Da periferia felice a città-snodo

di Aldo Bonomi

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7 aprile 2008
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Perifericità felice, solitudine benestante. Condivido il tono dell'analisi di Paolo Bricco che, commentando l'economia e la società comasca, insiste più sui sentimenti collettivi che sui numeri freddi di una transizione manifatturiera che prima di altre si è confrontata con il vento globale. Che ha sradicato rami e anche alberi di quella densa e piccola foresta di imprese che, nella seta, operava in regime di quasi monopolio di mercato e di leadership globale. Anche i mobilieri di Cantù hanno dovuto passare dalle Permanenti, ove si esponevano mobili che ogni domenica venivano automaticamente acquistati dagli sposini lombardi che mettevano su casa, alla competizione per un posto al salone del mobile, che quota e rappresenta le merci sul mercato globale.
Se si percorre oggi la Novedratese più che Permanenti per vendere i mobili degli artigiani si trovano medie imprese leader come Cassina, BB Italia, Cappellini o Molteni, che fanno filiera con il tessuto artigiano. Sono imprese non più a gestione familiare, ma in parte acquisite dai fondi e affidate ai manager. Discontinuità che vale anche per il metalmeccanico di Erba. Adagiato su una tranquilla subfornitura stressata oggi dal competere per i fornitori tedeschi e da innovazioni come il polo della domotica della Bticino. Qui, più che la meccanica conta la meccatronica.
Come in ogni transizione selettiva alcuni hanno reagito trovando la nuova via della seta, altri passando dalla Permanente al design e alla domotica. Molti si sono fermati in preda alla nostalgia. Alcuni, più che nell'impresa hanno investito nell'immobiliare che tirava. Negli anni 90 i numeri di Como ci dicevano che calavano le imprese e le impresine e aumentavano i conti correnti e i depositi bancari. In una solitudine da benestanti. Alimentata anche dalla nascita della provincia di Lecco. Vissuta come la certificazione di un rinserramento periferico nei quattro microcosmi identitari che non riuscivano più a produrre egemonia: Como, il lago e la via Regina, Cantù ed Erba.
Microcosmi che hanno avuto anche un interprete della nostalgia e di quanto sia difficile inoltrarsi negli spazi aperti da percorrere, nel cantautore Davide Van de Sfroos. Le cui canzoni sono tutte un raccontare la perifericità felice. Le acque ferme e la poesia del lago, se ben osservate nelle dinamiche tumultuose del cambiamento, fanno intravvedere che la periferia può in pochi anni diventare vibratilità del margine.
È ciò che sta accadendo a Como e alla sua provincia transfrontaliera nel nuovo secolo. Altro che periferia. Como è oggi una città-snodo, una città-porta, in mezzo a due sistemi metropolitani in espansione. A nord viene avanti la città infinita svizzera che va da Zurigo a Basilea a Bellinzona, attraversa il Ticino e arriva a Lugano. A sud la città infinita della metropoli milanese. E Como è in mezzo. Certo, c'è il Monte Ceneri e l'unica frontiera rimasta in Europa e la Milano-Meda si ferma a Meda appunto. Il che può far pensare che si può continuare a essere periferia felice, non attraversata dai cambiamenti. Ma non è così. Il capitalismo delle reti avanza con i suoi simboli, le sue sfide e le sue contraddizioni. Malpensa è lì vicino e dietro l'angolo c'è l'aeroporto di Lugano. Le reti autostradali sono insufficienti, si discute di terze corsie e della Pedemontana che realizzerà la tangenziale di Como, delle reti ferroviarie con i suoi trafori e di spazi della logistica che occupano i capannoni vuoti. Così come avanzano gli ipermercati che stanno sulla frontiera e un enorme distretto dell'intrattenimento con Campione e il suo casinò da una parte e il lake-district con la villa simbolo di Clooney a Laglio dall'altra. Qui ci sono le grandi mostre che ogni anno fanno di Como una porta culturale attrattiva per le città infinite che gli stanno ai margini e la attraversano. Segnandone il destino. Se Como continuerà a percepirsi come una periferia felice per la solitudine dei benestanti ne verrà solo attraversata. Ma se vorrà scrollarsi di dosso il torpore della nostalgia potrà giocare un ruolo nella modernità che avanza con il volto del capitalismo delle reti.

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