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Tutte le regole per esercitare il «dovere civico» del voto

di Giuseppe Busia

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Domenica e lunedì prossimi si torna alle urne. Siamo ormai arrivati alla fine di una campagna elettorale che pur giunta prima che potesse svolgersi il referendum ammesso dalla Corte costituzionale e che si arrivasse a una quanto mai auspicabile riforma della legge elettorale nazionale, ha riservato non poche novità, specie per la notevole semplificazione dell'assetto partitico e la forte polarizzazione intorno alle due formazioni maggiori. Resta, però, il rammarico per una legge che porrà gli elettori di fronte a liste bloccate particolarmente lunghe e che di fatto ha consentito ai partiti di designare la grande maggioranza dei parlamentari ben prima del voto dei cittadini.

La posta in palio
Sono davvero tanti gli scranni in palio nella prossima tornata elettorale: in tutta Italia si vota infatti per rinnovare la Camera dei deputati e il Senato. In Friuli Venezia Giulia e in Sicilia vi saranno anche elezioni regionali, mentre ad Asti, Varese, Massa Carrara, Roma, Benevento, Foggia, Catanzaro e Vibo Valentia i cittadini saranno chiamati a scegliere i nuovi organi provinciali. Sono infine ben 426 i comuni nei quali si vota per eleggere il sindaco e il consiglio comunale: fra essi, Roma, Brescia, Pisa, Viterbo e Pescara.

La due giorni elettorale
L'appuntamento ai seggi è per domenica 13 aprile, dalle 8 alle 22. Ma niente paura, per chi intende passare fuori il fine settimana: i seggi resteranno aperti anche il lunedì 14, dalle 7 alle 15. Meglio non attendere l'ultimo minuto, tuttavia, se anche si arriva poco prima della chiusura e ci si trova una fila davanti, il presidente del seggio fa prendere nota dei presenti e consente a tutti i votare.

Chi prima arriva, prima vota
La regola generale è che chi prima arriva, prima vota. Tuttavia, in certi casi il presidente del seggio potrà derogare all'ordine di presentazione, accordando la precedenza al sindaco, ai funzionari di pubblica sicurezza o a quelli addetti al servizio elettorale e in generale a coloro che il giorno delle votazioni devono svolgere compiti specifici in ragione della loro funzione.

A ciascuno il suo seggio
Il seggio in cui recarsi è indicato nella tessera elettorale e corrisponde a quello nelle cui liste elettorali si è iscritti. Possono però votare anche il presidente del seggio, gli scrutatori e i rappresentanti di lista, purché siano iscritti nella stessa circoscrizione e abbiano con sé la tessera elettorale, gli ufficiali e gli agenti in servizio di ordine pubblico, nonché i militari, le Forze di polizia, i Vigili del fuoco, i naviganti fuori residenza per motivi di imbarco, purché nel comune dove si trovano per servizio.
Le persone ricoverate in ospedale possono invece votare nel luogo di ricovero, mentre i malati costretti a casa in quanto non possono staccarsi da apparecchiature elettromedicali possono votare all'interno delle mura domestiche.
Infine, i candidati possono scegliere una sezione qualunque della circoscrizione o del collegio nel quale si sono presentati, esibendo naturalmente la tessera elettorale.

Chi può votare e chi no
Per la Camera, le elezioni regionali e amministrative possono votare tutti i cittadini maggiorenni, mentre per il Senato è necessario aver compiuto 25 anni il 13 aprile. Tale diritto (elettorato attivo) può essere limitato solamente per incapacità civile, per effetto di una sentenza penale irrevocabile o nei casi di indegnità morale.
In particolare, la legge esclude dal voto chi è sottoposto, con provvedimento definitivo, a misure di prevenzione personali (quali la sorveglianza speciale, il divieto di soggiorno, di residenza o di dimora, ovvero l'obbligo di soggiorno in un comune), o a misure di sicurezza (ricovero in una casa di cura e custodia, in un ospedale psichiatrico giudiziario, o in un riformatorio giudiziario). Restano lontani dai seggi anche i condannati che abbiano ricevuto l'interdizione perpetua o per la sua durata temporanea dai pubblici uffici.

Non dimenticare il documento di identità
Al seggio occorre naturalmente presentarsi di persona, non essendo possibile delegare tale incombenza ad amici e parenti. Prima di uscire di casa, occorre verificare di avere con sé un documento di riconoscimento e la tessera elettorale.
Il primo serve a farsi identificare: si può utilizzare la carta di identità o un altro documento di identificazione rilasciato da una pubblica amministrazione, purché sia munito di fotografia. Possono essere accettati anche i documenti scaduti, purché naturalmente risultino regolari sotto ogni altro profilo e consentano di identificare con precisione l'elettore. Sono ammesse le tessere di riconoscimento degli Ordini professionali e dell'Unione nazionale ufficiali in congedo, sempre che abbiano la fotografia e – per queste ultime – siano convalidate da un Comando militare.
Per gli smemorati che abbiano dimenticato il documento a casa, l'unica speranza è quella di conoscere personalmente uno dei componenti dell'ufficio elettorale di sezione, ovvero di trovare al seggio una persona conosciuta da uno di tali componenti, che a sua volta accetti di attestarne l'identità.

Recuperare la tessera elettorale
Da non dimenticare assolutamente, la tessera elettorale, il documento che a partire dal 2001 ha sostituito il certificato elettorale, ma che, a differenza di questo, resta valida per 18 appuntamenti elettorali nonché per i referendum e che quindi va conservata con cura. I residenti in Italia ricevono la tessera elettorale a casa propria al compimento dei 18 anni, mentre i residenti all'estero devono ritirarla presso l'ufficio elettorale. Occorre sempre verificare che su di essa siano riportati in modo corretto il nome, il cognome, il luogo e la data di nascita, oltre all'indicazione della sezione in cui andare a votare.
La tessera è fondamentale per verificare che l'elettore non abbia votato in altri seggi nella stessa tornata elettorale: per tale ragione, quando la si presenta, su di essa viene apposto un timbro con la data che attesta l'avvenuta partecipazione al voto.

Se non si vota
L'articolo 48 della Costituzione stabilisce che il voto è libero e che il suo esercizio è un "dovere civico". Un tempo l'astensione veniva sanzionata inserendo la menzione "non ha votato" nel certificato di buona condotta. Dal 1993 la disposizione che conteneva tale misura è stata però abrogata e questo dovere, pur costituzionalmente sancito, è oggi privo di qualsiasi sanzione.

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