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5 settembre 2008


Alitalia, le prossime mosse di Bruxelles
di Antonio Pollio Salimbeni (corrispondente da Bruxelles di Radiocor)*
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Ci vorrà qualche settimana per conoscere il verdetto della Commissione europea sull'operato del governo, dell'Alitalia (bad company) e della Cai (new company) per salvare e lanciare la nuova compagnia area italiana. La cosa certa è che dopo il primo contatto tra Roberto Colaninno e gli alti funzionari di Bruxelles ce ne saranno altri, non escluso un incontro diretto con il commissario Alitalia Augusto Fantozzi, visto che proprio la separazione della parte «buona» dalla parte «guasta» della società può nascondere elementi di aiuti di stato che potrebbero essere considerati illegali dall'antitrust europeo.

Bruxelles deve essere convinta che gli assets siano venduti effettivamente a prezzi di mercato e accertarlo richiederà analisi molto approfondite che non si possono fare in 48 ore. E' ormai certo che Bruxelles chiederà nuove informazioni non solo sul famoso prestito di 300 milioni concesso in primavera, ma anche sulle condizioni dello scorporo «bad company»-«new company» e sul piano industriale della Cai. Sotto osservazione anche il posizionamento effettivo della nuova compagnia aerea nel mercato italiano e in particolare sulla tratta sensibile Milano-Roma. Finora il piano industriale della Cai in quanto tale non è stato presentato nei dettagli alla Commissione europea, ma soltanto illustrato nei termini generali.

Bruxelles non si aspetta una notifica della fusione Alitalia-AirOne dato che non avrebbe dimensione comunitaria e da giorni l'esecutivo europeo si trincera dietro la classica formula: spetta alle parti stabilire se una operazione del genere è di competenza europea o meno. L'unica cosa che l'Italia ha notificato formalmente è il decreto della settimana scorsa con il quale, tra l'altro, il governo ha deciso di sospendere temporaneamente le norme antitrust nel settore aereo nazionale (sulla base della legislazione italiana). E' una misura che preoccupa non poco l'Antitrust europeo (segnatamente la commissaria Neelie Kroes, che ha la competenza sulle concentrazioni mentre Tajani si occupa solo degli aiuti di stato), ma per ora non ci sono segnali che Bruxelles abbia lo spazio per intervenire aldilà di una opera di «moral suasion».

L'unico fatto che potrebbe cambiare scenario è il ricorso di qualche concorrente, ma finora la Commissione europea ha negato che a Bruxelles siano arrivate lettere di protesta. Sul tavolo ci sono solo le lettere di quattro compagnie aeree (British Airways aveva guidato il fronte delle proteste) e una compagnia turistica relative al prestito pubblico di 300 milioni che Bruxelles sospetta illegale perchè un privato non l'avrebbe mai concesso nelle condizioni in cui si trova l'Alitalia. In ogni caso, c'è da rilevare che all'appello dei possibili ricorrenti mancherebbero diversi big, a cominciare da Air France (che ha pubblicamente reso pubblico l'interesse a entrare - anche rientrare - nella partita come azionista di minoranza) e Lufthansa.

In attesa di capire come andranno le cose, resta da ricordare che ormai sono più di undici anni che l'Italia negozia a Bruxelles false partenze e aiuti all'Alitalia. Era il 15 luglio 1997 quando l'allora commissario europeo ai Trasporti, Neil Kinnock, britannico e laburista, dava il via libera a un aiuto di stato di 2.750 miliardi di lire all'Alitalia. In quegli anni la compagnia di bandiera era il quinto vettore aereo più importante del continente per passeggeri trasportati a chilometro e aveva perso progressivamente quote di mercato solo in parte a causa della recessione dei primi anni del decennio e della prima guerra del Golfo. Cominciò allora il tormentato e lungo percorso per far passare a Bruxelles misure di sostegno pubblico considerate necessarie per ristrutturazioni proclamate definitive. Il piano di undici anni fa prevedeva dal 1998 il fatidico secondo hub a Malpensa. Ora gli hub restano un sogno.


Antonio Pollio Salimbeni, esperto di economia internazionale, dal 2002 è corrispondente a Bruxelles per Il Sole 24 Ore Radiocor. Già inviato e corrispondente a Washington per l'Unità, ha vinto i premi giornalistici Saint Vincent 1997 e Lingotto 1999. Ha pubblicato "Il drago, Hong Kong, la Cina e l'Occidente alla vigilia del nuovo millennio" (con L.Tamburrino, Donzelli 1997), "Il grande mercato. Realtà e miti della globalizzazione" (Bruno Mondadori1999), "Lo sviluppo insostenibile" (con P.Greco, BrunoMondadori 2003).

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