I fratelli Coen, terribili come le loro storie, tornano con una storia strana delle loro. Joel ed Ethan amano la vita di provincia, quella fatta di normali eccezionalità, di quegli eventi che sconvolgono piccole comunità facendo emergere, con fatica e carattere grandi personalità (basti pensare a Fargo e alla moglie-cognata Frances McDormand). Hanno sempre peccato, tranne che in quel fantastico film di 12 anni fa, di un certo maschilismo, con esplosioni di testosterone cameratesco nascoste da una comicità raffinata e da una profonda conoscenza del cinema. No country for old men (Non è un paese per vecchi) è una sorta di loro manifesto artistico e umano, che presenta tutti i pregi e difetti della loro cinematografia. Dall'intimismo alla violenza alla Tarantino, però, non riescono mai a raggiungere i loro picchi, troppo presi da un esercizio di stile affascinante ma troppo sterile. Vengono salvati da due grandi attori: uno Javier Bardem che qui quasi si trasforma in Benicio del Toro, per capacità di rendere l'alienazione e la follia di un assassino sui generis e un Tommy Lee Jones che sembra la naturale evoluzione di se stesso (come attore e regista, il finale sembra proprio opera sua) ne Le tre sepolture. Il libro di Cormac Mc Carthy, coinvolgente ma con qualche falla, qui viene reso con intensità, ma non con onestà. Né intellettuale né cinematografica. Film violento e cattivo, di qualità, ma furbissimo. I Coen si beano della loro bravura, un po' troppo. Da applausi il comprimario Josh Brolin.