Non c'è pace, tornano i fantasmi appena scacciati
di Dario Ceccarelli
Non è una bella giornata, questa di Gemona. Tira aria di sospetto, di smobilitazione, del ritorno di un fantasma, quello del doping, che come un virus ostinato spunta fuori appena pensi d'averla fatta franca.

E poi c'è una pesante stanchezza. Dopo giorni di fatiche ti guardi le cartine e ti accorgi che il peggio deve ancora arrivare. La Marmolada, il Pordoi e il passo di San Pellegrino, domani il Gavia, il Mortirolo e il passo dell'Aprica. Nomi da leggenda certo, ma farli in bicicletta non è come scriverli. Così ognuno ha i suoi pensieri. Ivan Basso, che ha un vantaggio cospicuo, deve però guardarsi da mille insidie. Un attimo di distrazione, una notte insonne, un panino tropo pesante. Gli altri, che inseguono, sono più stanchi di lui. Ma devono andare avanti. Sperando di non farsi male e di chiudere il più dignitosamente possibile questa corsa al massacro che noi chiamiamo un Giro "spettacolare".

Dalle Spagna arrivano notizie sinistre. E non tutte controllabili. Per esempio che ci sarebbe anche Jan Ullrich tra i 200 corridori clienti di Eufemiano Fuentes il medico sportivo arrestato con il direttore sportivo della Liberty Seguros, Manolo Saiz, per l'inchiesta scattata a Madrid.

Così, tra un sospetto e l'altro, si naviga a vista. Paradossale la situazione di Marino Le Jareta che qui al Giro dirige la squadra spagnola rimasta senza sponsor dopo la notizia della retata. «Vado avanti - dice Le Jarreta - ma senza saper nulla. Mio compito è portare la squadra fino a Milano, poi si vedrà». Sospesi nel nulla, con la paura delle solite scene: perquisizioni, blitz negli alberghi, fuga dalle finestre. Un incubo che non finisce mai.

E poi il danno economico. Una squadra senza sponsor significa che chiude. Vuol dire per esempio che Ivan Basso, al Tour de France, avrà un avversario in meno perchè Alexandre Vinokourov, sarebbe stato sulle strade francesi il leader della squadra spagnola.

Non c'è pace, insomma. Procuratori senza scrupoli, sangue congelato, medici compiacenti. Un film già visto che ogni anno torna sugli schermi cambiando solo gli attori. Peccato perchè poi c'è quell'altro ciclismo, quello dei tipi come Marzio Bruseghin, 31 anni, corridore di buona volontà che si sfanga la sua fatica quotidiana senza rompere le scatole a nessuno. Al traguardo di Gemona si vede sfuggire il sogno di una vittoria. La insegue da anni, ma come un miraggio gli sguscia di mano quando la sta per afferrare. È la terza volta che gli succede. Questa volta per colpa di Schumacher, quello che si chiama come il pilota di Formula Uno. Ma Bruseghin, tranquillo, dice che ci riproverà. Testardo come un asino, dice di se stesso, prendendosi in giro perchè di asini, nella sua casa di Vittorio Veneto, ne conta ben 14. Marzio ha anche un cane, e una civetta che svolazza tra le le viti di Prosecco. Quando torna a casa, anche se non lo dice a nessuno, si farà lo stesso un bel bicchiere.

25 maggio 2006