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Senato con premi regionali

di Giuseppe Latour

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«Il Senato della Repubblica è eletto a base regionale». Così recita l'articolo 57 della Costituzione che, con questo principio, delimita la fondamentale differenza tra i due rami del Parlamento sotto il profilo dell'assegnazione dei seggi. Da essa ne scaturiscono molte altre che rendono il metodo di ripartizione dei voti tra le liste molto più complesso per Palazzo Madama che per Montecitorio.

Le circoscrizioni del Senato sono soltanto venti e coincidono con le regioni del nostro Paese. In questi venti pezzi di Italia sono nominati complessivamente 309 senatori. I restanti sei sono di competenza della circoscrizione estero. Come per la Camera, anche per il Senato prima delle elezioni si procede a stabilire quanti parlamentari rappresenteranno ciascuna regione. Con alcune particolarità. Sono infatti escluse dal conteggio Molise e Valle d'Aosta, ai quali per legge sono assegnati dalla Costituzione rispettivamente due e un senatore.
I restanti 306 sono ripartiti tra le regioni guardando ai dati dell'ultimo censimento, quello del 2001. Come per la Camera, il numero dei residenti viene diviso per il numero dei senatori da eleggere e il risultato stabilisce quanti cittadini ci sono per ogni inquilino di Palazzo Madama (circa 190mila). Si procede allora ad assegnare a ciascuna circoscrizione la quantità di senatori da eleggere a seconda della popolazione residente. La divisione che risulta da questa operazione sarà, quindi, identica a quella delle ultime consultazioni elettorali, nel 2006. I meno rappresentati sono Abruzzo e Marche, rispettivamente con sei e sette senatori. La più rappresentata è la Lombardia, con ben 47. L'unico limite tassativo a questa ripartizione è stabilito dalla Costituzione, dove si dice che "nessuna regione può avere un numero di senatori inferiore a sette".

Completato questo passaggio, e acquisiti i risultati definitivi delle urne, si può passare all'assegnazione materiale dei banchi del Senato. Ci sono, anzitutto, tre casi eccezionali. La Valle d'Aosta elegge il suo unico senatore con sistema maggioritario semplice; il Molise elegge i suoi due rappresentanti con sistema proporzionale senza il premio di maggioranza per la lista o coalizione vincente; il Trentino Alto-Adige, infine, presenta un sistema più articolato: sei senatori sono eletti con sistema maggioritario semplice, mentre l'ultimo è eletto in base al recupero regionale dei voti non utilizzati. Come per la vecchia legge elettorale, cioè, i partiti partecipano all'assegnazione dopo che sono stati sottratti dal totale dei voti validi quelli conseguiti dai candidati vincenti dei collegi uninominali, allo scopo di favorire quelli con minore rappresentanza.
In tutte le altre circoscrizioni il riparto viene fatto seguendo un metodo proporzionale con correttivo maggioritario, su base regionale. In ciascuna regione, cioè, viene assegnato il premio di maggioranza, che consiste nel portare la lista o coalizione con più voti al 55% dei senatori eletti nella regione, laddove non ve ne sia una che abbia già raggiunto il 55% dei voti. Tra tutte le altre liste o coalizioni che hanno superato gli sbarramenti previsti vengono divisi i posti rimanenti. Seguendo, come per la Camera, il calcolo dei quozienti interi e dei più alti resti, grazie al quale a ciascun simbolo andranno seggi in proporzione al numero di voti validi ottenuti. Nel caso in cui vi siano delle coalizioni, avverrà una ripartizione degli scranni interna alle liste che le compongono, grazie alla quale, ancora una volta, ad ognuna di esse andranno seggi in proporzione ai voti ottenuti.

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