (o dicono che non voteranno) sono il 25%, contro il 28% di Ipr Marketing. E nel confronto tra generazioni si dimostrano i meno insicuri, visto che gli ultracinquantenni arrivano addirittura al 34%.

Infine le determinanti al voto e i temi cui si sta prestando l'attenzione maggiore. In questo caso la distinzione per classi d'età non sembra dividere il campione. I primi tre temi sono gli stessi per tutti: il lavoro, la previdenza appunto e la sicurezza. Questioni che totalizzano livelli di attenzione più che doppi rispetto alla spesa pubblica e le tasse, per non parlare dei diritti civili, l'aborto, le coppie di fatto, le unioni gay: «È un altro indicatore questo – riflette ancora Piepoli – di quel distacco e in qualche caso disgusto per la politica che vivono le generazioni più giovani. La distanza tra che cosa voglio io e che cosa mi dà lo Stato. Il problema è che sempre meno giovani sono invece interessati ai destini della Nazione in cui gli sta capitando di vivere: come sarà l'Italia tra 38 anni, nel 2046, quando celebreremo il centenario della Repubblica».




25 marzo 2008

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