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Alle urne anche i cittadini lontani per motivi di servizio

di Francesca Malaguti

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Sono quasi tre milioni gli italiani residenti fuori confine che hanno diritto di votare per le circoscrizioni estere di Camera e Senato alle prossime elezioni politiche. I dati, aggiornati al mese di febbraio, indicano circa 2.812.400 elettori residenti all'estero per la Camera e 2.531.560 per il Senato, su un totale di 3.649.377 italiani che risiedono all'estero.
La circoscrizione estero è divisa in quattro: Europa, America meridionale, America settentrionale e centrale, Africa-Asia-Oceania e Antartide.
In virtù del recente decreto legge 24/2008, convertito dalla legge 30/2008, potranno votare anche alcune categorie di cittadini italiani temporaneamente all'estero per motivi di servizio.

Gli italiani residenti all'estero
Gli italiani residenti fuori dal nostro Paese votano per corrispondenza i candidati della propria circoscrizione estero. L'ufficio consolare ha spedito a casa di ciascun elettore entro il 26 marzo un plico contenente il certificato elettorale, la scheda o le schede elettorali con una relativa busta piccola, una busta affrancata con l'indirizzo dell'ufficio consolare, le liste dei candidati nella ripartizione geografica d'appartenenza, un foglio che spiega come votare.

La procedura
L'elettore vota facendo un solo segno, ad esempio una croce o una barra, sul simbolo della lista scelta o all'interno del rettangolo che lo contiene. Può, inoltre, esprimere due voti di preferenza nelle aree geografiche alle quali sono assegnati due o più deputati o senatori (per la Camera sono le circoscrizioni Europa, America meridionale e America settentrionale; per il Senato sono solo Europa e America meridionale) e un voto di preferenza nelle altre, scrivendo il nome del candidato nella riga accanto al simbolo della lista votata. Questo particolare voto di preferenza esiste, per le elezioni politiche italiane, solo nelle circoscrizioni estere.
Il segno sulla scheda deve essere fatto con una penna nera o blu, pena l'annullamento del voto. Poi l'elettore deve mettere la scheda nella relativa busta piccola e sigillarla. La busta piccola va introdotta in quella grande (già affrancata) insieme al tagliando staccabile del certificato elettorale, che testimonia l'esercizio del diritto di voto. Il tutto va spedito al consolato entro 10 giorni dalla data delle votazioni in Italia. Chi, entro 14 giorni dalla data delle votazioni in Italia, non abbia ricevuto a casa il plico, può presentarsi direttamente al proprio consolato per richiederlo.
In alternativa, l'elettore residente all'estero avrebbe potuto scegliere entro l'11 marzo di rientrare in Italia per votare nella sezione elettorale in cui è iscritto. Non possono votare per corrispondenza i residenti negli Stati – per il 2008 sono 55 – con cui il Governo italiano non ha raggiunto intese sul voto a distanza: quegli elettori hanno ricevuto una cartolina di avviso.

Gli italiani temporaneamente all'estero
Sono tre le categorie di italiani che possono votare anche se risiedono all'estero solo temporaneamente: i membri delle Forze armate o della polizia impegnati in missioni internazionali; i dipendenti delle pubbliche amministrazioni che sono fuori dall'Italia per motivi di servizio e i loro familiari conviventi, ma solo se la durata della permanenza all'estero è superiore a 6 mesi; i professori universitari e i ricercatori in servizio presso università o istituti di ricerca stranieri per almeno sei mesi, ma solo se alla data di convocazione dei comizi si trovavano all'estero da almeno tre mesi.
Militari, poliziotti e dipendenti pubblici, almeno 35 giorni prima delle elezioni,hanno fatto domanda di voto per corrispondenza al comando o all'amministrazione a cui appartengono. Nella domanda sono stati indicati nome, cognome (per le donne anche quello da sposate), luogo e data di nascita, sesso, indirizzo della residenza e del domicilio estero e il comune in cui si è iscritti alle liste elettorali. Per i familiari è stata allegata alla domanda anche una dichiarazione sostitutiva dell'atto di notorietà dello stato di famiglia. Il comando o l'amministrazione si occupano poi di inviare all'ufficio consolare i nomi di chi ha chiesto di votare all'estero.
Professori e ricercatori hanno presentato la stessa domanda, ma inviandola direttamente al consolato.
Il consolato si occupa di trasmettere ai comuni di appartenenza l'elenco dei nomi di chi ha fatto domanda per votare all'estero e aspetta di ricevere dai comuni il via libera, cioè l'attestazione che non ci sono cause ostative. A quel punto la commissione elettorale circondariale depenna gli elettori che hanno fatto richiesta di voto all'estero dalle liste delle proprie sezioni italiane.
La domanda di voto per corrispondenza si può anche revocare con una dichiarazione datata e firmata dall'interessato, che deve essere arrivata all'ufficio consolare almeno 23 giorni prima delle elezioni.
I militari che si trovano in servizio all'estero e che fanno parte di grandi unità, reggimenti, battaglioni o unità navali, se già effettive sul territorio nazionale, votano per la circoscrizione della Camera e del Senato in cui è compreso il comune dove ha sede il proprio ente di appartenenza. I dipendenti pubblici, i professori e i ricercatori e i militari che non rientrano nell'ipotesi precedente votano, invece, per la circoscrizione di Camera e Senato a cui appartiene il comune di Roma.

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