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30 MaGGiO 2008


Eurozona: i Governi rallentano la spinta. Bruxelles chiede più coordinamento
di Antonio Pollio Salimbeni (corrispondente da Bruxelles di Radiocor)*
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Italia e Portogallo nell'eurozona, Repubblica Ceca e Slovacchia tra i paesi che non fanno parte dell'unione monetaria (ma la Slovacchia entrerà il 1° gennaio 2009): ecco il quartetto europeo che si toglie dalle spalle l'onta di un deficit pubblico eccessivo, cioè superiore al 3% del prodotto lordo. Alle prese con la procedura comunitaria resta l'Ungheria, che non fa parte dell'eurozona e ha chiuso il 2007 con un deficit al 5,5%. E alle viste c'è solo l'apertura di una infrazione contro la Gran Bretagna che quest'anno ha un deficit stimato al 3,3%.

In tempi di crescita debole e soprattutto di emergenza inflazione, con un tale quadro di finanza pubblica non c'è che da rallegrarsi. Anche il commissario europeo agli affari economici Joaquin Almunia lo ha allegramente riconosciuto smettendo per un momento i panni del fustigatore. Ma è stato un attimo. Bruxelles non vuole mollare la pressione sui governi che, appunto in una fase di rallentamento economico, sono chi più chi meno tentati di rallentare l'aggiustamento di bilancio per arrivare tra qualche anno al pareggio. Di qui un duplice messaggio. Messo in sordina l'obiettivo di raggiungere il pareggio entro il 2010, bisogna fare di tutto per garantire ogni anno almeno un taglio strutturale (cioè al netto degli effetti del ciclo economico) del deficit/pil di 0,5%. E' il "dovere minimo" per tutti. Peccato che nessun paese attualmente in deficit tranne la Grecia prevede quest'anno una manovra di tale entità.
Di qui il secondo messaggio espresso con l'invio, per la prima volta, alla Francia della ‘raccomandazione preventiva' (policy advise, in inglese) con la quale Bruxelles chiede alla coppia Sarkozy-Fillon di non temporeggiare con le misure antideficit ed evitare di raggiungere quota 3% quest'anno e magari oltrepassarla l'anno prossimo.

Serviranno queste mosse? Circolano molti dubbi. Per quanto tutti riconoscano in teoria la necessità di migliorare il governo economico dell'eurozona, i passi in questa direzione sono lentissimi nonostante ciò comporti una paralisi di politica economica di scala europea.
Il 7 maggio la Commissione ha lanciato una proposta ambiziosa per estendere la "sorveglianza preventiva" dalle politiche di bilancio a tutte le decisioni nazionali che hanno un rilievo per la stabilità dell'eurozona: correzione degli squilibri macroeconomici, inflazione, integrazione finanziaria, mercato del lavoro. Sorveglianza sulla base del potere specifico della Commissione di lanciare "allarmi preventivi" (early warning) in caso di necessità.
Fredda la reazione dei governi. Silenziosi i francesi come i tedeschi, per i quali le cose vanno bene così come sono oggi, e silenziosi perfino i ‘piccoli' ortodossi del nord (Olanda, Belgio, Finlandia). Giulio Tremonti ancora non si è espresso.

Alle prese con le emergenze sociali dovute alla corsa dei prezzi dell'energia e dei beni alimentari, con sgravi fiscali in diversi paesi dalla copertura incerta, i governi temono che un salto di qualità nell'azione europea comporti un pericoloso spostamento di sovranità verso Bruxelles.
Eppure ciò che sta accadendo richiederebbe maggiore coraggio. Mai come in questo periodo gli choc economici sono asimmetrici il che rende più difficile (e più dolorosa per certi paesi) la politica monetaria unica: Spagna e Irlanda vanno verso una recessione da crisi immobiliare; le banche tedesche e francesi hanno registrato (insieme) oltre 35 miliardi di perdite, ma la crescita nei due paesi va piuttosto bene; perdite minime nelle banche italiane, ma l'economia è alla stagnazione; l'euro forte colpisce molto l'Irlanda, che esporta un quinto del prodotto interno, e pochissimo la Germania. Per non parlare dell'inflazione: in Spagna in maggio è al 4,7%, in Belgio è al 5,2%, nell'eurozona al 3,6%.

Antonio Pollio Salimbeni, esperto di economia internazionale, dal 2002 è corrispondente a Bruxelles per Il Sole 24 Ore Radiocor. Già inviato e corrispondente a Washington per l'Unità, ha vinto i premi giornalistici Saint Vincent 1997 e Lingotto 1999. Ha pubblicato "Il drago, Hong Kong, la Cina e l'Occidente alla vigilia del nuovo millennio" (con L.Tamburrino, Donzelli 1997), "Il grande mercato. Realtà e miti della globalizzazione" (Bruno Mondadori1999), "Lo sviluppo insostenibile" (con P.Greco, BrunoMondadori 2003).

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