di Antonio Pollio Salimbeni

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8 maggio 2009
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Banche, per ora non ci sarà un eurotest all'americana
di Antonio Pollio Salimbeni (corrispondente da Bruxelles di Radiocor)*
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BRUXELLES - La soluzione americana di sottoporre le grandi banche a un «megastress test» e di pubblicarne l'esito non sarà seguita dai governi europei. La Germania ha forti dubbi, a quanto pare la Francia e diversi paesi dell'Est pure, così si continua a procedere ognun per sé anche se in Europa ci sono circa 45 gruppi transfrontalieri che rappresentano due terzi degli asset bancari complessivi.
Il motivo della resistenza tedesca ha un nome: paura. Paura che i risultati possano essere intesi dai mercati come l'anticamera di un disastro. Lo ha spiegato senza mezzi termini il ministro tedesco Steinbrueck: «Dobbiamo stare attenti a che i test non finiscano per aggravare la crisi a causa del modo in cui i risultati sono rivelati al pubblico». C'è però un motivo più di fondo che spiega perché si procede in ordine sparso: non c'è un sistema di supervisione a livello europeo che possa assumersi una responsabilità operativa e soprattutto non c'è un'autorità corrispondente che si assuma la responsabilità politico-istituzionale di un intervento di soccorso, non l'Ecofin e nemmeno l'Eurogruppo che resta un organismo informale.
Ciò perché non c'è un accordo tra i 27 governi per un quadro fiscale comune nel caso si debba sostenere una banca con attività transfrontaliere di rilevanza sistemica sull'orlo del fallimento. Senza una volontà politica in questa direzione (che implica uno spostamento di sovranità) non è possibile centralizzare quasi nulla.
In mancanza di tutto questo si procede per piccoli passi: nell'ultima riunione Ecofin i ministri del Tesoro hanno discusso segretamente della necessità di scrivere un manuale comune per i test di crisi che vengono già fatti da tempo in vari paesi (Italia compresa). Obiettivo: uniformare i presupposti del test (scenario di crescita, reazione dei prezzi compresi immobiliare e asset finanziari) e gli obiettivi (effetti sul portafoglio crediti, riserve, eccetera). Il Cebs, organismo europeo che raggruppa i supervisori bancari, preparerà entro settembre delle linee guida che saranno discusse dall'Ecofin informale.
Per il resto ogni paese pensa al proprio mercato utilizzando con il contagocce gli schemi governativi per le ricapitalizzazioni bancarie e le varie indicazioni sulla gestione degli asset tossici e deteriorati. Un lavoro lentissimo nonostante sia ormai assodato che le banche europee hanno bisogno di più capitale di quelle americane.
Ciò rimanda alla questione principale: la supervisione bancaria è un cantiere appena aperto e aperto resterà a lungo. Nel frattempo va avanti il lavoro sulle nuove regole finanziarie. Il parlamento europeo ha appena approvato le norme sui requisiti di capitale, in base alle quali le banche dovranno detenere almeno il 5% dei titoli cartolarizzati che vendono (entreranno in vigore a fine 2010). Nuove norme per le assicurazioni rafforzano la cooperazione tra supervisori, ma non riconoscono al supervisore della capogruppo un ruolo leader (entreranno in vigore il 1° novembre 2012). La sola misura che sarà concretizzata a breve, fra sei mesi, riguarda la registrazione e il controllo delle agenzie di rating. A fine mese la Commissione europea presenterà le proposte legislative per la supervisione finanziaria fondata su due pilastri: un consiglio per il rischio sistemico (ruolo centrale Bce) e un sistema europeo di supervisori finanziari. C'è l'impegno a decidere entro fine 2010 (il che significherebbe far entrare in vigore il nuovo sistema un paio di anni più tardi), ma i segnali non sono incoraggianti: la frenata di Londra, che teme lo spiazzamento della City e la perdita di ruolo come supervisore nazionale, gioca contro decisioni rapide. Così si rischia di creare una situazione paradossale: si rafforzano le regole del mercato finanziario senza fare passi avanti altrettanto rapidi nel sistema di supervisione. Sarebbe assurdo che sull'onda di un frettoloso ottimismo, tra economia reale e Borse, si appanni il senso di urgenza.

(*) Antonio Pollio Salimbeni, esperto di economia internazionale, dal 2002 è corrispondente a Bruxelles per Il Sole 24 Ore Radiocor. Già inviato e corrispondente a Washington per l'Unità, ha vinto i premi giornalistici Saint Vincent 1997 e Lingotto 1999. Ha pubblicato "Il drago, Hong Kong, la Cina e l'Occidente alla vigilia del nuovo millennio" (con L.Tamburrino, Donzelli 1997), "Il grande mercato. Realtà e miti della globalizzazione" (Bruno Mondadori1999), "Lo sviluppo insostenibile" (con P.Greco, BrunoMondadori 2003).

8 maggio 2009
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