Sono sempre meno gli studenti comaschi che affollano i treni dei pendolari per andare a seguire i corsi delle università milanesi. Cresce invece il numero di quelli che scelgono gli atenei cittadini: l'Università dell'Insubria e il Polo di Como del Politecnico di Milano contano più di 5mila iscritti. Aumentano anche i "fuori sede", con circa 350 stranieri che seguono i corsi di specializzazione di ingegneria tenuti in inglese. L'Università è ormai una realtà entrata a pieno titolo nel Dna cittadino, grazie anche all'impegno della società civile, dell'amministrazione e delle imprese; non a caso tutti soggetti rappresentati all'interno di Univercomo, associazione nata nel 1987.
C'è chi all'Insubria – che il 14 luglio compirà 10 anni e che ha sede anche a Varese – si è laureato e ora è un giovane ricercatore. È il caso del trentenne Claudio Mazza, laurea in Giurisprudenza e dottorato in Diritto dell'impresa in Bocconi, che non si stupisce del successo dell'Ateneo: «Sin da studente – racconta – mi sono trovato bene, i professori sono più presenti ed è più facile seguire le lezioni».
Sui vantaggi didattici concorda Andrea Pozzi – nato a Como nel 1961, professore associato in Chimica analitica alla facoltà di Scienze – anche se qualche problema deriva dalla dispersione di aule e laboratori nelle diverse sedi: «Le aziende chiedono più laureati di quanto l'università produca, soprattutto le industrie farmaceutiche e chimiche come per esempio la Crinos, la Henkel, la Lechler, dove i nostri studenti svolgono i tirocini».
Meno di quanto si possa immaginare invece gli sbocchi nel tessile, anche se con il distretto sono in atto alcune convenzioni: «Un mondo che è poco aperto alle innovazioni – spiega Pozzi – e che storicamente ha le sue scuole e i suoi istituti di riferimento come il Setificio e la Stazione sperimentale della seta». Potrebbe poi migliorare il rapporto con gli enti locali, «che a volte non si rendono conto del patrimonio che hanno in casa e vanno a cercare all'esterno consulenze».
Un'ottima collaborazione con il Comune di Como, la Provincia e altre 25 amministrazioni si è avuta invece per il progetto di e-government del Politecnico (costato circa 2,5 milioni di euro). «Abbiamo lavorato su 500 tipi di erogazioni online di servizi ai cittadini e alle imprese – spiega il professor Giuliano Noci, 40 anni, presidente del corso di laurea in Ingegneria gestionale del Polo di Como – cambiandone un centinaio. Non si è trattato di un'operazione-vetrina sui siti, ma di un cambiamento profondo nei processi organizzativi». Tanto che il lavoro è diventato progetto pilota per la Regione Lombardia. «La collaborazione con le imprese non manca – continua Noci –. Siamo attivi su programmi di internazionalizzazione e piattaforme gestionali per aziende del tessile».
Nel futuro di Como potrebbe esserci però qualcosa di molto diverso dalle tradizionali tintorie e stamperie. Il corso di laurea specialistica in Ingegneria e design del suono è unico in Italia e forma professionisti dell'informatica multimediale e dell'elettroacustica. «In città sta nascendo – afferma Augusto Sarti, 44 anni, professore del Dipartimento di elettronica del Politecnico – il più importante laboratorio di ricerca nazionale. Sarebbe un peccato se gli imprenditori si lasciassero sfuggire le potenzialità di questo settore». Le basi non mancano: un progetto dello stesso gruppo di lavoro si è affernato sui 400 presentati al "Best exhibit" di Helsinki 2006.
