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27 GIUGNO 2008


Ue: Bruxelles sotto attacco e Barroso mastica amaro
di Antonio Pollio Salimbeni (corrispondente da Bruxelles di Radiocor)*
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Non è stato seguito Silvio Berlusconi nella sua recente filippica contro le esternazioni dei commissari europei rei – secondo il premier – di fornire all'opposizione argomenti per remare contro. I capi di stato e di governo, secondo quanto indicato dalla presidenza slovena della Ue, non hanno affidato mandati per definire un codice di comportamento del "buon commissario", guardiano del diritto europeo e riguardoso verso i governi in carica. Il premier lussemburghese Jean Claude Juncker (uno dei papabili per il posto di presidente permanente della Ue in futuro) ha assicurato che non è un argomento all'ordine del giorno. D'altra parte, il portoghese Josè Barroso, che presiede la Commissione europea, è stato molto secco: siamo indipendenti, non segretari alle dipendenze dei governi.

L'incidente sarebbe chiuso se non fosse che ha messo in luce due fatti. Il primo è che Berlusconi certamente è l'unico ad aver chiesto di mettere la sordina ai commissari europei. Le esternazioni fanno parte a tutti gli effetti del loro compito istituzionale di valutare o segnalare pubblicamente, se gli stati membri fanno orecchie da mercante, che si stanno decidendo scelte non compatibili con le regole da loro stessi approvate. Ma certamente il premier italiano non è il solo a essere allergico alla supervisione comunitaria e ad aver aperto le ostilità contro Bruxelles. Il secondo fatto è la debolezza della Commissione sotto la guida di Barroso.

Nello stesso giorno in cui Berlusconi se la prendeva con i commissari (ultimo episodio i forti dubbi del francese Barrot sull'aggravante di pena per gli immigrati), Nicolas Sarkozy accusava il commissario britannico Peter Mandelson di aver dato una mano al no irlandese al Trattato di Lisbona appoggiando nel negoziato commerciale mondiale la riduzione delle sovvenzione agricole in Europa. E' l'ultimo anello di una lunga catena di critiche radicali di Parigi a Bruxelles contro la (supposta) inflessibilità sugli aiuti di stato e nell'applicazione delle norme sulle fusioni, l'aperto sostegno della Commissione alla Bce sull'euro forte, le rampogne sulla finanza pubblica. Berlino difende sì l'euro forte e la coerenza fiscale, ma sulla salvaguardia dei ‘campioni nazionali' non è certo seconda a Parigi. Solo non fa fuoco e fiamme. Bruxelles boccia la nuova legge Volkswagen che conferma al Land della Bassa Sassonia il diritto a opporsi a una opa ostile? Benissimo, ci si rivedrà davanti alla Corte di Giustizia. Tra diversi anni.

Quanto a Barroso, raccoglie un po' quello che ha seminato. La "sua" Commissione passerà agli annali più per la "linea del libro bianco" (proporre solo quando si è certi che un accordo con i governi è possibile, limando quindi la proposta quasi sempre al ribasso), che non per le scelte anche dirompenti che pure sono state compiute (ad esempio le regole per i mercati dell'energia e delle tlc o la strategia sul cambiamento climatico o i tetti alle tariffe del "roaming" internazionale per le chiamate dei telefonini). Desideroso di aggiudicarsi troppo presto un nuovo mandato, il presidente della Commissione ha mantenuto fin dall'inizio un profilo politico molto basso. Ciò non ha aiutato a frenare la propensione dei governi ad accusare Bruxelles di ogni male (dalla perdita di competitività all'inflazione). E alla fine ha allargato il divario tra la dimensione legale (far rispettare le norme comunitarie, dalla concorrenza alla salute dei cittadini) e la dimensione politica dell'esecutivo, la capacità di mantenersi al centro della Ue, "essere il vettore delle politiche comunitarie, luogo insostituibile di coerenza", un ruolo ben sintetizzato nel rapporto su "Europa e mondializzazione" che il giurista ed economista Laurent Cohen-Tanugi ha scritto per il governo francese (1). Il quale, con i tempi che corrono, difficilmente ne terrà conto.
Intanto, il capogruppo del Ppe all'Europarlamento Joseph Daul ha avvertito: se al voto europeo vincerà il centrodestra Barroso "sarà candidato" alla Commissione, "ma forse ce ne saranno altri".

Antonio Pollio Salimbeni, esperto di economia internazionale, dal 2002 è corrispondente a Bruxelles per Il Sole 24 Ore Radiocor. Già inviato e corrispondente a Washington per l'Unità, ha vinto i premi giornalistici Saint Vincent 1997 e Lingotto 1999. Ha pubblicato "Il drago, Hong Kong, la Cina e l'Occidente alla vigilia del nuovo millennio" (con L.Tamburrino, Donzelli 1997), "Il grande mercato. Realtà e miti della globalizzazione" (Bruno Mondadori1999), "Lo sviluppo insostenibile" (con P.Greco, BrunoMondadori 2003).

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