Il Sole 24 Ore
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22 maggio 2006

"Doping" ai bilanci, Sensi e Cragnotti verso il rinvio a giudizio

M. Do.

Ridurre l'indebitamento di Roma e Lazio nei confronti del fisco con un imbellettamento dei bilanci attraverso procedure sospette, in particolare mediante consistenti plusvalenze totalmente fittizie, spesso ottenute con scambi di giocatori e con valutazioni reciproche assolutamente eccessive.
I pubblici ministeri romani Luca Palamara e Maria Cristina Palaia, sulla base degli accertamenti del nucleo provinciale di polizia tributaria della Guardia di finanza, hanno ricostruito le mosse contabili delle due società mettendo in luce un principio base: mentre le plusvalenze, cioè la differenza tra prezzo di vendita e prezzo di acquisto di un calciatore, venivano iscritte per intero nel conto economico con la conseguenza di un beneficio immediato per il bilancio in chiusura, il costo dei calciatori comprati veniva ripartito in più esercizi secondo la durata del contratto, con il metodo dell'ammortamento. Gli artifici contabili non incidevano, tuttavia, sulle iscrizioni ai campionati, ma consentivano alle società di non sborsare soldi freschi e di evitare la ricapitalizzazione, eludendo così l'articolo 2447 del codice civile.

Depositati gli atti dell’indagine, è ora molto probabile un rinvio a giudizio per falso in bilancio da parte dei magistrati per gli ex patron di Roma e Lazio, Franco Sensi e Sergio Cragnotti. Al centro della vicenda esaminata dai pm ci sono le operazioni collegate in particolare a due giocatori, Juan Sebastian Veron e Hidetoshi Nakata. Per quanto riguarda Veron, all'epoca dei fatti in forza alla Lazio, i pm contestano una mancata iscrizione a bilancio nell'esercizio 2001-2002 pari a circa 20 milioni di euro. Per quanto riguarda Nakata i magistrati contestano alla Roma la mancata iscrizione di una plusvalenza pari quasi a 14 milioni di euro.

L’indagine della procura capitolina – per la quale è stato richiesto il rinvio al giudizio anche dell’ ex amministratore delegato juventino Antonio Giraudo – ha preso le mosse negli anni scorsi da una denuncia dell'ex presidente del Bologna Giuseppe Gazzoni Frascara, il quale aveva segnalato – parlando di “doping amministrativo” - che alcuni club di serie A sarebbero ricorsi a trucchi di bilancio per aggiustare la propria situazione economica.

Per i pubblici ministeri romani i presunti artifici di bilancio effettuati da Lazio e Roma relativi alla stesura dei documenti contabili 2001-2002 avrebbero modificato sensibilmente lo stato economico delle due società. Nell’avviso di chiusura dell’inchiesta sulla Roma si fa riferimento ad operazioni di mercato riguardanti in tutto 22 giocatori e all'omessa indicazione di plusvalenze per circa 55 milioni di euro. Parallelamente al deposito degli atti, procedura che anticipa la richiesta di rinvio a giudizio, i magistrati hanno sollecitato l'archiviazione degli atti riguardanti i bilanci precedenti e successivi al periodo 2001-2002: per il periodo precedente al deposito degli atti vale infatti la riforma del reato di falso in bilancio (intervenuta prescrizione), per il periodo successivo è risolutivo il cosiddetto “decreto spalmadebiti”.

L’inchiesta sul doping amministrativo coinvolge, come atto dovuto (in seguito alle denunce di Gazzoni Frascara) anche Milan ed Inter: a finire sotto la rete degli investigatori sono i bilanci delle due società milanesi negli anni che andavano dal 1999 al 2003. I risultati della perizia potrebbero arrivare entro due mesi.

22 maggio 2006