di Antonio Pollio Salimbeni

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29 aprile 2009
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Banche: si riapre la partita sugli aiuti con l'Antitrust Ue
di Antonio Pollio Salimbeni (corrispondente da Bruxelles di Radiocor)*
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BRUXELLES - L'ultimo messaggio di una certa importanza è arrivato dal presidente della Bundesbank Akel Weber. Ha detto chiaro e tondo che la Commissione europea, in sostanza l'Antitrust guidato dalla coriacea olandese Neelie Kroes, rischia di bloccare l'integrazione finanziaria e il mercato unico spingendo le banche a concentrarsi sul mercato nazionale piuttosto che incoraggiare operazioni su scala paneuropea. Ciò a causa della rigidità nell'attuazione delle regole di concorrenza che impedisce di tenere conto dell'ampiezza e della durata dalla crisi finanziaria.

Weber ha dato il cambio al ministro tedesco delle finanze Peer Steinbrueck, sempre in prima fila nella critica alla defatiganti trattative imposte da Bruxelles sugli aiuti bancari, critica peraltro condivisa da Svezia, Francia e, con toni più felpati, anche Italia. Il fatto che sia scesa in campo la Bundesbank segnala che tra Berlino e Bruxelles è in corso un vero e proprio braccio di ferro. Bruciano diversi casi. Commerzbank, innanzitutto, la seconda banca tedesca per la quale lo stato prevede un intervento di 18,2 miliardi di euro (attualmente è sotto controllo pubblico un quarto del capitale più un'azione). Tra le misure per compensare l'intervento pubblico viene ventilata la cessione di attività in altri paesi europei. Poi c'è la BayernLB: dopo il via libera in dicembre del salvataggio (10 miliardi di nuovo capitale dal Land della Baviera più garanzie per 4,8 miliardi), da qualche settimana si sta discutendo della ristrutturazione: sul tavolo l'ipotesi di cedere filiali in Ungheria e nell'area della ex Jugoslavia. Ciò è necessario per compensare la distorsione temporanea delle condizioni di concorrenza causata dall'aiuto pubblico, ma avrebbe anche un effetto paradossale: si imporrebbe il ritiro da aree per le quali le stesse autorità europee segnalano la necessità di limitare la fuga di investitori e capitali. Poi la WestLB del Nord Reno Westfalia: dopo le garanzie pubbliche per 5 miliardi l'anno scorso è il momento della ristrutturazione e Bruxelles insisterebbe per definire una scadenza: vendita di tutta o parte della banca entro il 2011. Infine il caso Dexia sul quale l'Antitrust ha aperto una inchiesta formale l'8 aprile.
Da settimane Neelie Kroes ripete che sui piani di ristrutturazione delle banche sei mesi dopo i salvataggi statali la Commissione non avrà "le bende sugli occhi" e che devono essere imposti se del caso rimedi alle distorsioni della concorrenza attraverso riorganizzazione dei gruppi bancari e cessione di attività, e modelli di ‘business' per rendere gestibili banche che sono state travolte dalla crisi anche per loro responsabilità.

Sta di fatto, però, che attualmente non ci sono margini per soluzioni non consensuali tra Bruxelles e i governi. La crisi finanziaria non è finita e gli effetti sul sistema bancario non si sono ancora materializzati tutti. Finora le iniezioni di capitale fresco nelle banche eurozona eccedono le perdite dichiarate e i deprezzamenti: 190 miliardi di dollari contro 173 miliardi. Ma la partita degli asset tossici e deteriorati è aperta, non tutto il marcio è ancora emerso e la Bce indica che nei prossimi trimestri ci saranno ulteriori deprezzamenti. Il Fondo monetario calcola che le banche dell'eurozona hanno bisogno di capitali freschi per 725 miliardi di dollari per riportare il capitale delle banche al livello della metà degli anni '90 (al 6% del parametro Tce/ta). Per tornare ai livelli pre-crisi 375 miliardi.

All'Antitrust europeo hanno dichiarato aperta la fase 2: diversi governi hanno già inviato la richiesta di prolungare le misure di sostegno più o meno generalizzato oltre i primi sei mesi (dall'inizio della crisi sono stati decisi schemi di garanzia e salvataggio del valore totale di 3mila miliardi di euro). Nelle prossime settimane ne arriveranno altre giacché le autorizzazioni stanno via via scadendo. Per quanto Neelie Kroes abbia indurito i toni, a metà aprile ha approvato rapidamente la richiesta britannica di prorogare per altri sei mesi il piano sulle garanzie e le ricapitalizzazioni. Ciò non vuol dire che sulle ristrutturazioni dei singoli istituti il semaforo verde è assicurato nonostante la Commissione viva il suo momento di massima debolezza politica essendo ormai giunta alla scadenza del mandato.

(*) Antonio Pollio Salimbeni, esperto di economia internazionale, dal 2002 è corrispondente a Bruxelles per Il Sole 24 Ore Radiocor. Già inviato e corrispondente a Washington per l'Unità, ha vinto i premi giornalistici Saint Vincent 1997 e Lingotto 1999. Ha pubblicato "Il drago, Hong Kong, la Cina e l'Occidente alla vigilia del nuovo millennio" (con L.Tamburrino, Donzelli 1997), "Il grande mercato. Realtà e miti della globalizzazione" (Bruno Mondadori1999), "Lo sviluppo insostenibile" (con P.Greco, BrunoMondadori 2003).

29 aprile 2009
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