Italia ex virtuosa dell'efficienza energetica, ma poi adagiata sui vecchi allori. Colpevole perfino di arretrare, come accade in alcuni settori industriali, nel confronto con gli altri paesi della Ue. Pronta comunque a rilanciare le politiche di settore affidando il timone operativo all'Enea (si veda Il Sole 24 Ore di domenica). Sfida difficile, perché comunque rimaniamo tra i paesi più "ecoefficienti" dell'Europa e del mondo, e ogni ulteriore progresso diventa quindi più arduo. Ma la sfida è obbligata, perché gli altri rischiano di essere più svelti di noi nel buon uso delle fonti energetiche, da cui dipendono - rimarca il presidente dell'Enea Luigi Paganetto la competitività e le nuove prospettive di sviluppo economico.
E' un panorama a luci e ombre quello che emerge dal "Ranking dell'efficienza energetica in Europa" presentato proprio dall'Enea in collaborazione con gli analisti dell'Ademe (l'Agenzia francese dell'energia e ambiente) e del World Energy Council. Una fotografia non aggiornatissima, visto che i dati di riferimento partono dal 1990 e si fermano all'inizio 2005 senza tener conto delle iniziative di incentivazione del risparmio energetico messe in moto dal Governo nell'ultimo biennio, ma la classifica ci esorta comunque a riprendere il passo.
Lo studio conferma che l'Europa dei 15 vanta comunque la più bassa intensità energetica rispetto ad altre aree geopolitiche, cioè la minore quantità di energia per unità di ricchezza prodotta. La Ue, che continua a rosicchiare buoni progressi, impiega l'energia il 25% meglio della media mondiale, a cui gli ingordi e tecnologici Stati Uniti sono pressoché allineati. Il Vecchio Continente fa il 50% meglio del Medio oriente. Mentre la sorpresa - a dar retta allo studio - è rappresentata dall'India, che in termini di efficienza energetica fa bene quasi come l'Europa.
Un premio particolare lo meriterebbe il nostro paese, che ha un'intensità energetica totale tra le più basse in Europa, seconda solo alla Gran Bretagna. Peccato che il vantaggio deriva da ciò che siamo risusciti a fare nei decenni delle grandi industrializzazioni. E che dal 1990 ad oggi, al contrario di quel che hanno fatto gli altri paesi, i progressi sono stati i più timidi di tutti. Nel settore industriale italiano «l'intensità energetica è aumentata complessivamente di circa lo 0,3% medio annuo dal 1990» ed è «diminuita pertanto l'efficienza energetica, con una tendenza alla stabilizzazione negli ultimi anni, mentre in molti Paesi Ue si assiste ad evidenti e spiccati miglioramenti» sottolinea il rapporto.
Nel frattempo la nostra efficienza è leggermente migliorata nel settore residenziale, ma «con un tasso medio annuo dello 0,7%, al di sotto del miglioramento avutosi per la Ue». E ancora più timido è il miglioramento registrato nei trasporti, che hanno registrato un progresso dello 0,3% medio annuo.
Prospettive di recupero? Ottime, azzarda Gianni Silvestrini, direttore scientifico del Kyoto Club. «Negli ultimi anni la situazione è migliorata e migliorerà molto quest'anno anche grazie a strumenti come i certificati bianchi e le detrazioni fiscali». Un buon esempio di strategia per l'efficienza è stato portato, nella tavola rotonda che ha fatto da corollario al rapporto, dai responsabili di Terna. La modernizzazione della rete di trasmissione elettrica nazionale (saranno abbattuti 1.200 chilometri di vecchi elettrodotti, sostituiti con 450 chilometri di nuove e più razionali linee) permetterà grandi guadagni. Grazie alle minori perdite e alla capacità di connettere nuovi impianti ad energie rinnovabili (non facili da amalgamare con la rete) Terna stima, tra l'altro, un taglio di ben 5 milioni di tonnellate di CO2 emessa nell'atmosfera.
