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28 marzo 2008


Banche: nella Ue sotto pressione l'intero sistema di vigilanza
di Antonio Pollio Salimbeni *
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Una ventina di giorni fa nel corso di una conferenza alla London School of Economics a Londra un alto funzionario della banca centrale belga, Peter Praet, ha sintetizzato con poche parole una delle preoccupazioni fondamentali degli esperti in questo periodo: "Se una grande istituzione finanziaria europea dovesse trovarsi nei guai, i meccanismi istituzionali attualmente operanti potrebbero rivelarsi troppo deboli per gestire la situazione".
Siamo nel campo delle ipotesi. D'altra parte alcune banche di degno nome (dalla Svizzera alla Francia alla Germania al Regno Unito, dove è stata appena privatizzata la Northern Rock) sono state sì seriamente colpite dalla crisi subprime, ma non hanno prodotto vittime collaterali né messo a repentaglio la stabilità del sistema bancario grazie soprattutto al pronto intervento di governi e banche centrali che hanno agito come la Croce Rossa a suon di soldi pubblici (in Germania e nel Regno Unito).
Detto questo, il propagarsi di una crisi transfrontaliera in Europa resta uno dei rischi più temuti. Con un paradosso: i responsabili politici e tecnici stimano molto bassa la prababilità che si materializzi, ma se una crisi cross-border dovesse materializzarsi sono in molti a pensare che l'attuale sistema di supervisione non reggerà alla prova.
Così ha risposto recentemente il commissario al mercato interno Charlie McCreevy a chi gli chiedeva che cosa sarebbe successo se una grande banca dell'eurozona si fosse trovata nella situazione della Northern Rock: "Sarebbe il caos".
Nonostante la continua espansione di gruppi paneuropei, la supervisione bancaria in Europa è frantumata in 51 autorità nazionali diverse, almeno otto comitati a livello europeo, fondata su circa ottanta accordi bilaterali. La crisi ‘subprime' ha spinto i governi ad accelerare la revisione di tale sistema identificando i principi comuni per la gestione delle crisi, tra cui lo scambio costante di informazioni e il rispetto della dimensione ‘europea' della stabilità finanziaria nel mandato del supervisore nazionale. Sulla base delle decisioni dell'Ecofin, che saranno approfondite il 3 e il 4 aprile nella riunione informale in Slovenia, è però già chiaro che non sarà risolto il problema dei problemi: gli organismi che sorveglieranno da vicino i gruppi bancari cross-border non prenderanno decisioni vincolanti.
Ciò fa dire al capoeconomista di Deutsche Bank, Norbert Walter, che un quadro del genere "è improbabile si rivelerà sufficiente a gestire con efficacia una crisi" con effetti transfrontalieri. Una recente analisi pubblicata dalla Commissione europea nell'ambito della riflessione sui ‘dieci anni dell'euro', indica almeno tre clamorose debolezze del sistema: il diverso grado di copertura dei depositi; il comitato dei supervisori bancari europei "ha un semplice ruolo di monitoraggio senza responsabilità diretta della stabilità bancaria"; le intese tra le autorità di regolazione sullo scambio di informazioni in caso di crisi non sono "vincolanti". Una situazione "tanto più preoccupante visto che la concentrazione bancaria, delle politiche di prestito e di portafoglio delle istituzioni finanziarie più grandi hanno aumentato la loro esposizione ai rischi sistemici".
A remare contro, spiega il ‘paper' comunitario, sono le autorità di regolazione nazionale. In particolar modo le banche centrali dell'eurozona si vedrebbero ulteriormente indebolite da una gestione delle crisi a livello sovranazionale "dopo il trasferimento della politica monetaria alla Bce". Il momento non è particolarmente favorevole alle istituzioni europee, ma gli effetti di una mezza riforma della supervisione potrebbero essere molto più seri degli effetti di una scelta che limitasse la competenza dei supervisori nazionali alla dimensione, appunto, nazionale. E a questo punto, ci si può legittimamente chiedere se il superattivismo della Bce nel mercato monetario in questi mesi non sia dovuto anche alla (mai dichiarata) sfiducia sulla capacità dell'attuale sistema di supervisione a gestire una crisi sistemica.

Antonio Pollio Salimbeni, esperto di economia internazionale, dal 2002 è corrispondente a Bruxelles per Il Sole 24 Ore Radiocor. Già inviato e corrispondente a Washington per l'Unità, ha vinto i premi giornalistici Saint Vincent 1997 e Lingotto 1999. Ha pubblicato "Il drago, Hong Kong, la Cina e l'Occidente alla vigilia del nuovo millennio" (con L.Tamburrino, Donzelli 1997), "Il grande mercato. Realtà e miti della globalizzazione" (Bruno Mondadori1999), "Lo sviluppo insostenibile" (con P.Greco, BrunoMondadori 2003).

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