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19 SETTEMBRE 2008


Crisi mercati: ora nella Ue c'è chi chiede un Antitrust più flessibile
di Antonio Pollio Salimbeni (corrispondente da Bruxelles di Radiocor)*
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BRUXELLES - Il fronte della flessibilità si sta compattando e nel mirino di alcuni governi c'è la politica antitrust europea. Nel mezzo della crisi finanziaria la pressione su Bruxelles si fa pesante. Nel corso dell'ultima riunione dei ministri finanziari europei a Nizza, l'argomento è emerso in alcune discussioni collaterali e anche se in questi giorni nessuno ci ha badato, due ministri di peso, soprattutto uno, si sono espressi pubblicamente. "Ci aspettiamo che la Commissione europea proceda sugli aiuti di stato in modo da non impedire che si creino le condizioni necessarie a una stabilizzazione dei mercati, dobbiamo stare attenti a non far traballare di più la nave", ha dichiarato il tedesco Peer Steinbrueck. E il suo collega austriaco Christoph Matznetter: "L'Unione europea deve assumere una visione più larga".
Il caso tedesco ha un nome preciso: WestLB, banca commerciale della Renania Nord Westfalia, uno dei principali fornitori di servizi finanziari del paese e snodo di accesso ai mercati mondiali per sette banche regionali indipendenti, una specie di ‘banca centrale' delle casse di risparmio del Land. Travolta dalla crisi ‘subprime', gli azionisti pubblici (il Land, la banca Nrw, due associazioni di casse di risparmio regionali e due associazioni municipali) concessero una garanzia per 5 miliardi di euro. Bruxelles dette l'ok e ora sul tavolo c'è il piano di ristrutturazione. Siamo alle battute finali: l'8 ottobre la commissaria alla concorrenza Neelie Kroes deciderà se aprire o meno una inchiesta formale, ma ha già anticipato che così com'è il progetto non va bene, non funzionerà, la WestLB "agisce in modo irresponsabile con i soldi dei contribuenti" (dal 2002 ha incassato circa 12 miliardi di euro di sovvenzioni pubbliche).
Secondo Bruxelles deve ridurre drasticamente le attività estere e attuare tagli più pesanti.
L'attenzione dei ministri tedesco e austriaco, però, non riguarda solo singoli casi. Negli ultimi giorni si sono moltiplicati segnali che vanno in una sola direzione: il terremoto finanziario non rende necessarie nuove regole di supervisione dei gruppi finanziari e bancari verso una concentrazione delle responsabilità a livello paneuropeo, ma impone anche una sensibilità diversa della Commissione europea nel valutare i casi in cui gli aiuti di stato si rendono necessari per evitare guai peggiori. E' un argomento che trova sensibilissimi sia la Francia che l'Italia.
La Commissione europea ha ribattuto freddamente: applichiamo le norme sul settore bancario tenendo conto della necessità di assicurare la stabilità del sistema finanziario. Per la verità da quando è scoppiata la crisi ‘subprime' tutto si può dire tranne che Bruxelles non abbia fatto quanto dichiara, basti pensare al salvataggio e alla ristrutturazione della Sachsen, l'organismo centrale delle banche di risparmio della Sassonia anch'essa travolta dalla crisi di mutui americani, e alla Northern Rock britannica (nazionalizzata un anno fa). Da tempo però l'Antitrust è accusato con sempre maggior forza da diverse capitali (da Parigi e Roma come da Berlino e Madrid) di minare la competitività europea o di singoli ‘campioni' nazionali' applicando rigidamente le regole di concorrenza. Non è un caso che nel Trattato di Lisbona (tuttora nel cassetto) la concorrenza sia stata declassata da obiettivo dell'Unione a semplice strumento delle politiche europee con il risultato che l'intensità giuridica e politica della nozione antitrust, quale elemento fondante del mercato unico, ne risulterà fortemente indebolito.
Le premesse perché il cataclisma di queste settimane arroventi il tema ci sono tutte. Tanto per dire del clima: qualche giorno fa un altro ministro tedesco, il responsabile dell'economia Michael Glos, ha attaccato Bruxelles respingendo l'idea che il 60-75% dei fondi strutturali europei sia utilizzato per migliorare la competitività delle economie con particolare attenzione a ricerca e ‘venture capital' (strategia di Lisbona): "Consideriamo della massima importanza che la discrezionalità degli stati membri e delle regioni non sia indebitamente limitata", ha detto il ministro. E poi ci stupiamo che l'Europa politica batta la fiacca.


Antonio Pollio Salimbeni, esperto di economia internazionale, dal 2002 è corrispondente a Bruxelles per Il Sole 24 Ore Radiocor. Già inviato e corrispondente a Washington per l'Unità, ha vinto i premi giornalistici Saint Vincent 1997 e Lingotto 1999. Ha pubblicato "Il drago, Hong Kong, la Cina e l'Occidente alla vigilia del nuovo millennio" (con L.Tamburrino, Donzelli 1997), "Il grande mercato. Realtà e miti della globalizzazione" (Bruno Mondadori1999), "Lo sviluppo insostenibile" (con P.Greco, BrunoMondadori 2003).

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