La circolare che evita di restare senza stipendio né pensione di vecchiaia era inevitabile. Ma le finestre sulle pensioni di vecchiaia sono incongrue. Un modo subdolo di alzare l'età pensionabile. Questi i commenti a caldo delle associazioni di commercianti, artigiani e agricoltori all'indomani dell'intervento con cui l'Inps (si veda il «Sole» di ieri) ha risolto il pasticcio della legge 247/07 sulle pensioni di vecchiaia, garantendo la permanenza al lavoro fino all'apertura della finestra.
«La circolare dell'Inps non ci convince» spiega Giorgio Cappelli di Confesercenti, una delle associazioni (assieme a Cna, Confartigianato, Casartigiani e Confcommercio) che non ha firmato il protocollo sul Welfare del 23 luglio. «Ci sembra che resti un vuoto normativo sulla questione del mantenimento del posto di lavoro nel periodo che va dalla maturazione dei requisiti alla percezione della pensione».
Cappelli, che nei prossimi giorni farà le verifiche del caso per fornire linee di condotta agli associati, ricorda che Confesercenti aveva segnalato a luglio le criticità sui trattamenti di vecchiaia. «Le finestre d'accesso tra l'altro sono difficilmente determinabili a priori per chi ha avuto una carriera mista dipendente-autonomo e al momento della pensione di vecchiaia è lavoratore subordinato».
Sulla stessa linea i tecnici di Confartigianato. I quali hanno sempre sostenuto che l'estensione delle finestre dalla pensione di anzianità a quella di vecchiaia è incongrua. «Le finestre di anzianità hanno una loro ratio – spiegano a Confartigianato – si possono infatti comprendere esigenze di cassa o di disciplina degli scaglionamenti per chi è più giovane. Ma per le pensioni di vecchiaia le finestre sono incomprensibili per genesi, finalità e struttura». Resta poi da chiarire, concludono a Confartigianato, quale sarà la disciplina per le pensioni di vecchiaia contributive: l'Inps infatti si è riservata di emanare nuove istruzioni al riguardo, dopo aver acquisito i pareri ministeriali.
«La circolare diffusa martedì dall'Inps è una soluzione obbligata – commenta il responsabile area welfare di Confcommercio, Alessandro Vecchietti – c'era l'esigenza di dare un segnale tranquillizzante». Del resto, continua Vecchietti, incidere sull'accesso alla pensione di vecchiaia è un modo per contenere la spesa spostando in avanti nel tempo il momento dell'erogazione del trattamento, con inevitabili conseguenze sul mercato del lavoro.
«Introdurre le finestre di vecchiaia significa innalzare in modo subdolo l'età pensionabile», ripete senza mezzi termini Corrado Franci, direttore generale dell'Inac, il patronato della Confederazione generale agricoltori. «La pensione di vecchiaia è legata in minima parte a un requisito contributivo, in realtà fa riferimento all'anagrafe», continua Franci. «Non si giustifica quindi un'operazione che si traduce nel far aspettare mesi prima di incassare l'assegno di vecchiaia, perché da sempre in questo caso la pensione decorre dal momento del compimento dell'età».
Enrico Amadei, della Cna, punta invece l'indice sul differente trattamento riservato a dipendenti e autonomi, con questi ultimi che - nel sistema delle pensioni di anzianità - devono lavorare un anno in più. «Quanto ai trattamenti di vecchiaia, con il sistema delle finestre si allontana ancora il momento di effettivo pensionamento di chi ha 65 anni, e nel caso dei lavoratori autonomi non si tratta di pochi soggetti».