Se avevate dubbi che il petrolio fosse il centro d'interessi solo dell'età moderna, e pretesto di conflitti di civiltà e religione, Il petroliere (There will be blood il titolo originale, il biblico "scorrerà il sangue") di P.T.Anderson vi sarà molto utile. Vi racconterà che quella che oggi è guerra globale, un tempo (a inizio secolo) era guerra civile, ma con gli stessi identici pretesti. Il regista (sopravvalutato) di Magnolia e Boogie Nights, prendendo spunto dal romanzo "Oil!" di Upton Sinclair, racconta la storia di un minatore d'argento che diventa tycoon del petrolio, tra infortuni sul lavoro e morti bianche. Anzi nere. Un conquistatore, un capitalista vecchia maniera che si sporca le mani. In tutti i sensi. E' Daniel Plainwiew (nome bellocchiano), concentrato del carattere e della vita di molti (troppi?) personaggi reali. Nei 160 minuti che Anderson porta a casa con una certa discontinua maestria vediamo questo colosso (Daniel Day Lewis) combattere una guerra costante contro tutti i mali dell'America: la destra religiosa e fanatica, personificata dal predicatore pacchiano Eli Sunday (Paul Dano), le multinazionali prepotenti che comprano tutto, dalla ferrovia alle persone. Ma Daniel, eroe tutto d'un pezzo, tutto nichilismo e sovrano disprezzo per il resto del mondo, non si vende. Peccato che questo gli costi l'anima, l'amore di un figlioccio e la felicità. Anderson, provocatore moralista e un po' maschilista (qui, addirittura, non esistono protagoniste femminili) , è arrivato in Texas, nelle location de Il gigante (anche lì petrolio e far west del XX secolo) con grandi ambizioni, mezzi enormi, un attore straordinario. Ne è uscito fuori un racconto epico e profondamente umano, concreto e visionario. Ingredienti che solo a tratti, però, si amalgamano perfettamente. Lo si vede nella scelta principale: lascia il palcoscenico a Daniel Day- Lewis, un capitano Achab strabordante perché privo di antagonisti all'altezza. E il suo carisma e talento, unici, devono riempire il film, costringendolo nei momenti cruciali fuori parte. Epico urlo contro capitalismo immorale e fanatismo religioso. Poteva essere un capolavoro (come La valle dell'Eden), è solo un buon film.