ILSOLE24ORE.COM > Notizie Economia e Lavoro ARCHIVIO

di Antonio Pollio Salimbeni

commenti - |  Condividi su: Facebook Twitter|vota su OKNOtizie|Stampa l'articoloInvia l'articolo|DiminuisciIngrandisci
12 dicembre 2008


Piano anticrisi: la prudenza della Germania eviterà l'effetto boomerang?
di Antonio Pollio Salimbeni *
ARCHIVIO

BRUXELLES – Perché la Germania non intende ragioni e risponde picche a chi chiede uno sforzo maggiore per rilanciare la domanda? Le risposte sono varie e riguardano sia la dimensione politica che quella economica, sia il rapporto con l'Europa che la politica interna. Una prima risposta ha a che vedere con la ripartizione dei costi del rilancio dell'economia: dopo aver tirato cinghia per molti anni (tranne qualche intervallo attorno alla metà del decennio quando vennero riscritte le regole del patto di stabilità e anche la Germania si trovò sotto procedura europea per deficit pubblico oltre il 3% del Pil), i tedeschi non vogliono farsi carico del peso di una espansione fiscale in altri paesi, come Francia e Italia, che negli anni scorsi non si sono mai avvicinati al pareggio.

Ciò è comprensibile, ma non puo' oscurare due fatti: prima della crisi il deficit tedesco 2008 era stimato a 0,2%, per arrivare al 3% mancano il 2,8% del pil, dunque di spazio per agire sul bilancio ce n'è parecchio; la crisi attuale e' talmente profonda che in Germania sono molti a ritenere che le cose nel 2009 potrebbero peggiorare. Il capoeconomista di Deutsche Bank Norbert Walter ritiene per esempio che c'è una probabilità su tre che l'anno prossimo il pil tedesco possa ridursi addirittura del 4%. Il governo stima +0,2%, ma il coriaceo ministro delle finanze Peer Steinbrueck (socialdemocratico) ha ammesso di aver deciso di essere ottimista. In queste condizioni forse conviene non lesinare sulle risorse avendone tante a disposizione, tanto più che se i partners europei sono anch'essi in recessione importeranno dalla Germania solo lo stretto necessario.
La riluttanza a farsi carico di un problema generale, sulla base della constatazione che la crescita tedesca è trainata dalle esportazioni, potrebbe rivelarsi un boomerang nel momento in cui anche le economie extraeuropee, cosi' importanti per la Germania, vanno male (non solo rallenta l'Asia ma anche la Russia e' ora in recessione). Che la Germania non abbia un atteggiamento cooperativo nei confronti dei partner è noto da tempo, ma oggi il ciclo negativo non ha frontiere per cui la recessione degli altri può facilmente peggiorare la recessione di casa propria.

La ragione politica interna riguarda le condizioni della grande coalizione e la scadenza delle elezioni politiche l'anno prossimo: qualsiasi decisione che riguardi il fisco (dall'Iva agli incentivi alla riduzione della pressione generale sui cittadini) ha un impatto diretto sull'opinione pubblica in termini di consenso (o dissenso) quanto piu' e' vicina o coincide con il voto.

In ogni caso Angela Merkel non ha chiuso la porta e, accettando il pacchetto europeo pur in una visione per cui ognuno fa un po' quello che gli pare a casa propria purchÈ non danneggi platealmente i vicini, ha confermato che a gennaio anche a Berlino le cose potrebbero cambiare. Ciò che adesso le preme più di tutto, in realtà, è tamponare la crisi nel settore automobilistico impedendo un rovescio alla Opel, controllata da General Motors. Il resto si vedrà


Detto questo resta il grande enigma dei consumi, dormienti da dieci anni. Dal 1999 al 2007 in quasi tutti gli stati europei il consumo privato ha contribuito alla crescita economica per il 20%, in Germania è ristagnato. Fattori determinanti fino al 2005 i colpi all'occupazione a tempo pieno, la stagnazione dei salari reali se non di vera e propria restrizione nel periodo post-unificazione, l'incertezza sulla sostenibilita' del sistema pensionistico (cui viene attribuita la "responsabilita" dell'incremento del 2% nel tasso di risparmio dall'inizio del decennio mentre nell'eurozona diminuiva).

Successivamente l'occupazione risalita (sono stati creati più di un milione di posti di lavoro molti dei quali a tempo pieno e non "mac jobs"), ma i consumi sono rimasti al palo a causa, indica un interessante studio degli economisti Carsten Eppendorfer e Michael Stierle (direzione generale Ecfin, Bruxelles), dell'accelerazione dell'inflazione che ha ridotto il reddito disponibile e dell'aumento del 3% dell'Iva da gennaio 2007. Nel 2008 è cambiato tutto. Era atteso l'inizio di una nuova era, il momento di vedere i benefici dopo anni di restrizioni salariali indicati innanzitutto dalla forte crescita dell'occupazione. La crisi finanziaria e poi il rallentamento globale hanno gelato il sogno e non basta l'inflazione ai minimi a cambiare la situazione. Quanto all'ossessione del bilancio in pareggio (che implica vera e propria allergia all'aumento del deficit pubblico oltre certi limiti nei paesi vicini) i tedeschi non sono convinti che riduzioni di imposte o trasferimenti sociali piu' elevati aiutino più di tanto i consumi. È un fatto che i consumi privati si sono ridotti proprio quando la Germania aveva un deficit superiore al 3 per cento. Il fatto di trovarsi sotto procedura europea ha stimolato il risparmio cautelativo.

* corrispondente da Bruxelles dell'agenzia Radiocor

RISULTATI
0
0 VOTI
Stampa l'articoloInvia l'articolo | DiminuisciIngrandisci Condividi su: Facebook FacebookTwitter Twitter|Vota su OkNotizie OKNOtizie|Altri YahooLinkedInWikio
L'informazione del Sole 24 Ore sul tuo cellulare
Abbonati a
Inserisci qui il tuo numero
   
L'informazione del Sole 24 Ore nella tua e-mail
Inscriviti alla NEWSLETTER   
Effettua il login o avvia la registrazione.


 
   
 
 
 

-UltimiSezione-

-
-
6 maggio 2010
6 maggio 2010
6 maggio 2010
6 aprile 2010
6 maggio 2010
 
 
 
Cerca quotazione - Tempo Reale  
- Listino personale
- Portfolio
- Euribor
 
 
Oggi + Inviati + Visti + Votati
 

-Annunci-